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Autore Discussione: Dove sta andando l'Italia (proposta per una analisi socio-economica ampia)  (Letto 9850 volte)
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« inserito:: Giugno 24, 2008, 04:32:54 pm »

23/6/2008 (13:22) - IL CASO

"Pil, cresce la forbice Spagna-Italia"
 
Nel 2006 il divario era solo di due punti: 103 a 105
 
È quanto emerge dai dati diffusi da Eurostat sul Pil pro capite.

Italia al tredicesimo posto in Europa: dietro di noi solamente Grecia e Portogallo


ROMA
Gli spagnoli battono gli italiani 107 a 101. È questo infatti il livello dei prodotto interno lordo pro-capite dei due paesi reso noto oggi da Eurostat, che per il secondo anno consecutivo fotografa una situazione che vede una Spagna in recupero e un’Italia in netto declino. E un divario tra i due paesi che si va via via ampliando.

Il "sorpasso" era già stato registrato il 17 dicembre scorso, quando il prodotto interno lordo per ogni spagnolo, su una media europea di 100 per il 2006, era risultato pari a 105, contro il 103 degli italiani. E la situazione, nel 2007, invece di migliorare, è peggiorata: Roma è scivolata a 101 e Madrid si è arrampicata fino a 107. Certo, si tratta di dati ancora lontani dall’astronomico 276 dei lussemburghesi, o dal 146 raggiunto dagli irlandesi, o dal 131 degli olandesi, ma che fanno comunque pensare. Anche se la media di Eurolandia, pari a 118,6 nel 2007, rispetto al 110 del 2006, resta ancora lontana sia per un paese che per l’altro.

Il dato italiano, ancora provvisorio, va a completare una serie già calante: secondo Eurostat, l’Italia dal 107 del 2004 ha raggiunto il 105 nel 2005, il 103 nel 2006 e ora il 101, mentre la Spagna ha fatto esattamente il percorso inverso, passando da 101 a 103 a 105 al 107 del 2007. Fonti comunitarie fanno notare come questo sia dovuto all’indebolimento del prodotto interno lordo italiano negli ultimi anni, mentre la Spagna raccoglieva i benefici di un boom economico che rischia di arrestarsi bruscamente con la crisi che sta attraversando il settore delle costruzioni. Nel 2007 l’economia della penisola iberica è cresciuta del 3,8% mentre per 2008 e 2009 le previsioni della Commissione Ue indicano una netta frenata al 2,2% e l’1,8% rispettivamente.

L’Italia, dopo l’1,5% dell’anno passato, dovrebbe limitarsi ad un modesto 0,5% per l’anno in corso e ad uno 0,8% per il 2009. Tra i paesi della zona euro, ad essere al di sotto della media europea ci sono la Grecia, a quota 98, Cipro, a quota 93, la Slovenia, a 89, Malta, a 77, e il Portogallo, a 75. Tra gli altri paesi dell’Ue a Ventisette la Gran Bretagna ha segnato 116, la Germania 113 e la Francia 111. In fondo alla classifica ci sono la Bulgaria, a 38, la Romania a 51 e la Polonia a 54. Tra i paesi candidati all’ingresso nell’Unione, la Croazia ha un pil pro-capite a quota 55, la Turchia a 42 e la Macedonia a 29. Serbia e Albania sono rispettivamente a 35 e 22.

da lastampa.it
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« Risposta #1 inserito:: Giugno 24, 2008, 05:01:05 pm »

CRONACA

Le persone che hanno accusato la gastroenterite fanno parte di un gruppo di 300 inglesi

Uno di loro è in gravi condizioni. Asl e magistratura hanno aperto un'indagine

Gardone, 40 turisti intossicati per sospetta infezione alimentare


BRESCIA - Oltre quaranta turisti inglesi sono finiti in ospedale per un "grave episodio di possibile infezione alimentare" nel Bresciano. Uno di loro è in gravi condizioni. I turisti sono tutti alloggiati al Grand Hotel Gardone, dell'omonima località sul lago di Garda.

A darne notizia è l'Agenzia regionale per l'emergenza urgenza (Areu) della Lombardia, che riporta come il numero delle persone che sono dovute ricorrere al 118 perché colte dai sintomi di una gastroenterite acuta "fanno parte di un gruppo di 300" turisti della stessa nazionalità. Il numero delle persone intossicate, però, secondo l'Areu, è in crescita.

"Gli operatori del 118 di Brescia sono attualmente impegnati a indirizzare i pazienti nei presidi ospedalieri più appropriati - prosegue l'Agenzia - Brescia per quanto riguarda gli infettivi, e Gavardo, Desenzano e ancora Brescia per le medicine". Sono state inoltre allertate tutte le strutture pubbliche e private del territorio.

"Al momento - continua l'Areu - una sola persona versa in gravi condizioni. Sul caso è stata aperta l'indagine della Asl e della magistratura". Tra le ipotesi prese in considerazione dalla Asl c'è la salmonellosi, anche se finora le analisi non hanno dato esiti precisi.

Intanto è stata disposta l'autopsia sul corpo di un altro turista inglese di 75 anni morto nella notte tra domenica e ieri al Gran Hotel, il cui corpo è stato trovato nella camera da letto. Fino a questo momento non sono emersi collegamenti tra la tossinfezione e la morte. Delle indagini si stanno occupando i carabinieri della compagnia di Salò e dei Nas, mentre l'attività delle cucine del Grand Hotel sta proseguendo normalmente sotto il monitoraggio del personale dell'Asl.

(24 giugno 2008)

da repubblica.it
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« Risposta #2 inserito:: Giugno 25, 2008, 08:52:17 am »

Nasce ReD, idee per un programma riformista

D'Alema: "Un luogo di confronto tra politica, società e cultura"

"Chi è venuto qui oggi è venuto felice, sapendo che questo è un luogo dove non si tramano congiure, non si preparano assalti al gruppo dirigente". Il luogo a cui si fa riferimento è il cinema Farnese, situato nel cuore di Roma. L'occasione è la presentazione dell'associazione ReD - che significa Riformisti e Democratici - e le parole sono dell'europarlamentare e capo della delegazione italiana del Pse a Strasburgo Gianni Pittella. Sono le parole che meglio di tante altre sgomberano il campo sulla "missione" con cui nasce l'associazione. Nessuna corrente. Nessun parallelismo con il Partito Democratico. "ReD - recita il testo di presentazione, letto in sala da Paolo De Castro - è un luogo di dibattito, che ha lo scopo di contribuire alla crescita di una prospettiva riformista nel solco tracciato con la nascita del Pd. Una risorsa per lavorare nel medio periodo alla produzione di idee e traiettorie d'impegno entro cui avanzare nel difficile compito di costruire e radicare il nuovo soggetto politico. Una istituzione culturale, utile ad arricchire la realtà di un partito moderno, che ha l'obiettivo di promuovere i collegamenti con la società, il mondo scientifico, le componenti sociali ed economiche, che produrrà iniziative anche sui territori".

Nata dall'iniziativa di alcune tra le personalità più di spicco del Partito Democratico, ReD si propone di proseguire ed affiancare l'opera cominciata e portata avanti negli ultimi dieci anni dalla Fondazione Italianieuropei. A presentarla, a fianco di Paolo De Castro, c'erano Massimo D'Alema - vero mentore dell'iniziativa - Pier Luigi Bersani e Livia Turco. Moltissime le personalità in sala, d'altronde all'associazione hanno già aderito 114 parlamentari del PD. Dei presenti, oltre a Gianni Pittella e ai promotori dell'iniziativa, sono intervenuti anche Ignazio Marino, Roberto Speranza, Barbara Pollastrini, Nicodemo Oliverio. Un minimo comune denominatore ha contraddistinto gli interventi di tutti: prima di definire che cosa fosse ReD, hanno messo bene in chiaro cosa non è e non vuole essere. Emblematiche, in questo senso, le parole di Massimo D'Alema: "Solo pigrizia e conformismo intellettuale fanno dire a qualcuno che questa è una corrente. Fare una corrente sarebbe stato molto più semplice e meno dispendioso. Noi - spiega l'ex vicepremier, che ha sostenuto la leadership di Walter Veltroni - non vogliamo rompere le scatole al Pd, ma anzi fornire al Pd stesso e alla politica in generale, un lavoro di dialogo, approfondimento e confronto. Questa iniziativa, nel suo complesso, ha l'ambizione di costruire un tipo nuovo di politica. Vogliamo che l'associazione sia un luogo di confronto tra la politica e la società, tra la politica e la cultura". Sulla stessa lunghezza d'onda Pier Luigi Bersani, ministro dell'Economia del Governo ombra del Pd: "L'associazione vuole lavorare per portare cultura politica nel partito, in modo aperto e partecipato".

Che non si tratti di una corrente, d'altronde, lo si capisce sia dalla composizione e dalla storia politica delle persone che ne hanno sancito la nascita, sia dai primi argomenti emersi durante la presentazione. Ecco allora che Ignazio Marino parla di bioetica e sanità, Roberto Speranza di giovani e Mezzogiorno, Gianni Pittella di Europa e mescolanza politica, Livia Turco di alcune delle battaglie culturali più importanti del nostro tempo, tra cui spicca la lotta al conformismo e la costruzione di una nuova idea di società. Barbara Pollastrini assicura che la leadership di Veltroni non è in discussione e, citando Blair, Zapatero e Obama, invita tutto il mondo politico che ruota intorno al Pd a "costruire un pensiero nuovo, senza fare rinunce". Nicodemo Oliverio, che proviene dalla tradizione popolare e cristianodemocratica, spiega: "Abbiamo avvertito, tutti insieme, la grande esigenza di cercare di dare delle risposte alle domande che vengono fatte al nuovo riformismo. L'associazione è un luogo dove discutere, in amicizia". D'altronde, sottolinea Bersani, "dobbiamo portare avanti un'idea forte di politica, l'idea di un riformismo che non abbia paura delle parole sinistra e popolare. L'idea di un partito che sia liberale in economia, che abbia un'idea universalistica dei servizi alla persona, che porti avanti una fiscalità progressiva e redistributiva. Un partito organizzato e di popolo. I prossimi mesi saranno decisivi".

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« Risposta #3 inserito:: Giugno 25, 2008, 10:57:55 am »


L'attività che dovrebbe essere fiorente e redditizia per il paese (tutto) minata da ladri e incompetenti (anche zozzi).

Meriterebbe una indagine approfondita del Gruppo... invece si mugugna.

ciaoooooooooo

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CRONACA

Colpiti da gastroenterite componenti di un gruppo di 300 britannici

Uno di loro è in gravi condizioni. Asl e magistratura hanno aperto un'indagine

Gardone, 40 turisti intossicati per sospetta infezione alimentare

I Nas hanno bloccato l'attività delle cucine dell'albergo


 BRESCIA - Sono stati colti da febbre alta, vomito, dissenteria e in diversi casi è stato necessario il ricovero in ospedale. Le ambulanze sono andate e venute una dietro l'altra, dal Grand Hotel di Gardone Riviera: i primi viaggi verso gli ospedali sono iniziati già all'alba di lunedì. Complessivamente sono circa quaranta le persone che si sono sentite male e 27 sono quelle ricoverate. Nella maggior parte dei casi si tratta di stranieri e in particolare di turisti provenienti dalla Gran Bretagna. Le loro condizioni stanno leggermente migliorando. Sulla vicenda indagano la Asl e la magistratura.

Sulla base dei primi accertamenti, la diagnosi appare "salmonellosi di tipo B". A confermarlo, premettendo che altri accertamenti saranno necessari, è la direzione generale dell'Ospedale di Desenzano, dove sono state ricoverate alcune delle persone colpite mentre altre sono state portate a Brescia e a Salò. A rivelare l'ipotesi salmonellosi è stata l'analisi delle feci.

Al momento non ci sono collegamenti diretti tra la morte di Geoffrey Appleyard, 71 anni - nato a Castleford, in Scozia - e la salmonellosi che avrebbe causato i ricoveri in ospedale. Anche perché non si tratta di una patologia che può portare alla morte. L'anziano, che aveva accusato sintomi di dissenteria durante la notte, è stato portato all'ospedale di Gavardo, ma quando l'ambulanza è arrivata era già morto. Sarà l'autopsia disposta dalla magistratura a chiarire se l'eventuale infezione da salmonellosi può essere considerata una concausa della morte.

Sia ieri che oggi i funzionari dell'Asl hanno lavorato senza sosta nel Grand Hotel per far luce sull'accaduto. Il personale delle cucine è stato sottoposto a tampone e sono stati prelevati campioni di cibo da sottoporre ad analisi. Oltre al personale sanitario, sono impegnati i Carabinieri dei Nas e della compagnia di Salò. E in serata i Nas hanno sospeso l'attività delle cucine dell'albergo.

Fra le altre cose, bisogna cercare di capire, perché solo un gruppo di ospiti è stato colpito dall'nfezione e non anche gli altri, più di 200, che attualmente stanno trascorrendo nella struttura le loro vacanze.

(24 giugno 2008)

da repubblica.it
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« Risposta #4 inserito:: Giugno 25, 2008, 11:01:47 am »

PIL

LA SPAGNA CI BATTE ANCHE IN RICCHEZZA, SI ALLARGA IL DIVARIO

 

Si allarga la forbice tra Spagna e Italia sul Pil pro capite. E' quanto emerge dai dati Eurostat che assegnano all'Italia un Pil pro-capite a parita' di potere di acquisto per il 2007 di 101, considerata pari a 100 la media Ue a 27 mentre la Spagna arriva a 107. In passato la diffusione su dato 2006 he aveva assegnato ALl'Italia un valore di 103 e 105 rispettivamente aveva dato adito a una polemica sul sorpasso di Madrid che aveva portato l'ex premier Romano Prodi a ricalcolare da solo i dati sulla ricchezza per contentare il dato Eurostat.

Nel 2007 l'Italia, secondo i dati Eurostat, si e' piazzata nella tredicesima posizione, preceduta dalla Spagna, a sua volta preceduta dalla Francia in undicesima con un Pil pro capite pari a 111, e dalla Germania in decima posizione con un Pil pro capite pari a 113. In prima posizione si conferma il Lussemburgo con un Pil pro capite pari a 276, seguito dall'Irlanda con 146, e dall'Olanda con 131. All'altro capo della classifica si trova la Bulgaria con un Pil pro capite a parita' di potere d'acquisto di 38, cioe' pari al 38% della media dei Ventisette, mentre in penultima posizione si piazza la Romania con 41, preceduta dalla Polonia con 54.

(AGI) - Roma, 23 giugno -
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« Risposta #5 inserito:: Giugno 25, 2008, 05:07:20 pm »

2008-06-25 15:01

BERLUSCONI, GIUDICI POLITICIZZATI METASTASI DEMOCRAZIA


 ROMA - Duro affondo di Silvio Berlusconi contro i pm e l'opposizione.

Intervenendo all'assemblea di Confesercenti, dove in prima fila siede anche il leader del Pd Walter Veltroni, il premier definisce i "giudici politicizzati" "una metastasi della democrazia". Parole accolte dai fischi della platea. Poi mima le manette e afferma: "Certi pm vorrebbero vedermi così...". Ma non è solo contro i giudici che il premier rivolge la sua indignazione: Berlusconi attacca anche l'opposizione, accusandola di essere tornata ad atteggiamenti giustizialisti. Inevitabile la conclusione: "Se questa opposizione non capisce, non c'é più possibilità di dialogo, il dialogo si spezza. Lo hanno voluto spezzare loro, ma adesso non lo vogliamo più noi, con un'opposizione che è ancora rimasta indietro ed è ancora giustizialista".

Berlusconi reagisce con virulenza alle critiche piovutegli addosso dall'opposizione per il via libera del Senato alla norma sulla sospensione dei processi, che avrebbe l'effetto di fermare anche il processo Mills, nel quale è imputato: "Mi indigno - dice Berlusconi, parlando dalla tribuna dell'associazione degli esercenti - quando qualcuno nell'opposizione si lascia trasportare dall'ala più giustizialista e dice che il presidente del Consiglio usa le leggi in modo non democratico e fa tutto solo nel proprio interesse". L'Italia, aggiunge il premier parlando con sempre maggiore foga, è ormai "una democrazia in libertà vigilata, tenuta sotto il tacco da certi giudici politicizzati". Di fronte all'affondo di Berlusconi, Veltroni non può che prendere atto del brusco arresto del confronto tra maggioranza e opposizione: "Con questi toni il dialogo diventa difficile", commenta lasciando la sala.

"Che dialogo ci può essere - aggiunge - quando dal palco di una categoria si dicono cose di questo tipo. Non è un problema di dialogo, è un problema di rispetto del proprio ruolo che, nel caso del presidente del Consiglio, in questo caso non c'é stato". Ironia della sorte, mentre Berlusconi in Confesercenti attaccava i pm "politicizzati", il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che, incontrava al Quirinale il Consiglio nazionale forense, rivolgeva un ennesimo appello al dialogo al mondo politico e alla magistratura, chiedendo a tutti "misura ed equilibrio". Secondo Napolitano, nonostante il "momento di tensione", politico e giustizia devono dar vita a un "clima di reciproco ascolto", rifiutando la "deleteria contrapposizione" che rappresenterebbe "un danno per tutti". Napolitano non ha però nascosto la sua "forte preoccupazione" per lo scontro in atto, paragonando il suo ruolo, limitato alla "moral suasion", a quello di chi "lancia messaggi nella bottiglia non sapendo chi vorrà raccoglierli". 

da ansa.it
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« Risposta #6 inserito:: Giugno 25, 2008, 05:40:20 pm »

Il Paese dei misteri

Roberto Cotroneo


Alla fine tutto imploderà come il collasso di una stella. E i misteri d’Italia diventeranno uno soltanto: gigantesco, indicibile, totalizzante.
Una sorta di totem italiano davanti al quale ammettere la nostra sconfitta di cittadini, di italiani e di uomini. E li rivedremo tutti, come in una apocalisse criminale e ambigua come in un girone dantesco delle vittime dei misteri: Salvatore Giuliano e Gaspare Pisciotta, Enrico Mattei e Wilma Montesi; ci sarà Michele Sindona, e poi Roberto Calvi, e Aldo Moro, e i morti di Bologna, e i morti di Piazza Fontana, e il commissario Calabresi.

E l’elenco, troppo lungo, arriva fino a quella ragazzina con il nastrino in testa: quindici anni e una passione per la musica. Una famiglia semplice e umile. Si chiamava Emanuela Orlandi. Il papà scomparso nel 2004 era un dipendente del Vaticano. Lei una ragazzina come tante. Era nata il 14 gennaio del 1968, era astigmatica ma si vergognava di portare gli occhiali in pubblico, suonava il flauto, e il 22 giugno di venticinque anni fa, con ogni probabilità, sale su una Bmw verde tundra station wagon e scompare. Mai più trovata. Qualche ora prima telefona alla sorella più grande per dirle che le era stato offerto di promuovere prodotti di profumeria Avon, a un prezzo altissimo, 350 mila lire di allora, e non sapeva se accettare. La sorella le consiglia di lasciar perdere.

Cosa succede, e cosa sappiamo di questa storia? Di fatto, niente. Non sappiamo neppure se Emanuela Orlandi è viva o morta. Quest’anno compirebbe quarant’anni. Non sappiamo se fu un orrendo caso di pedofilia, poi strumentalizzato perché il padre era cittadino vaticano. O se invece fu un rapimento, o un ricatto nientemeno che al Papa. Non sappiamo perché viene chiamata in causa la banda della Magliana, e monsignor Paul Marcinkus, Roberto Calvi, ed Enrico De Pedis, detto Renatino, uno dei capi della banda della Magliana. Non sappiamo quanto sa di tutto questo l’attentatore del Papa, Ali Agca, e non sappiamo perché i Lupi Grigi, organizzazione terroristica turca, abbiano dichiarato di avere in mano la ragazza. Non sappiamo niente di quella Roma. Sappiamo solo che la Orlandi è scomparsa nel nulla, e in quel nulla è rimasta finché la signora Sabrina Minardi, compagna prima del calciatore Bruno Giordano, e poi, e per quasi dieci anni di Renatino, ovvero Enrico De Pedis, comincia a parlare. Ma come?

Intanto con una sincronia che lascia sbigottiti, lo fa esattamente 25 anni dopo il rapimento, e lo fa spiegando prima: mi sono imbottita per anni di cocaina e psicofarmaci, sto in una comunità di recupero, e talvolta mi confondo, ho sprazzi di eventi accaduti, e situazioni confuse. Come in un brutto romanzo Sabrina Minardi dice che la Orlandi è stata ammazzata, messa in un sacco e buttata in una betoniera a Torvajanica, località alle porte di Roma. Anzi dice che i sacchi erano due, c’era pure un bambino di 11 anni, figlio di un boss, ammazzato per vendetta, e buttato anche lui nella betoniera. Le date non corrispondono, il ragazzino viene ucciso dieci anni dopo il caso Orlandi, e non è possibile che i due eventi possano essere collegati assieme. Ma la Minardi è un fiume in piena: aggiunge particolari, dice di aver visto la Orlandi in un sotterraneo di un palazzo poco distante dalla stazione di Trastevere, un sotterraneo che arriva fino alle mura Vaticane, tanto è grande. Dice di essere stata a casa di Giulio Andreotti, con Renatino, e di ricordare la signora Livia, minuta e gentile. Ed è ovvio che gli psicofarmaci qui hanno il loro ruolo. Dice di aver visto Renatino arrivare con delle borse Luis Vuitton, quelle “con la cerniera sopra”, aprirle in casa e tirarne fuori banconote, e naturalmente cocaina, cocaina a fiumi. E che una volta contarono un miliardo in contanti per portarli personalmente a monsignor Marcinkus, il potente banchiere dello Ior, a casa sua.

Dice un mare di cose Sabrina Minardi. E non si tratta di crederle o di non crederle, si tratta di capire lo spleen orrendo di questo Paese. Dove poi alla fine niente torna, perché si va a sbattere contro un muro di morti ammazzati, di politici rapiti e assassinati, e talvolta anche liberati, di terroristi ambigui, di aerei civili che cadono senza ancora un perché, di stragi più disgustose delle più disgustose delle stragi, di servizi deviati, di giornalisti sibillini come Pecorelli ammazzati, di bande che agivano indisturbate con un potere assoluto, e poi di golpisti, e di fascisti, e di banchieri impiccati, e di monsignori banchieri su cui ci sarebbe troppo da dire. In un Paese dove le ipotesi di complotto, i misteri, occupano pagine pagine di siti internet dedicate solo a questo, tutto confluisce là, nel viso sorridente e allegro, solare, di una ragazzina di quindici anni: Emanuela Orlandi. Nei suoi occhi che da 25 anni sono solo una fotografia in bianco e nero, quella dei manifesti che la famiglia ha fatto affiggere per tutta Roma.

Possibile che lo Ior, il Banco Ambrosiano, l’attentato a papa Giovanni Paolo II, l’omicidio di Calvi, i fatti e fattacci della più feroce e potente banda criminale, quella della Magliana, e Marcinkus, e Ali Agca, e chissà quanti altri, possano confluire lì, in quella ragazzina? È una suggestione enorme, una macchina genera complotti a ripetizione, o qualcosa di più? È una storia che si può spiegare semplicemente? Un caso di pedofilia finito con un omicidio, su cui possono essere state costruite leggende, proprio perché la ragazza era cittadina vaticana? Lo stesso caso di Mirella Gregori, rapita 40 giorni prima di Emanuela, sempre a Roma, e mai più ritrovata. Ali Agca disse che entrambe le ragazze erano in mano ai Lupi Grigi. La mamma di Mirella, 13i anni fa, durante una visita del Papa in una parrocchia romana, disse di riconoscere tra gli agenti di scorta di Giovanni Paolo II un uomo che andava spesso a prendere la figlia a casa.

Suggestioni, leggende, o verità. E cosa ce ne facciamo delle verità, in un Paese senza verità da sempre? Un Paese che ha mantenuto del medioevo l’oscurità delle trame, il gusto dell’oscuro, delle massonerie segretissime, del gioco dei poteri. Dopo che viene rapita, a casa Orlandi, un signore con accento americano chiama 16 volte. Tutte e sedici le volte da cabine telefoniche. L’uomo chiede che sia liberato Ali Agca, e fa ascoltare alla famiglia Orlandi un nastro con la voce della figlia. Chiama molte volte. E non viene identificato. Soltanto che dell’Americano esiste un indentikit, scritto nientemeno che dall’allora vicecapo del Sisde Vincenzo Parisi. In una nota rimasta riservata fino al 1995 si dice che la voce del telefonista corrisponderebbe a quella di monsignor Paul Marcinkus: gli specialisti del Sisde, analizzando i messaggi e le telefonate pervenute alla famiglia, conclusero che riguardavano «una persona con una conoscenza approfondita della lingua latina, migliore di quella italiana (che probabilmente era stata appresa successivamente al latino), probabilmente di cultura anglosassone e con un elevato livello culturale e una conoscenza del mondo ecclesiastico e del Vaticano, oltre alla conoscenza approfondita di diverse zone di Roma (dove probabilmente aveva abitato)».

E Renatino? E la Roma criminale e de’ core, testaccina e trasteverina, che racconta la Minardi? Come si fonda con i Lupi Grigi, con i complotti internazionali? Sabrina Minardi, parla di sotterranei sconfinati, e racconta che ogni volta che aveva bisogno di viaggiare Roberto Calvi metteva a disposizione il suo aereo privato. La Minardi, bizzosa, isterica, cocainomane, che spendeva anche cento milioni di allora in uno shopping romano, tutto in contanti, viaggiava con l’aereo privato del Banco Ambrosiano. Una spavalderia oltre ogni buon senso. E a lei che secondo un’altra voce, forse una leggenda, arriva un agente del Sisde, dopo il rapimento Orlandi. Emanuela sembra sia stata fatta salire su di una Bmw color verde tundra, un colore raro per quegli anni.

Lui comincia a indagare, per carrozzieri, finché non ne trova uno che gli racconta di aver riparato un deflettore di una Bmw verde tundra giardinetta. Rotto forse per un pugno dato da dentro? L’aveva portata a riparare una donna, che aveva lasciato anche un indirizzo e un numero di telefono. L’indirizzo di un residence. L’uomo ci va, e si fa chiamare la donna che reagisce violentemente alle sue domande, e prende persino il numero di targa dell’automobile con cui l’agente si era recato al residence. Giusto il tempo per tornare in ufficio, e l’uomo fu invitato dai superiori a non importunare più personaggi altolocati. Chi era quella donna? La Minardi? E quanto è vera questa storia? Ieri il Vaticano ha definito infamanti le accuse verso Marcinkus, che è morto e non si può difendere. E forse anche questa finirà nel nulla. Come il caso Moro, trent’anni fa, come la strage di Bologna, come l’assassinio di Roberto Calvi, come tutti i misteri che arrivano a noi, uno dietro l’altro come una collana di ingiustizie. Al punto da lasciarti la sensazione che siamo anche noi un po’ allucinati da troppe storie, troppo importanti, troppo oscure per essere chiare. Finiti dentro un romanzo gotico, un Codice da Vinci senza speranza, di un Paese di veleni e crudeltà. E ti illudi che non è vero niente. Che il caso Orlandi non è altro che uno stupro e poi un omicidio forse neppure voluto, che il caso Moro fu come lo raccontano Moretti e compagni, che tutti gli altri misteri non sono che fantasie, e che la banda della Magliana non era altro che una accolita di criminali finiti quasi tutti male, morti ammazzati.

Ma poi se ti fai una passeggiata per Roma, può accaderti di passare per piazza Sant’Apollinare, dietro piazza Navona, dove stava la scuola di musica di Emanuela Orlandi, e dove c’è la chiesa di Sant’Apollinare, da poco restaurata. È tutto un complesso di proprietà dell’Opus Dei, dove c’è anche la Pontificia Università di Santa Croce. La Basilica di Sant’Apollinare è una basilica minore, vanta un paio di candelabri del Valadier, e poco d’altro. Naturalmente è territorio vaticano, naturalmente si apre solo per le messe. In quella chiesa c’è una cripta, che da otto anni non è visitabile.

Nella cripta è tumulato Enrico De Pedis, detto Renatino, capo della Banda della Magliana, mandante ed esecutore di un numero enorme di omicidi, prima di essere ucciso da due sicari in via del Pellegrino, dietro Campo de' Fiori, il 2 febbraio 1990. Il 6 marzo 1990, a 32 giorni dalla morte, il rettore della basilica, monsignor Piero Vergari scrisse la seguente lettera: «Si attesta che il signor Enrico De Pedis nato in Roma-Trastevere il 15 maggio 1954 e deceduto in Roma il 2 febbraio 1990, è stato un grande benefattore dei poveri che frequentano la basilica ed ha aiutato concretamente a tante iniziative di bene che sono state patrocinate in questi ultimi tempi, sia di carattere religioso che sociale. Ha dato particolari contributi per aiutare i giovani, interessandosi per la loro formazione cristiana e umana». Il 10 marzo 1990, l’allora Vicario della diocesi di Roma, nonché presidente della Conferenza Episcopale Italiana, il cardinale Ugo Poletti, rilasciava il nulla osta alla sepoltura di De Pedis nella basilica di Sant’Apollinare. Il 24 aprile la salma di De Pedis venne tumulata e le chiavi del cancello vennero consegnate alla vedova, che è l’unica persona autorizzata a entrare nella cripta. L’incubo continua, e tutto si riapre, perché poi alla fine, i misteri in questo Paese, sono veri. A cominciare da questa povera ragazza, rapita 25 anni fa, e terminale ultimo di un orrore senza fine che probabilmente non verrà mai chiarito. Lei non è mai stata tumulata in nessuna chiesa, lei è scomparsa nel nulla, in quel nulla di misteri di un Paese senza vergogna.

Pubblicato il: 25.06.08
Modificato il: 25.06.08 alle ore 9.19   
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« Risposta #7 inserito:: Luglio 11, 2008, 04:11:51 pm »

POLITICA

Lo sfogo di Nanni Moretti dopo la manifestazione di martedì scorso

"Sono avvilito: nel 2002 facevamo politica, non antipolitica come ora"

"Che disastro in piazza Navona sporcata la storia dei girotondi"

di SIMONA POLI

 

FIESOLE - C'è una sola parola secondo Nanni Moretti per sintetizzare quello che è successo in Piazza Navona: "disastro". Lui che nel 2002 ha guidato i girotondi contro Berlusconi non perdona agli "irresponsabili organizzatori" della manifestazione romana di tre giorni fa di aver "sporcato tutto" e "oscurato con gli interventi di Grillo e della Guzzanti gli obiettivi dell'evento e persino la stagione dei movimenti del 2002, che era un'altra cosa. Noi", spiega il regista del Caimano che ieri a Fiesole riceveva il premio "Maestri del cinema", "facevamo politica e non antipolitica. Eravamo associazioni di persone nate fuori dai partiti che però volevano dare una delega ai partiti della sinistra che erano ancora sotto choc per la sconfitta del maggio 2001. Questa è la verità, anche se di noi alcuni giornali hanno fatto una caricatura, io stesso sono stato rappresentato così e pazienza".

Ma quello che è successo martedì scorso è qualcosa di peggiore, l'immagine che ne viene fuori fa a pezzi quel che resta del sogno di quei giorni. "Sono davvero molto avvilito", confessa Moretti, "e mi dispiace che in questo disastro sia stata coinvolta una persona come Rita Borsellino. È' stato ascoltando il suo discorso per radio che ho deciso di affacciarmi in piazza l'altro giorno, pur non avendo aderito all'iniziativa come mi era stato chiesto. Ma quando sono arrivato ha subito attaccato a parlare Beppe Grillo e sono andato via immediatamente. Sarei anche curioso di capire come abbia reagito la gente di fronte a quelle banalità offensive. Come si fa ad invitare Grillo, che ha insultato tutto e tutti allo stesso modo, "topo gigio, psiconano" ma cos'è? Devo ridere, che roba è?".

Scuote la testa Moretti e continua il pubblico sfogo. "Quando si fanno queste cose bisogna saper distinguere, tra l'altro due dei tre organizzatori li conosco bene, sono frastornato. E non bisogna trovare scuse o alibi nella non tempestività con la quale in queste settimane si è mosso o non si è mosso il Pd". A Veltroni il regista non si sente di dare consigli, piuttosto preferisce sottolineare come la sinistra stia vivendo "un periodo piuttosto intenso di autodistruttività".

Si vedono, fa notare, "esponenti del Pd che escono dal partito e poi vanno nei Socialisti e lo spazio rimasto vuoto a sinistra del Partito democratico non viene riempito da niente e da nessuno". Il giudizio comunque non è tenero, anche se Moretti oggi parla a bassa voce invece di urlare dal palco di una piazza affollata. "Manca un progetto politico e mancano anche le persone e la generosità", dice.

"Con quell'intervento che dette il via alla mia imprevista avventura politica io, nel migliore dei casi, non avevo niente da guadagnare. E se allora ho avuto ragione oggi sono ancora più dispiaciuto. Allora il germe dell'autodistruttività non c'era, io non ho mai avuto il mito dell'elettorato buono contrapposto ai vertici cattivi dei partiti. Quei girotondi erano rivolti a tutti i cittadini e mi piace pensare che con noi sfilasse anche qualche elettore di destra. Per cinque volte abbiamo avuto un candidato premier proprietario di tre televisioni, questo non succede in nessuna democrazia europea, però chi come me ogni tanto prova a ricordarlo viene considerato noioso, ripetitivo, dicono che di queste cose agli elettori non importa niente, perché in Italia purtroppo manca un'opinione pubblica. Delle condanne di Previti e Dell'Utri lo stesso, non interessa capire più di tanto, un ragazzo cresciuto in questi anni trova normale che il capo del governo abbia le tv e noto che ormai c'è una certa rassegnazione anche sull'ipotesi che questa persona possa diventare presidente della Repubblica, il che mi pare davvero un po' eccessivo".

Moretti sta lavorando alla sceneggiatura del suo prossimo film. "È presto per parlarne", taglia corto, "ma non sarà il Caimano due". Chissà.

(11 luglio 2008)

da repubblica.it
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