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Autore Discussione: Quei kamikaze della porta accanto  (Letto 3107 volte)
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« inserito:: Luglio 03, 2007, 10:05:30 pm »

Quei kamikaze della porta accanto

Umberto De Giovannangeli


Mescolano i loro esplosivi artigianali nella vasca da bagno di casa. Comprano i componenti di bombe liquide, innocui se presi da soli devastanti se bene assemblati, dal ferramenta sotto casa. Si addestrano navigando via Internet nei siti jihadisti che riportano il manuale del perfetto «shahid». Hanno una istruzione media o medio-alta. Buon inserimento sociale. Nascondono dietro una vita assolutamente normale i folli progetti di cui si fanno esecutori. Sono gli aspiranti martiri della guerra santa del terrore. Sono i kamikaze della porta accanto. Quelli che hanno provocato le stragi del 7 luglio 2005 a Londra, quelli che volevano fare il bis nella capitale britannica e all´aeroporto di Glasgow. Il complotto del sette luglio è stato il primo di questo nuovo genere a colpire il Regno Unito: Mohammed Siddique Khan e i suoi tre complici, pure addestrati in Pakistan, hanno messo in atto un piano tanto mortale quanto artigianale, usando fertilizzante invece che tritolo o semtex, e detenatori rudimentali. Risultato: 56 morti, compresi loro stessi, a dimostrazione che anche i «piccoli attentatori» sono una minaccia letale. I loro emuli falliti, quelli del 21 luglio 2005 che poi sono finiti tutti in manette, hanno usato lo stesso metodo di preparazione, solo che la loro estrema imperizia ha fatto saltare in aria solo i detonatori.

E il terrorismo della porta accanto ha fatto il suo clamoroso ritorno in questi giorni: pur mostrando una scarsa capacità organizzativa - una loro auto imbottita di benzina, gas e chiodi è stata addirittura portata via con il carro attrezzi - hanno parimenti indicato come quegli ordigni grossolani potevano fare una carneficina, a Londra come a Glasgow, se i terroristi fossero stati aiutati dalla fortuna. Un pericolo del genere è estremamente elusivo, e questa è precisamente la sua forza: i servizi britannici e Scotland Yard hanno detto da subito che nessuna indicazione era emersa che un attacco di questo tipo fosse in preparazione, pure nel generale livello di attenzione. Eppure, in silenzio, su scala piccolissima, questa cellula preparava il suo piano mortale. Un punto di riferimento della nuova generazione dei terroristi della porta accanto è Dhiran Barot, 34 anni, angloindiano poi convertito all´Islam, in carcere dall´agosto 2004 e condannato all´ergastolo nel novembre 2006 da un tribunale inglese. Il signor Barot, di mestiere tipografo, era il tipo che tutti vorrebbero come vicino di casa: premuroso, collaborativo, famiglia regolare, il primo a salutare. E il primo a farsi venire in mente il «Gas Limos Projeet». Di cosa si trattasse gli agenti dell´antiterrorismo di Scotland Yard l´hanno scoperto dopo averlo arrestato e decriptato un file (nome in codice «Brad Pitt») del suo notebook.

Il piano consisteva nel creare una catena di attentati in Gran Bretagna e negli Usa, utilizzando limousine imbottite di gas, benzina ed esplosivi. Nel file «Brad Pitt», l´angloindiano convertitosi al Jihad globalizzato sintetizzava così i suoi propositi: creare un «inferno». E per raggiungere lo scopo sottolineava che era «consigliabile» di inzeppare le limousine-bomba di liquido infiammabile. Barot ha fatto scuola. Per mettere in pratica il progetto non c´è bisogno di chissà quali finanziamenti, coperture, agganci... Basta avere un garage nel quale assemblare le bombe, fornirsi di un elemento base, il triperossido di triacetone, realizzabile con ingredienti reperibili in un qualsiasi supermarket, o dal ferramenta, o in una stazione di servizio, o in un negozio di elettronica. Nella lista della spesa dei terroristi-fai- da-te non possono mancare l´acetone per le unghie, la tintura per i capelli, le batterie, lampadine, radio giocattoli e telefonini: nasce così la «madre di Satana», la miscela usata nella strage del 7 luglio 2005 a Londra.

I terroristi della porta accanto sono «educati, gentili»: così veniva descritto da amici, parenti e vicini di casa, Waheed Zaman, 22 anni. Wahed giocava al calcio e tifava Liverpool. Nelle sue uscite serali con gli amici, la meta era quasi sempre il McDonald´s dietro casa. Cibo preferito: hamburger e patate fritte. Wahed e i suoi amici-complici erano dei «British-born boys». Irreprensibili. Fino a quella notte dell´agosto di un anno fa, quando gli agenti di Scotland Yard arrestano Waheed e altri otto, con un´accusa terribile: volevano colpire l´aeroporto di Heatrow. C´è da aggiungere che Wahhed aveva studiato alla London metropolitan university e si era brillantemente laureato in scienze biomediche. Spiega Oliver Roy, tra i più autorevoli studiosi dell´Islam radicale armato: «I membri della rete si comportano spesso in netto contrasto con al logica di ogni vera clandestinità. Condividono alloggi e conti bancari, si fanno reciprocamente da testimoni di nozze, controfirmano il testamento di un compagno di lotta e così via. La compattezza viene dall´effetto di gruppo, non dalle tecniche dell´azione segreta».

I terroristi della porta accanto sono parte integrante della Generazione Internet. Padroneggiano perfettamente lo strumento e lo piegano ai loro disegni di morte: un «cyber terrorista», ad esempio, usando un programma scaricato da Internet, può far esplodere una serie di bombe, ognuna delle quali è attivata da un cellulare. Condizione fondamentale: saper usare un computer. Navigare in Internet serve anche, ai terroristi della porta accanto, per acquisire il manuale del perfetto combattente: al-Battar Training Camp, campo di addestramento online targato Comitato militare dei mujihaddin della penisola arabica. Un vademecum in tre parti: inquadramento geopolitico sulle ragioni della guerra\istruzioni per fabbricare armi di ogni genere\operazioni clandestine. Cosi si forma il terrorista della porta accanto. Pronto a colpire. Ovunque.

Pubblicato il: 03.07.07
Modificato il: 03.07.07 alle ore 9.20   
© l'Unità.
Umberto De Giovannangeli


Mescolano i loro esplosivi artigianali nella vasca da bagno di casa. Comprano i componenti di bombe liquide, innocui se presi da soli devastanti se bene assemblati, dal ferramenta sotto casa. Si addestrano navigando via Internet nei siti jihadisti che riportano il manuale del perfetto «shahid». Hanno una istruzione media o medio-alta. Buon inserimento sociale. Nascondono dietro una vita assolutamente normale i folli progetti di cui si fanno esecutori. Sono gli aspiranti martiri della guerra santa del terrore. Sono i kamikaze della porta accanto. Quelli che hanno provocato le stragi del 7 luglio 2005 a Londra, quelli che volevano fare il bis nella capitale britannica e all´aeroporto di Glasgow. Il complotto del sette luglio è stato il primo di questo nuovo genere a colpire il Regno Unito: Mohammed Siddique Khan e i suoi tre complici, pure addestrati in Pakistan, hanno messo in atto un piano tanto mortale quanto artigianale, usando fertilizzante invece che tritolo o semtex, e detenatori rudimentali. Risultato: 56 morti, compresi loro stessi, a dimostrazione che anche i «piccoli attentatori» sono una minaccia letale. I loro emuli falliti, quelli del 21 luglio 2005 che poi sono finiti tutti in manette, hanno usato lo stesso metodo di preparazione, solo che la loro estrema imperizia ha fatto saltare in aria solo i detonatori.

E il terrorismo della porta accanto ha fatto il suo clamoroso ritorno in questi giorni: pur mostrando una scarsa capacità organizzativa - una loro auto imbottita di benzina, gas e chiodi è stata addirittura portata via con il carro attrezzi - hanno parimenti indicato come quegli ordigni grossolani potevano fare una carneficina, a Londra come a Glasgow, se i terroristi fossero stati aiutati dalla fortuna. Un pericolo del genere è estremamente elusivo, e questa è precisamente la sua forza: i servizi britannici e Scotland Yard hanno detto da subito che nessuna indicazione era emersa che un attacco di questo tipo fosse in preparazione, pure nel generale livello di attenzione. Eppure, in silenzio, su scala piccolissima, questa cellula preparava il suo piano mortale. Un punto di riferimento della nuova generazione dei terroristi della porta accanto è Dhiran Barot, 34 anni, angloindiano poi convertito all´Islam, in carcere dall´agosto 2004 e condannato all´ergastolo nel novembre 2006 da un tribunale inglese. Il signor Barot, di mestiere tipografo, era il tipo che tutti vorrebbero come vicino di casa: premuroso, collaborativo, famiglia regolare, il primo a salutare. E il primo a farsi venire in mente il «Gas Limos Projeet». Di cosa si trattasse gli agenti dell´antiterrorismo di Scotland Yard l´hanno scoperto dopo averlo arrestato e decriptato un file (nome in codice «Brad Pitt») del suo notebook.

Il piano consisteva nel creare una catena di attentati in Gran Bretagna e negli Usa, utilizzando limousine imbottite di gas, benzina ed esplosivi. Nel file «Brad Pitt», l´angloindiano convertitosi al Jihad globalizzato sintetizzava così i suoi propositi: creare un «inferno». E per raggiungere lo scopo sottolineava che era «consigliabile» di inzeppare le limousine-bomba di liquido infiammabile. Barot ha fatto scuola. Per mettere in pratica il progetto non c´è bisogno di chissà quali finanziamenti, coperture, agganci... Basta avere un garage nel quale assemblare le bombe, fornirsi di un elemento base, il triperossido di triacetone, realizzabile con ingredienti reperibili in un qualsiasi supermarket, o dal ferramenta, o in una stazione di servizio, o in un negozio di elettronica. Nella lista della spesa dei terroristi-fai- da-te non possono mancare l´acetone per le unghie, la tintura per i capelli, le batterie, lampadine, radio giocattoli e telefonini: nasce così la «madre di Satana», la miscela usata nella strage del 7 luglio 2005 a Londra.

I terroristi della porta accanto sono «educati, gentili»: così veniva descritto da amici, parenti e vicini di casa, Waheed Zaman, 22 anni. Wahed giocava al calcio e tifava Liverpool. Nelle sue uscite serali con gli amici, la meta era quasi sempre il McDonald´s dietro casa. Cibo preferito: hamburger e patate fritte. Wahed e i suoi amici-complici erano dei «British-born boys». Irreprensibili. Fino a quella notte dell´agosto di un anno fa, quando gli agenti di Scotland Yard arrestano Waheed e altri otto, con un´accusa terribile: volevano colpire l´aeroporto di Heatrow. C´è da aggiungere che Wahhed aveva studiato alla London metropolitan university e si era brillantemente laureato in scienze biomediche. Spiega Oliver Roy, tra i più autorevoli studiosi dell´Islam radicale armato: «I membri della rete si comportano spesso in netto contrasto con al logica di ogni vera clandestinità. Condividono alloggi e conti bancari, si fanno reciprocamente da testimoni di nozze, controfirmano il testamento di un compagno di lotta e così via. La compattezza viene dall´effetto di gruppo, non dalle tecniche dell´azione segreta».

I terroristi della porta accanto sono parte integrante della Generazione Internet. Padroneggiano perfettamente lo strumento e lo piegano ai loro disegni di morte: un «cyber terrorista», ad esempio, usando un programma scaricato da Internet, può far esplodere una serie di bombe, ognuna delle quali è attivata da un cellulare. Condizione fondamentale: saper usare un computer. Navigare in Internet serve anche, ai terroristi della porta accanto, per acquisire il manuale del perfetto combattente: al-Battar Training Camp, campo di addestramento online targato Comitato militare dei mujihaddin della penisola arabica. Un vademecum in tre parti: inquadramento geopolitico sulle ragioni della guerra\istruzioni per fabbricare armi di ogni genere\operazioni clandestine. Cosi si forma il terrorista della porta accanto. Pronto a colpire. Ovunque.

Pubblicato il: 03.07.07
Modificato il: 03.07.07 alle ore 9.20   
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