«Una brutta legge. La Camera cambierà il ddl sul fine vita»
di Maria Zegarelli
Il suo dialogo umano e intellettuale con Benedetto XVI è costante, non c’è bisogno di intermediazione alcuna. Con l’attuale Papa nel 2004 ha scritto un libro “Senza radici”. La sua filosofia di vita, che suggerisce a tutti, arriva direttamente da Pascal e Kant. «Vivere come se Dio esistesse». Giovedì il suo discorso a Palazzo Madama ha lasciato il segno nella maggioranza. Probabilmente perché nessuno si aspettava che Marcello Pera facesse quell’intervento così netto contro il ddl sul testamento biologico. «Dopo quel voto l’Aula era sotto choc perché moltissimi sapevano di aver votato una brutta legge. Adesso, con freddezza, è il caso di ripensare con calma alle modifiche da apportare» - commenta con gentilezza e determinazione al telefono.
Un testo così brutto votato però da tutto il Pdl. Perché è andata così, allora?
«Le mie posizioni sono note: sono contrario alle dichiarazioni anticipate di trattamento. Forse sarebbe andata diversamente se Ignazio Marino e Umberto Veronesi non avessero presentato quei testi così eccessivi. Hanno fatto più danni della grandine, compattando i pasdaran di casa mia che si sono fatti condizionare. Sarebbero bastati due soli articoli».
Due articoli con quali contenuti?
«Articolo 1: vietata l’eutanasia, anche se non è semplice definire cosa sia eutanasia. Articolo 2: vietato l’accanimento terapeutico. Chi sarebbe stato contrario?».
Lei dice che se non ci fossero state posizioni così distanti si sarebbe fatto un lavoro migliore. Ma Marino e Veronesi avevano accettato il confronto e la mediazione. Le chiedo: se non ci fosse stata la lettera di Berlusconi ai senatori Pdl sarebbe andata diversamente?
«Penso che se ci fosse stato più coinvolgimento, se anche io avessi preso la parola più spesso, forse anche altri si sarebbero convinti dell’errore che si stava commettendo».
Perché lei non è intervenuto più volte? L’altro giorno è stato applaudito in maniera bipartisan...
«Perché non ho alcuna responsabilità nel partito, anche se fin dall’inizio ho cercato di far capire che non potevamo andare avanti in quel modo. Già durante il caso di Eluana Englaro intervenni, fui molto applaudito, ma non servì a nulla».
Quanto ha pesato l’appello del cardinal Bagnasco a fare questa legge e a farla subito?
«Gli appelli delle gerarchie ecclesiastiche hanno avuto influenza sia da una parte che dall’altra. È un problema di questo sistema politico, che è fragile, che tende a compiacere voci autorevoli esterne alla politica. L’altra sera in Senato ho visto cattolici del Pd che hanno votato «no» con grande fatica».
Il Pdl nasce oggi come partito liberale. Sicuri di aver avuto un approccio liberale al tema del testamento biologico?
«Non credo che sia determinante per la nascita del partito quello che è successo in Senato anche perché sono sicuro che questa legge avrà un iter lunghissimo, tanto quanto quello della legge 40 sulla Fecondazione assistita. Alla Camera verrà modificato, le opinioni sono così discordanti in ogni famiglia politica che non è possibile immaginare che fili tutto liscio come l’olio. Quello di giovedì è stato un voto provvisorio, da oggi tutti ripenseranno con maggiore freddezza a quello che è successo e a quello che è meglio accada in futuro. Sono stati in tanti, dopo il mio intervento, a dirmi che non erano convinti del loro voto».
Fini sostiene una libertà di coscienza vera. È in questo che vede una possibilità?
«Penso che la Camera farà una revisione profonda, mi dispiacerebbe molto se dovessimo assistere anche lì allo stesso spettacolo che si è verificato in Senato».
Lei è un laico. Lo è stato anche il legislatore nel suo complesso?
«Io mi considero un laico cristiano. Voglio evitare che i principi religiosi siano fatti valere per legge, tanto più quando non si sa come scriverli».
Non stiamo di fronte ad un «ticket» versato Oltretevere per poter procedere tranquilli su altri fronti, come sulla sicurezza?
«Non ci vedo questo fine. Penso, invece, che il Pdl ha fatto il tentativo di discutere una legge bioetica, ma l’ha fatto fortemente condizionato dal caso Englaro. Tutta la discussione che c’è stata con il decreto prima, con la mozione poi, non si è mai allontanata da quel caso, tanto è vero che si è scritto esplicitamente che è vietato sospendere alimentazione e idratazione artificiale. Dato che è il primo tentativo che ha fatto, spero che ora si conceda una pausa di riflessione e poi modifichi il testo».
Perché il premier si è sbilanciato così apertamente su un tema come questo?
«Aveva già detto la sua durante la fase finale della vita di Eluana. Era stato choccato, anche emotivamente, da quella ragazza. Ma devo riconoscere che nel Pdl c’è libertà di coscienza su questi temi».
Non si direbbe: nove distinguo...
«Elogio chi si è alzato per dire il suo “no”. Negli altri c’è stato molto conformismo, nel Pdl come nel Pd».
mzegarelli@unita.it28 marzo 2009
da unita.it