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Autore Discussione: L'Autunno si scalda  (Letto 2616 volte)
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« inserito:: Luglio 20, 2008, 09:44:43 am »

L'Autunno si scalda

Paolo Nerozzi


A differenza di quanto ipotizzato, ed in parte praticato, dal vecchio governo Berlusconi che nel 2001 decise uno scontro frontale con le organizzazioni dei lavoratori fino a prevedere la cancellazione dell’articolo 18, la nuova stagione di governo delle destre in tema di politiche per il lavoro, ispirate dal ministro Sacconi, sceglie una linea più soft ma non meno pericolosa, semmai più insidiosa. Destrutturare il mercato del lavoro eliminando garanzie acquisite negli ultimi anni, tentando di frantumare il mondo del lavoro.

Dividendo il mondo del lavoro, parcellizzandolo, demandando la rinegoziazione di diritti già acquisiti alla contrattazione tra le parti, cercando di porre le organizzazioni sindacali in condizione di svantaggio verso l’impresa. Il tutto senza un minimo d’iniziativa a favore dei redditi di lavoratori e pensionati, a fronte dei continui allarmi lanciati dall’Istat sul calo dei consumi delle famiglie a partire anche dai generi di primaria necessità. Non vi è alcun riferimento alla norma prevista dalla legge finanziaria di Prodi, che prevedeva di destinare l’extra gettito alla riduzione della pressione fiscale sul lavoro dipendente.

Diradata la cortina fumogena di misure miracolose e grandi annunci, emerge sempre più nitidamente la pericolosità delle misure contenute nel combinato disposto dpef e legge finanziaria, con un decreto legge "approvato in nove minuti" si cancellano i vincoli sui contratti a tempo determinato, si rimodula l’orario di lavoro, si rintroduce il lavoro a chiamata, si abroga la norma contro le dimissioni in bianco, si tagliano quasi 150 mila posti di lavoro nel mondo della scuola, si toglie ogni competenza alle Regioni sull’apprendistato, si eliminano i vincoli di responsabilità tra committente ed appaltatore, si eliminano, motivandolo con la volontà di semplificare, vari strumenti di rendicontazione della presenza dei lavoratori in impresa, rendendo di fatto molto più complesse le procedure di contrasto del lavoro irregolare. Inoltre, con la copertura mediatica della lotta ai fannulloni e dell’efficienza nella pubblica amministrazione, con il cosiddetto "piano industriale per la pubblica amministrazione" si intende normare per legge ogni meccanismo di incentivazione volto al miglioramento del servizio: premi, passaggi di grado, cumulo di incarichi, consulenze e perfino malattie e permessi. Tutto ciò in evidente contrasto con la enunciata volontà di aziendalizzare l’amministrazione pubblica, ma di fatto riportando le lancette a prima della contrattazione privatista per i dipendenti del comparto pubblico e ponendo l’amministrazione sempre più sotto il controllo politico. Il tutto senza una bozza di analisi dei reali bisogni dell’amministrazione, senza distinguere le esigenze per esempio del ministero degli esteri piuttosto che del mistero del lavoro. E questo sarebbe un "piano industriale". In realtà si usa l’ardore ideologico per nascondere i tagli, si blocca indiscriminatamente il tour over, si cerca semplicemente di far cassa.

La campagna elettorale era stata un susseguirsi di promesse a favore dei giovani precari, la prima iniziativa in tal senso del governo Berlusconi è rappresentata dalla cancellazione della norma contenuta nella legge finanziaria del governo Prodi per la stabilizzazione dei lavoratori precari, si sbatte la porta in faccia a 300 mila giovani che speravano in una stabilizzazione del loro lavoro. Siamo in presenza di un piano politico che nel suo complesso ha uno scopo ben preciso, ma non ancora enunciato, destrutturate il contratto nazionale di primo livello ed indebolire il movimento sindacale, anche agendo su alcune contraddizioni delle opposizioni. E’ bene, a mio avviso, denunciare da subito questo tentativo nel suo quadro complessivo. Avremo di fronte un autunno dove tutti questi nodi arriveranno al pettine. Il taglio di 150 mila lavoratori nella scuola, la mancanza di risorse per i rinnovi contrattuali, i tagli alla sanità, non saranno indolori. Sarà un autunno di grandi mobilitazioni, e gli scioperi dei lavoratori dei trasporti non sono altro che l’inizio. L’opposizione rischierà di trovarsi di fronte ad un movimento dei lavoratori non unito ma anch’esso destrutturato, dove potranno prevale interessi di parte e divisioni: nord-sud, garantiti non garantiti, stabili e precari.

Per scongiurare questo pericolo, che rischierebbe di rafforzare e non indebolire l’azione del governo, il Pd da subito deve mettere in campo una strategia adeguata al livello dello scontro. Entrare davvero in sintonia del malessere profondo che attraversa il mondo del lavoro del nostra Paese e farsi portatore di un’idea unificante a partire dalla difesa delle garanzie acquisite e della loro estensione, del recupero del potere d’acquisto dei salari e delle pensioni e più in generale di una rinnovata strategia per lo sviluppo del nostro Paese. Mettere in campo, quindi, un grande partito riformista sui territori e sui luoghi di lavoro, un partito veramente a vocazione maggioritaria nel senso che si propone come soggetto unificante del mondo del lavoro.
* senatore Pd

Pubblicato il: 14.07.08
Modificato il: 14.07.08 alle ore 8.28   
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