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Autore Discussione: Napoli, anche i rom pagano il pizzo "Alla camorra 50 euro a baracca"  (Letto 2406 volte)
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« inserito:: Maggio 03, 2008, 11:07:40 am »

CRONACA

Rione Ponticelli, in cambio della tangente i nomadi possono agire indisturbati

Sono circa 400 le persone che vivono sotto i cavalcavia, tra topi e cumuli di rifiuti

Napoli, anche i rom pagano il pizzo "Alla camorra 50 euro a baracca"

di CRISTINA ZAGARIA

 
NAPOLI - Per vivere in una baracca sotto un cavalcavia, tra cumuli di immondizia, topi e fogne a cielo aperto, pagano 50 euro al mese alla camorra. E i patti sono chiari: "Potete chiedere l'elemosina, fare i furti in appartamento e gestire le piccole discariche abusive, ma dovete rimanere in periferia, lontani dalle piazze di spaccio". I clan a Ponticelli, periferia orientale di Napoli, a sette chilometri dal centro cittadino, chiedono il pizzo anche ai rom-romeni del quartiere. Qui non esiste un campo rom, un agglomerato, ma centinaia di baracche e piccoli insediamenti sparpagliati tra via De Meis e via Argine, sotto i cavalcavia della strada che dai comuni vesuviani porta a Napoli, ai margini del rione Incis, in via Malibran e via Virginia Woolf.

Sono circa 1500 persone, che praticamente vivono in discarica. Grandi lenzuoli coprono alla vista di estranei le baracche costruite con gli stessi rifiuti (materassi, reti, tavole di legno e di amianto). I copertoni di auto e camion fanno da tetto. Niente acqua né luce. Fiumi di rifiuti dividono un insediamento dall'altro.

E per avere questo fazzoletto di terra, strappato a una discarica abusiva a cielo aperto, le famiglie rom pagano una tangente. "Noi ci facciamo i fatti nostri e questo va bene a tutti" dice Ania, 22 anni e tre figli, mentre cucina su un fornellino da campo quattro cosce di pollo e i suoi figli fanno capolino, tra un lenzuolo e una bandiera italiana che sventola tra due baracche, in via Argine. I primi a svelare questo intreccio camorra rom sono stati proprio i bambini.

Le associazioni religiose e altri volontari da anni lavorano per scolarizzare i figli dei nomadi. E proprio nel microcosmo che ruota intorno alle chiese, al campetto da gioco della parrocchia di San Pietro e Paolo nel quartiere Ponticelli, sono emerse le prime verità. "Noi per stare qui e occupare il terreno con le nostre auto e le nostre tende paghiamo 50 euro al mese. Lasciateci stare" hanno detto i rom ai volontari e ai cittadini, che anche riuniti in comitato, da mesi lottano per bonificare il quartiere.

Lo avevano già ripetuto, velatamente, alcuni bambini con dei disegni a scuola. Un comitato di cittadini "Insieme per Ponticelli" ha firmato petizioni e fatto denuncia all'Asl e al Comune per le condizioni in cui vivono i rom. Ma non è mai successo niente. "Di notte all'orizzonte vediamo grandi falò. I rom bruciano copertoni e plastica - dice Adele Chimienti che vive al settimo piano di un palazzone di edilizia popolare al Parco Azzurro - Perché loro vendono il rame che rubano o che recuperano dai rifiuti".

In una Napoli, di nuovo sull'orlo della crisi rifiuti, dove il centro cittadino resiste, ma le periferie come Ponticelli convivono con cumuli di immondizia altri tre metri e lunghi anche due, i rom hanno creato, con l'assenso del clan locale (il territorio è controllato dai reggenti di Ciro Sarno, in galera da anni, ma ancora boss della zona) un'"economia del rifiuto". A bordo di furgoncini scalcagnati passano in rassegna i meccanici, le aziende e le piccolissime fabbriche della zona e per 10, ma anche 5 euro, ritirano batterie d'auto, rifiuti speciali e poi li scaricano lungo le provinciali, le statali, accanto alle loro stesse baracche , cercando di recuperare tutto il possibile.

"Quando a sera cominciano ad alzarsi le colonne di fumo denso prodotto dalla combustione di gomme, plastiche e quant'altro - dice Gennaro Saldalamacchia, del comitato "Insieme per Ponticelli" - sembra di vivere in una immensa bidonville". L'opera Nomadi di Napoli, in merito agli insediamenti rom romeni di Ponticelli parla di circa 400 persone e denuncia i "vergognosi tentativi volti ad allontanare in maniera forzata questa popolazione di solito pacifica e laboriosa".


(3 maggio 2008)

da repubblica.it
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