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« Risposta #1 inserito:: Agosto 23, 2008, 11:40:41 pm » |
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23/8/2008 Se l'imputata è la sinistra MATTIA FELTRI La notizia, non del tutto inattesa, è che l’Associazione nazionale dei magistrati ce l’ha con la sinistra. Il segretario del sindacato unico, Giuseppe Cascini, giovedì ha sfiorato l’accusa di neofascismo al governo di Silvio Berlusconi, e ha parlato con franchezza di «modello autoritario», quello cui si punterebbe con la riforma della giustizia. La storia degli ultimi tre lustri insegna che gli attriti fra il potere giudiziario e quello esecutivo sono prassi, e specialmente se il potere esecutivo è detenuto dalla destra; nel caso, liberi tutti: non c’è appellativo negato a una parte e all’altra. La rissa è scontata, e infatti ha eccitato parzialmente la politica e i commentatori.
Il sugo della filippica di Cascini sta altrove: «Nella sinistra c’è chi, in malafede, non vuole giudici indipendenti. Noi non conosciamo l’opinione della sinistra, quantomeno delle forze maggiori, del Pd, su quanto sta annunciando il governo». Un’offensiva di rara cattiveria, e il Pd pare averla subita. Il ministro ombra della Giustizia, Lanfranco Tenaglia, si è messo a dibattere su un tema fumoso, il richiamo di Berlusconi a Giovanni Falcone. Il capo dei senatori democratici, Anna Finocchiaro, come al solito concreta, ha capito perfettamente dove si andava a parare, e si è chiesta per quale ragione il premier insistesse a dichiarare il Pd suddito dei giustizialisti «proprio mentre Veltroni e il Pd sono oggetto di polemica con l’accusa di eccesso di dialogo».
Il punto infatti è questo: il Pdl vuole riformare la giustizia, il Pd vuole ragionarci sopra e l’Anm (con Antonio Di Pietro) vuole bloccare tutto. Qualcuno ha già ricordato (Gianluigi Paragone su Libero) la Bicamerale di oltre dieci anni fa, voluta da Massimo D’Alema e in accordo con Berlusconi per mettere mano alla giustizia. Se ne occupò il verde Marco Boato e individuò tre passaggi fondamentali: la separazione delle carriere fra magistrati giudicanti e magistrati dell’accusa, la ristrutturazione del Consiglio superiore della magistratura con l’introduzione di più membri di nomina politica e l’abolizione dell’obbligatorietà dell’azione penale. Guarda caso, le tre modifiche che ripropone oggi l’esecutivo.
Le ragioni del fallimento della Bicamerale sono ancora oggetto di studio. Di certo pesò l’ostilità del presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro. Pesò la rivolta di alcuni pensatori (Indro Montanelli, Alessandro Galante Garrone, Gianni Vattimo, Giorgio Bocca, Antonio Tabucchi, Francesco De Gregori, tutto il gruppo MicroMega, i girotondini in pectore). Pesò di sicuro una terribile intervista di Gherardo Colombo - allora pm a Milano - che definì la Bicamerale figlia del ricatto: «Nel metabolismo politico-sociale del Paese ci sono ancora le tossine che consigliano di realizzare le nuove regole non intorno al conflitto trasparente, ma al compromesso opaco. E un passaggio chiave è la Bicamerale... Chi non è stato toccato dalla magistratura ha scheletri nell’armadio e si sente non protetto, debole perché ricattabile. La società del ricatto trova la sua forza, appunto, su ciò che non è stato scoperto».
Chi non era stato toccato dalla magistratura? Facile: il Pds. Non certo Berlusconi, che aveva sulla groppa una ventina di indagini. Tutto andò a rotoli. La sinistra schivò i processi, ma non quelli di piazza, visto che Massimo D’Alema ne subì uno celebre e amaro a Firenze, celebrato da Paul Ginsborg con l’imputazione di aver tramato col gran nemico di Arcore. Insomma, con Cascini siamo da capo, sebbene le truppe della società civile e arrabbiata si siano ridotte. La guerra della magistratura è intestina visto che Berlusconi ha sempre tirato dritto, e a maggior ragione lo farà stavolta con la protezione del Lodo Alfano. L’obiettivo è denunciare il Pd per malafede, ignavia e intelligenza col nemico. Seguendo la dottrina Colombo, prefigurare dissesti e castighi: la Tangentopoli abruzzese, ha detto Cascini, «è più grave della precedente Tangentopoli». E se il Pd si sfila, la riforma di Berlusconi è più facile chiamarla eversione.
da lastampa.it
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