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« inserito:: Settembre 21, 2008, 12:01:35 am » |
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Come un Casinò
Loretta Napoleoni
I mercati sono tutti in ripresa dopo la proposta della Riserva Federale e del Tesoro americano di creare un fondo di governo dove confluiranno tutti i debiti delle banche. I mercati gioiscono perché a pagare per i loro errori sarà il contribuente, già vessato dal debito di Bearn Stearns, di Fannie Mae e Freddie Mac e da quello di AIG. Poco importa che le riserve dei paesi industrializzati come gli USA ed il Regno Unito sono scese sotto quelle del Brasile e della Polonia.
Il rischio non è più la bancarotta delle banche ma l’abbassamento della valutazione creditizia di questi paesi ai livelli di quelli in via di sviluppo. La decisione, simile a quella presa dalla Turchia alcuni anni fa durante la crisi finanziaria della lira turca, è storica. Da anni le piazze affari assomigliano alle sale illuminate a giorno dei più grandi casinò. Il mercato gioca contro il banco, il sistema capitalista occidentale, e questa volta il banco per evitare che si smetta di giocare si è addossato le perdite dei grossi giocatori. Da troppo tempo, si perde, si rilancia, indebitandosi eccessivamente. Così, società rispettabili, come la Lehman Borthers, falliscono nottetempo a causa della voragine che l’azzardo ha scavato nelle loro finanze. Contro ogni dollaro di beni in portafoglio la banca ne aveva presi in prestito trenta. Come è possibile? Le società di rating, il cui compito è di valutare la liquidità dei giocatori, non hanno fatto il loro lavoro. Non si sono accorte che nei bilanci il dare era mascherato in avere grazie all’uso dei derivati, gli effetti speciali della finanza creativa. Così, si sono concesse preziose fiche a chi non aveva soldi per acquistarle. In realtà sono i proprietari del casinò, le autorità monetarie occidentali, che hanno delegato il controllo di chi era ammesso in sala ad altri giocatori, le società di rating. Ma quei banchieri erano cosi eleganti e arrivavano in elicottero o in jet privato con al seguito servitori e signore ingioiellate, sembravano tanto rispettabili! Chi poteva immaginare che il loro impero finanziario fosse costruito sui debiti?
Adesso che si gioca a carte scoperte la paura è di giocare a monopoli, di avere in mano solo pezzi di plastica, che alla fine della serata non si potranno trasformare in denaro contante. Alcuni giocatori, in particolare, sono presi di mira: da dove escono tutti i soldi che hanno giocato e perso negli ultimi mesi? Questa la domanda che da qualche giorno serpeggia nella sala. Merryl Lynch e Morgan Stanley, le grandi banche d’investimento statunitensi, indebitatissime, corrono subito ai ripari: la prima svende tutto il patrimonio alla Bank of America, la seconda tratta con Wachovia e con i fondi sovrani cinesi, anche loro seduti intorno allo stesso tavolo verde. Il problema e’ dunque la fiducia, quando questa scema il sistema si ferma ed i casino’ falliscono. E per paura che la sala si svuoti che il Tesoro Americano nazionalizza Fannie Mae e Freddi Mac, e il debito pubblico schizza al 40% del PIL americano. E’ sempre il timore di ritrovarsi con i tavoli verdi vuoti che spinge la Federal Reserve ad acquistare per 85 miliardi di dollari la AIG, gigante mondiale delle assicurazioni, anch’essa sull’orlo del fallimento. Ma neppure questo gesto rassicura i clienti.
Dopo la caduta di Lehman, la liquidità sul mercato monetario interbancario, dove le banche prendono in prestito i soldi tra di loro per sanare gli squilibri di cassa giornalieri, e’ praticamente scomparsa. Nessun giocatore vuole scambiare con gli altri fiche contro contante e se lo fanno vogliono tassi interbancari astronomici. E’ a questo punto che giovedi’ le banche centrali occidentali, i soci del casino’, aprono i portafogli e danno fondo alle riserve bancarie. 180 miliardi di dollari scendono a cascata sulla sala. Ma non basta, ed alcuni governi modificano le regole del gioco. Niente piu’ short trading, le scommesse sulla caduta del valore azionario di societa’ quotate in borsa attraverso il prestito di azioni tra operatori finanziari. Insomma, contare le carte non e’ piu’ ammesso, almeno per qualche mese! Il gioco riprende solo quando il governo americano accetta di addossarsi il debito delle banche, ma per chi ha l’occhio lungo siamo ancora lontani dalla ripresa dell’attivita’ finanziaria. Chi finanziera’ l’acquisto di questa zavorra finanziaria? Con le riserve bancarie prosciugate dove troveranno gli 800 miliardi di dollari necessari, a detta del Tesoro, per sanare i buchi nei bilanci delle banche, o i 400 miliardi richiesti per mantenere in vita il mercato interbancario dove e’ parcheggiata piu’ della meta’ di depositi statunitensi? Il pericolo e’ che il sistema capitalista occidentale non abbia il contante necessario, che il banco insomma vada fallito. Negli anni trenta la Germania, strangolata dai pagamenti delle riparazioni di guerra, una volta esaurite le riserve inizio’ a stampare carta moneta. Sappiamo bene come ando’ a finire, l’inflazione galoppante apri’ le porte all’ascesa del nazismo.
L’ironia e’ che nel mondo c’e’ abbastanza liquidita’ per salvare il sistema, ma questa e’ confluita nei fondi sovrani, si tratta di quasi 5,000 miliardi di dollari. Chi la possiede e’ rimasto saggiamente fuori dal marcato, a parte la China in trattativa con Morgan Stanley, nessun fondo sovrano si e’ fatto avanti per acquistare a prezzi stracciati un posto ai tavoli verdi di Wall Street o della City di Londra. L’assenza dei fondi arabi non e’ pero’ legata alla proibizione del Profeta del gioco d’azzardo, piuttosto e’ un segnale che e’ presto per stappare le bottiglie di champagne, dietro l’angolo ci potrebbe essere una crisi ancora più seria di quella attuale.
Pubblicato il: 20.09.08 Modificato il: 20.09.08 alle ore 8.17 © l'Unità.
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