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Autore Discussione: L'inchiesta di Montesilvano «I politici imponevano, noi obbedivamo»  (Letto 3437 volte)
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« inserito:: Luglio 17, 2007, 12:24:34 pm »

L'inchiesta di Montesilvano «I politici imponevano, noi obbedivamo»

Gian Paolo Coppola


La difesa dei costruttori. Vallescura: «Tangenti? No, semplice evasione fiscale»

MONTESILVANO. La politica imponeva, il mattone eseguiva. Niente tangenti, ma pagamenti regolarmente stabiliti da una delibera di giunta. Versamenti in nero, tutt'al più. E c'è chi tira in ballo il Comune di Pescara. Eccola, in sintesi, la difesa di costruttori ed ex amministratori. Gli arrestati di Ciclone 2, in cella per corruzione, tentano di scardinare l'accusa di associazione per delinquere e chiedono di uscire subito dal carcere. Lo fanno dopo interrogatori fiume che impegnano il gip Luca De Ninis per 5 ore.
 E che proseguiranno stamane alle 11 con l'imprenditore ed ex capogruppo della Margherita in consiglio Vladimiro Lotorio, l'ultimo a parlare dopo l'ex assessore ai lavori pubblici Attilio Vallescura, geometra, e il costruttore Pino Di Pietro.

DI PIETRO. E' il vicepresidente della Camera di Commercio a picconare per primo la tesi del partito del cemento: «C'era una delibera di giunta del 2001 che stabiliva che i pagamenti potessere essere effettuati direttamente dalle imprese ai tecnici comunali. Mica ho partecipato io alla delibera. Ho solo subìto questo provvedimento». E' la stessa difesa che adottò l'ex dirigente comunale Rolando Canale all'epoca del primo arresto, per giustificare i 197mila euro presi dall'imprenditore della Green Service Bruno Chiulli.

LE PARCELLE. «Ho pagato parcelle, non tangenti. E ho versato gli oneri dovuti oppure ho realizzato le opere pubbliche», ha aggiunto il costruttore, che avrebbe operato per conto della Cdc costruzioni e della Prisma costruzioni. Il riferimento è alla ristrutturazione di Palazzo Baldoni. Ma per gli inquirenti lo stesso Di Pietro in un'intercettazione del settembre 2006 dice: «Poi c'è stata una riduzione che lui (Canale o l'altro ex dirigente comunale Vincenzo Cirone, ndr) mi ha agevolato». Il suo legale, Alfonso Vasile, scarica tutto sui politici e manda un messaggio preciso: «Non ha senso parlare di un'organizzazione. Il problema è che ci sono state delle scelte a monte e che alcune imprese spesso hanno dovuto subire».

VALLESCURA. Lo dice in un'intercettazione ambientale nel suo ufficio, lo ripete davanti al gip. «Ho preso soldi, è vero, ma non erano tangenti, bensì denaro in nero. Ecco perché io e mio fratello Fabrizio (indagato, ndr) avevamo aperto conti in banche di San Marino». Vallescura, assistito da Antonio Giansante, confessa una semplice evasione fiscale: «Curo moltissime pratiche nel mio studio di geometra, ho rapporti con tutti i costruttori e in particolare con Enio Chiavaroli (finito anche lui in carcere e definito nell'ordinanza "il suo protetto", ndr). Ho preso soldi in nero perché i costruttori non vogliono le fatture. Villa Delfico? Abbiamo pensato di dividere in quattro la cubatura edificabile perché interessava a più imprenditori, ma Chiavaroli non voleva Lotorio».

LA MAZZETTA. La procura accusa Vallescura di avere intascato una mazzetta di 6.200 euro sulla ristrutturazione del Palaroma dopo la nevicata del gennaio 2005. Ma per la difesa è un'altra parcella. «C'era l'esigenza del consiglio comunale di sistemare l'impianto, per cui l'ingegner Mario Loco (indagato, ndr) incaricato di curare l'attuazione del Pint che prevedeva anche opere pubbliche si era rivolto al mio studio per effettuare determinati rilievi», spiega l'ex assessore che non nega l'incompatibilità con il suo ruolo di politico.
 Si legge sull'ordinanza: «Vallescura non è nuovo a simile confusione dei ruoli di pubblico ufficiale controllore e privato controllato». Lo dimostrerebbe una conversazione del 3 luglio 2006 nella quale lamenta che un suo cliente, in un ricorso al giudice civile, «abbia fatto esplicito riferimento a lui», scrive il gip, «quale consulente privato per la proposta di un accordo di programma». L'ex assessore dice: «Se dovesse succedere il casino e chiamano voi, dovete smentire categoricamente. Questi non si rendono conto che c...sta scritto là sopra, questi mi fanno andare in galera. Ti viene in mente che quando Zaccagnini (il giudice, ndr) legge le carte, gli viene in mente: "Guarda questo, sta a tutte e due le parti". Prende le carte e le manda alla parte penale».

LOTORIO. «Non ho mai sfruttato il mio duplice ruolo di politico e imprenditore edile. Non ho mai partecipato alle delibere in cui, per la mia carica pubblica, potesse esserci un interesse». Lotorio, difeso dall'avvocato Giancarlo De Marco, mette le mani avanti. Accusato di essere stato promotore della delibera che modificava le regole sui costi di costruzione, trasformandole in norme più favorevoli agli imprenditori, ha spiegato di essersi rifatto a una procedura già adottata dal Comune di Pescara. Oggi nuovo faccia a faccia con il giudice.

(17 luglio 2007)

da espresso.repubblica.it
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