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« inserito:: Ottobre 08, 2008, 05:50:52 pm » |
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L’intervista
Feltri: Silvio mandi in tv Capezzone
Il direttore di «Libero»: Di Pietro è un fuoriclasse.
Sì alla Meloni e Maroni, no a Matteoli: è troppo pacioso
ROMA —Vittorio Feltri, senta: lei non solo è il direttore di Libero, ma è anche un assiduo ospite di quei talk-show che Silvio Berlusconi sconsiglia di frequentare e che... «No, piano: io mi presento solo da Mentana a Matrix e da Vespa a Porta a Porta. Da Santoro ad Annozero e da Floris a Ballarò, anche se mi invitano sempre, no, non vado e non andrò ».
Perché? «Per le stesse ragioni che, credo, quei due programmi non piacciono a Berlusconi».
Allora è vero: al Cavaliere proprio non piacciono... «Lo infastidiscono».
Cosa c’è che non funziona lì? «C’è che Santoro e Floris, molto bravi entrambi, sia chiaro, costruiscono le serate con una strategia meticolosa, le pianificano, sanno cosa accadrà minuto dopo minuto, c’è un canovaccio preciso, c’è un teorema fazioso...».
Fazioso? «Di solito fazioso da dimostrare e così, per riuscire nell’operazione giornalistica, che fanno?».
Che fanno? «Invitano quattro esponenti dell’opposizione, di solito tipi agguerriti, e due esponenti del governo che, dopo pochi minuti, sono inevitabilmente schiacciati».
In compenso, Maurizio Gasparri sostiene di aver stracciato Di Pietro e la Bindi a Porta a Porta. «Cosa? No, guardi: sono loro che hanno stracciato lui».
Lei dice? «Mediaticamente, è stato un massacro. Con Di Pietro, in tivù un fuoriclasse, in gran forma. Gasparri, che pure un discorsino compiuto è comunque in grado di farlo, non è riuscito a finire un ragionamento».
Quindi Berlusconi, dal suo punto di vista, ha ragione: meglio evitarli tutti, i talk-show. «Guardi, il punto è uno: io, fossi in Berlusconi, continuerei a coprirli certi salotti televisivi, facendo però bene attenzione a un dettaglio decisivo ».
Sarebbe? «Quelli dell’opposizione, come tutti quelli che perdono di brutto, sono colti da improvvisa grinta».
Perciò? «La scelta di chi mandare in campo diventa fondamentale».
Lei chi schiererebbe? «Intanto, il più bravo di tutti, che però, misteriosamente, non fanno parlare mai».
Sarebbe? «Daniele Capezzone. Ha studiato dai radicali ed è un talento straordinario, davanti alle telecamere».
Poi? «Maroni. Non avrà un purissimo accento senese, ma dà sempre l’idea di essere preparato».
La Russa? «Mah, sì...».
Meglio Tremonti? «Decisamente. E meglio anche Fini o Sacconi: disinvolti, mai in ansia. Solo che hanno impegni istituzionali, e puoi chiamarli raramente».
Brunetta, però, spesso va. «Sì, Brunetta può funzionare... ma allora meglio, non so, la Giorgia Meloni ».
Rapida, sicura. «Sa un’altra così chi è? La Ravetto... non so se ce l’ha presente...».
Capelli a caschetto biondi, tailleur, tacchi, avvocato, da Pavia. «Ecco, sì... peccato che Bonaiuti la mandi solo ai programmi del pomeriggio ».
Bonaiuti? «È lui, no? che decide chi va e chi non va...».
È andata anche la Carfagna. «Credevo fosse solo una mannequin... e invece da Vespa ho visto che sugli argomenti che tratta, in questo caso le prostitute, dimostra una certa preparazione...».
Anche la Prestigiacomo, in televisione, funziona. «Con quell’accento siciliano?».
Consiglio finale a Berlusconi: dei suoi chi è che in televisione proprio non deve andare? «Altero Matteoli. Con quell’aria paciosa, quello sguardo...».
Fabrizio Roncone 08 ottobre 2008
da corriere.it
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