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Autore Discussione: Il Pd: è tutta colpa del governo. Pressing di Marini su Bonanni  (Letto 2604 volte)
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« inserito:: Novembre 13, 2008, 02:53:32 pm »

Il Pd: è tutta colpa del governo. Pressing di Marini su Bonanni


È allarme rosso nel Pd per l'unità sindacale: dopo l'invito separato di Silvio Berlusconi, martedì sera, a Cisl e Uil e le spaccature tra Cgil e Cisl, lo spettro di una frattura definitiva tra il sindacato bianco e quello rosso non è mai stato così vicino. Quello che tutto il Pd teme, da Walter Veltroni a Massimo D'Alema fino ai popolari di Franco Marini, è che si arrivi a quel bipolarismo sociale a cui secondo il Pd il governo mira. E per evitare questo scenario è partito il pressing degli ex popolari su Raffaele Bonanni.

Tutto il Pd è furioso con il governo. «Sono totalmente irresponsabili - tuona Pierluigi Bersani - se si deve discutere un pacchetto anticrisi si invitano tutti, poi chi vuole andare va. Un governo che punta a dividere, accende dei fuochi in una situazione già tesa». «Da ministro - ricorda Cesare Damiano - ho sempre lavorato all'unità sindacale. Pensare che il successo della trattativa si fondi sulla divisione, è pericoloso, specie in un momento di crisi che richiede l'unità del Paese».

Sulla stessa lunghezza d'onda Pierpaolo Baretta, ex numero due della Cisl: «Questo è uno dei momenti più delicati della storia sindacale, è una delle divisioni più profonde che si sono vissute; questo deve preoccupare noi e pure i sindacati».

Baretta auspica un «passo indietro della politica», e che «il governo non voglia utilizzare le divisioni sindacali. Sarebbe un danno gravissimo per il Paese puntare al bipolarismo sociale».

Il problema è che il governo Berlusconi punta proprio a questo scenario, e lo si è visto nella vicenda Alitalia, come ha sottolineato ai suoi Veltroni. Anche Massimo Calearo, che viene da una cultura diversa dagli ex Ds o dagli ex popolari, critica il governo che «non deve spaccare, ma cercare di coinvolgere tutti: poi ogni sindacato è libero di accettare».

Il problema, ora, è il che fare. Come evitare una radicalizzazione delle posizioni delle sigle confederali. Parte degli ex popolari rimprovera a Guglielmo Epifani un eccesso di massimalismo. «La Cgil - dice Beppe Fioroni - deve capire che la storia e il mondo sono cambiati; non può fare come quelli che resistevano a Galilei dicendo che è il sole che
gira attorno alla terra. Certi massimalismi non vanno più bene». E Sergio D'Antoni, ex segretario generale della Cisl, è critico per la proclamazione dello sciopero generale da parte della Cgil: «Un conto è la dialettica, un conto un atto unilaterale che spacca i lavoratori».
Ma proprio tra gli ex popolari e soprattutto negli ex cislini, da Marini a D'Antoni, da Baretta a Luigi Cocilovo, e anche in altri esponenti come Pierluigi Castagnetti o Rosy Bindi, le riserve riguardano piuttosto la tenuta di Bonanni.

Negli ultimi passaggi, vedi le vicenda Alitalia o scuola, Epifani non ha peccato di massimalismo, dicono. Per esempio con Cai ha firmato anche lui e semmai è riuscito a strappare a Colaninno, qualcosa che Bonanni e Angeletti non avevano ottenuto firmando subito. E ora se Bonanni su scuola e università frena troppo, rischia di non rappresentare la base Cisl, che è più vicina alle posizioni di Epifani.

Di qui il pressing sull«'amico Raffaele». Il mondo del lavoro, è il ragionamento che gli viene fatto, oggi è in contrapposizione al governo, non solo nella scuola, ma anche nel pubblico impiego, e altri comparti. Se Bonanni sposa troppo le posizioni del governo, ci sarà una crisi della rappresentanza nella Cisl, con gli iscritti che si disperderanno tra Cgil e nuove sigle autonome che nasceranno. Altro che unità sindacale. Il mondo cattolico sarà marginale non solo in politica ma anche tra le organizzazioni dei lavoratori.

 
     
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