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Autore Discussione: Paolo Leon. Il caos calmo della caduta  (Letto 2246 volte)
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« inserito:: Ottobre 09, 2008, 12:14:17 am »

Il caos calmo della caduta

Paolo Leon


Il momento è tutto fuorché calmo, ed è certo che l’economia è nel caos. Mi è venuto in mente che il protagonista del film «Caos calmo», placa il proprio dolore facendo continuamente liste di cose che stimolano i suoi ricordi. Vorrei fare lo stesso, per tutti i lunghi anni che ci separano da quando il presidente Reagan e la signora Thatcher hanno scatenato la furia liberista e creato le condizioni per l’incertezza - e oggi la paura - che ci circonda. Ecco la lista.

1. I premi Nobel liberisti, che l’Accademia Svedese ha premiato in quantità sovrabbondante, soprattutto dal 1986.

A partire da Buchanan, un grande pensatore, ma anche il vero precursore della destra anarcoide. Poi, declinando, Markowitz, Miller e Sharpe, Coase (un genio, ma un puro ideologo della proprietà privata), Gary Backer e Robert Lucas (altri ideologi anti Stato), Merton e Scholes, Mundell, Kydland e Prescott, Phelps, Hurwicz. Non conto i Nobel che fondano la loro ricerca sul modello di equilibrio economico generale, per i quali se la realtà è diversa dal modello, tanto peggio per la realtà. Non cito Friedman, anche se riteneva che la moneta fosse un velo e che Keynes avesse sbagliato tutto, perché non poteva prevedere la distorsione successiva del proprio pensiero.

2. La Fed di Volker e, più tardi, di Greenspan, che se è stata sempre molto più interventista delle banche europee, tuttavia non ha fatto nulla per vigilare sui comportamenti nei mercati finanziari e nel mondo bancario. È bene non dimenticare, in questa lista, le banche centrali europee, che si sono fatte dare completa autonomia dai rispettivi ministri dell’economia (ma non gli inglesi, né i francesi) nei primi anni ‘80, per poi affidarsi ciecamente ai meccanismi di un mercato che avrebbero dovuto regolare. Che dire della Banca Centrale Europea? questa si protegge invocando il proprio ruolo di difensore della stabilità monetaria, ma che non guarda, né ascolta, né dice alcunché sulle conseguenze della propria ignavia economica.

3. I sostenitori del Washington consensus, a cominciare dal Fondo Monetario Internazionale, e in particolare i suoi economisti che, finiti i danni inferti alle istituzioni internazionali, sono passati alle società di investimento come la Goldman Sachs (ma non sono stati né gli unici né i peggiori).

4. I regolatori antitrust, che hanno lasciato crescere i giganti bancari e finanziari, e hanno dimenticato di applicare la disciplina antimonopolistica alla globalizzazione dei capitali.

5. I regolatori dei mercati dei capitali, a cominciare dalla Sec americana, e non dimenticando la nostra Consob, che hanno “lasciato fare” a chi ha costruito e distribuito prodotti finanziari “tossici”.

6. Le agenzie di rating, il cui intenso e oscuro conflitto di interessi ha contributo alla perdita di capacità di controllo dei regolatori pubblici.

7. I direttori generali dei ministeri economici, in Italia, ma anche in Francia, Germania e Inghilterra, che obbedienti alla saggezza convenzionale, hanno favorito ogni sorta di liberalizzazioni e di cartolarizzazioni, perdendo capacità e poteri in materia di controlli.

8. I diretti responsabili del disordine: le società finanziarie, le banche, gli intermediari. Un mondo di irresponsabili, non assistito da una morale professionale, che ha ingigantito la speculazione al rialzo prima e quella al ribasso poi.

Si potrebbe continuare a lungo, ma viene un dubbio: se tutti sono colpevoli - di omissione, di ignoranza, di opportunismo, di avidità - nessuno è colpevole? Penso che finirà così, ma almeno questo dovrebbe essere indubbio: nessuno che si trovi in questa lista può rappresentare il nuovo che dovrà emergere quando la tempesta si placherà.


Pubblicato il: 08.10.08
Modificato il: 08.10.08 alle ore 8.16   
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