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Autore Discussione: Bimbi rom, la rivolta dei cristiani  (Letto 2482 volte)
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« inserito:: Giugno 29, 2008, 06:31:00 pm »

«Norme discriminatorie e inutili»

Bimbi rom, la rivolta dei cristiani


Roberto Monteforte


«Papa Giovanni Paolo II in occasione del grande Giubileo del 2000 ha chiesto perdono a nome della Chiesa agli zingari per le tante discriminazioni subite nel corso della storia. E gli Stati? Hanno dimenticato che c´erano anche rom e sinti nei campi di concentramento? Se oggi è maturata una diffusa consapevolezza negativa di cosa sia l´antisemitismo, non mi pare che ci sia nulla di simile a proposito di quello che possiamo definire l´"antigitanismo", un atteggiamento di ostilità verso gli zingari a prescindere dal loro comportamento, in base alla loro sola natura di "zingari"». Lo mette subito in chiaro Paolo Ciani che per la Comunità di sant´Egidio si occupa del rapporto con le comunità rom e sinti. «Solidarietà, politiche concrete di integrazione e soprattutto conoscenza diretta del mondo rom e sinti per superare i tanti stereotipi negativi che circolano su queste comunità, considerate "diverse" e quindi in blocco socialmente "pericolose". mentre sono tantissime, ma poco conosciute in Italia le esperienze positive di integrazione». È questa la ricetta per contrastare la crescente xenofobia e garantire vera sicurezza. E non solo secondo la Comunità di sant´Egidio o delle associazioni cattoliche impegnate nel sociale. Dice no ai provvedimenti del governo e in particolare contra la «schedatura etnica» la «moderatora» della Tavola valdese, pastora Maria Bonafede che guida una Chiesa di minoranza in Italia e proprio per questo sente «la pesante responsabilità di riaffermare principi fondamentali e irrinunciabili della società civile a difesa di una minoranza, quella rom che «porta su di sé le ferite di pregiudizi». Ma è la Chiesa cattolica, lo stesso Vaticano a protestare.

Dopo la denuncia fermissima dell´arcivescovo Renato Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti, che ha espresso «disagio e tristezza» per le misure che colpiscono i bambini rom, vi è stata ieri la presa di posizione altrettanto netta della Fondazione Migrantes della Cei. Con una nota ha giudicato i provvedimenti paventati contro i rom non solo «restrittivi e discriminatori» ma anche «inefficaci». La premessa è che è brutto il clima che si respira in Italia. Con forte preoccupazione - osserva la nota - «si registra il persistere, anzi l'estendersi di un clima di tensione. In questo contesto si stanno predisponendo misure intese a rimuovere le paure degli italiani, si è invece convinti che queste misure, oltre ad essere inefficaci, vadano in direzione contraria». Per l´organismo della Cei i provvedimenti «destano allarme ed agitazione generale con la previsione di tempi burrascosi per tutti: per chi ne è fatto bersaglio diretto, per chi con maggiore o minore insistenza li ha reclamati e per tutta la nostra società italiana». È una bocciatura sonora di tutta la strategia per la sicurezza messa in campo dal governo Berlusconi ed anche in Europa. «Si continua ad annunciare lo smantellamento dei campi Rom senza indicare sotto quale tetto essi possano sopravvivere; di voler tradurre una irregolarità amministrativa in un reato da inserire nel codice penale e prolungare, sia pure sotto copertura comunitaria, fino a 18 mesi la reclusione e poi la drastica espulsione di grandi masse di lavoratori che con un filo di speranza sono in cerca di una qualche regolarizzazione; si vuole compromettere di fatto le vie di accesso a chi chiede asilo o protezione umanitaria; si preannuncia, da parte del Parlamento Europeo, la possibilità di reclusione ed espulsione anche dei minori non accompagnati e, da parte italiana, il prelievo delle impronte digitali ai bambini Rom». «Tutto questo non significa smorzare le paure e dare tranquillità alla nostra gente - conclude Migrantes -, ma porre le premesse per riesumare una specie di xenofobia o peggio di discriminazione razziale, di cui anche in Italia si è fatta amara esperienza e della quale non si sa chi possa beneficiarne», con il rischio che immigrati e rom diventino facile «capro espiatorio» dei mali e dissesti della nostra società che hanno ben più profonde radici.


Pubblicato il: 29.06.08
Modificato il: 29.06.08 alle ore 10.19   
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