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Autore Discussione: Gianluca Di Feo. Pronto Dc? Qui le Br  (Letto 2487 volte)
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« inserito:: Maggio 19, 2008, 03:46:31 pm »

Pronto Dc? Qui le Br

di Gianluca Di Feo


Le trattative per il sequestro Cirillo. Ricostruite in un documentario di Minoli. Con Gava che infine ammette: il partito sapeva del riscatto e contribuì  Una foto del rapimento CirilloState allo sconto, eh... Giovanni Senzani, l'ultimo stratega delle Brigate rosse, la butta sullo scherzo. Al telefono sta concordando il riscatto per la liberazione di Ciro Cirillo, potente assessore della dc campana rapito nel 1981. Discute rilassato di soldi e consegne: "Domani andiamo al mare...". Inevitabile pensare alle altre registrazioni, quelle dei carcerieri di Aldo Moro, e al dramma che si sente nella voce di terroristi e mediatori. Parlando di Cirillo, invece, Senzani addirittura ride. Perché a Napoli la linea della fermezza si è squagliata. Le istituzioni hanno stretto accordi con Raffaele Cutolo e con i re del cemento. I brigatisti sono riusciti a siglare un'intesa per convivere nelle carceri con i boss campani e intascare 1.450 milioni di lire. L'ostaggio è tornato dalla sua famiglia, senza rivelare nulla di compromettente. Tutti felici e contenti nel mettere in scena, come l'ha definita Giorgio Napolitano, "una delle pagine più nere nell'esercizio del potere in Italia".

Ancora oggi sui volti di molti protagonisti della vicenda si materializza un sorriso sornione. Appare nelle interviste e nei filmati inediti della puntata speciale de 'La storia siamo noi' con cui Giovanni Minoli ha ricostruito i lati oscuri del sequestro. Il documentario, realizzato da Carlo Durante e Aldo Zappalà, raccoglie le registrazioni originali della trattativa; il filmato del processo nella 'prigione del popolo'; le parole dello stesso Cirillo, lucidissimo a 87 anni. Colpiscono soprattutto le ammissioni di Antonio Gava, che riconosce per la prima volta il ruolo della Democrazia cristiana nel riscatto: "Dissi: quello che possiamo fare lo facciamo. Ma io e il partito non vogliamo avere alcuna ingerenza. Io mi estraniai, gli altri si sono adoperati. Flaminio Piccoli (all'epoca presidente della Dc, ndr) era convinto che bisognava contribuire".

Finora il partito ha sempre negato. Nel 1988 l'allora premier Ciriaco De Mita in Parlamento aveva respinto la ricostruzione del giudice istruttore: "Un magistrato che agisce fuori delle procedure e abusa delle procedure per i suoi sospetti è fuori dal circuito costituzionale". Gava, ex segretario Dc ed ex ministro degli Interni, ora rivela: "Certo, smentii. Era l'impegno che si era assunto con chi aveva contribuito al riscatto. Che reato abbiamo commesso? Abbiamo salvato una vita umana". E per Moro? "Se ci fosse stata la possibilità, non avremmo esitato a trovare il modo di pagare". Sull'esistenza di un accordo più grande dietro la conclusione del sequestro, con la spartizione degli appalti per la ricostruzione in Campania, l'ex leader dc replica: "Nessuno è stato condannato".

Il rapimento nasce nel disastro sociale del terremoto del novembre 1980, con un numero enorme di disoccupati e di senzatetto. L'offensiva lanciata da Senzani mira a conquistare questa folla. Il sequestro di Cirillo, assessore ed ex presidente regionale che arbitra la ricostruzione, viene rivendicato con lo slogan: 'Requisire le case sfitte. Lavorare meno, lavorare tutti'. A Napoli le Br appaiono invincibili: sequestrano, ammazzano, fanno propaganda. Diffondono i verbali del 'prigioniero' sul sistema di potere di Gava. A quel punto si muovono i servizi segreti: incontrano Cutolo in carcere, concedono un lasciapassare ai suoi luogotenenti latitanti. Don Raffaele convince le Br a rinunciare all'esecuzione di Cirillo e accettare i soldi. Così la Dc salva l'ostaggio e la compattezza del partito. Le uniche vittime restano l'autista e l'agente di scorta di Cirillo uccisi nell'agguato.

E ancora oggi Gava non mostra rimorsi: "Con il riscatto le Br si sputtanarono in maniera straordinaria".

Solo loro?

(16 maggio 2008)

da espresso.repubblica.it
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