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Autore Discussione: Colaninno: premiamo chi è leale col fisco  (Letto 3761 volte)
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« inserito:: Marzo 13, 2008, 05:47:05 pm »

Matteo Colaninno: aumentare retribuzioni e produttività

Luigina Venturelli


L'attesa era per il famoso tesoretto, da pesare e spendere al più presto. Invece la trimestrale di cassa ha riportato le preoccupazioni economiche al centro della campagna elettorale: l'Italia cresce poco e alla politica chiede risposte chiare, soprattutto in vista del voto. Come tornare a correre a ritmi europei? «Dobbiamo aumentare il potere d'acquisto dei ceti più deboli, agendo nello stesso tempo sulla produttività» è la ricetta di Matteo Colaninno, già presidente di Confindustria giovani e capolista in Lombardia per il Pd.

Anche il ministro Padoa Schioppa ha proposto di legare i salari ai risultati aziendali.

«Le due azioni devono necessariamente andare insieme, altrimenti rischiamo di perdere risorse. I salari italiani sono fra i più bassi d'Europa, ma non c'è equazione tra il loro aumento e l'aumento del potere d'acquisto delle famiglie: se gli incrementi salariali non avvengono in un quadro di rilancio della produttività, rischiamo d'innescare nuove dinamiche inflattive e quindi ulteriore perdita di potere d'acquisto».

Come coniugare produttività e rilancio dei consumi?

«Attraverso la crescita economica, senza la quale non può esserci ridistribuzione di ricchezza. Negli ultimi dieci anni abbiamo perso circa 200 miliardi di euro di Pil potenziale ed oggi, dopo la parentesi del 2006-2007, siamo costretti a tassi di crescita da prefisso telefonico. Ma ci sono molte leve su cui puntare per far correre nuovamente il Paese».

Quali sono?

«Innanzitutto bisogna liberare capacità d'impresa: l'Italia ha un'altissima vocazione imprenditoriale che oggi è frenata da una burocrazia troppo pesante e costosa».

A proposito di freni, si parla molto delle tasse, soprattutto negli ambienti imprenditoriali.

«Serve una fiscalità più giusta e più equa, che si realizza sia riducendo la pressione fiscale sia diminuendo l'evasione, attualmente intorno ai 120 miliardi di euro all'anno, che finisce per pesare ulteriormente sui contribuenti e sulle imprese leali con il fisco. Mai potrei accettare di sentir parlare di rivolta fiscale».

Facendo di Vincenzo Visco uno spauracchio elettorale.

«Visco non si è accanito contro i contribuenti, ma ha saputo reperire risorse dalla lotta all'evasione fiscale, dimostrando come agli accertamenti possa seguire il recupero. È dunque possibile, come previsto dal programma del Pd, diminuire le aliquote Irpef di un punto percentuale per tre anni, finanziando il provvedimento con la lotta all'evasione fiscale e la lotta agli sprechi della spesa pubblica».

Basterà per sostenere il reddito dei ceti più deboli?

«Servirà anche aumentare le detrazioni Irpef a favore dei lavoratori dipendenti, ridurre il carico fiscale sulla contrattazione di secondo livello per premiare la produttività, garantire la meritocrazia quale reale ascensore sociale, e proseguire la politica di liberalizzazioni avviata da Bersani».

In questi mesi le liberalizzazioni non hanno avuto vita facile. La dottrina Tremonti insegna.

«Il protezionismo rischia di essere un pericoloso alibi per chi non ha il coraggio di realizzare le riforme strutturali nel Paese. In proposito condivido l'analisi del professor Mario Monti, che intravede nella governance della globalizzazione l'unico rimedio contro le paure generate dalla complessità dei mercati internazionali».

Pubblicato il: 13.03.08
Modificato il: 13.03.08 alle ore 9.44   
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« Risposta #1 inserito:: Marzo 18, 2008, 12:23:59 am »

«SI' alle quote rosa». Ma se fosse in Usa voterebbe Obama e non Hillary: «E' più innovativo»

Colaninno: premiamo chi è leale col fisco

«Non può accettare che vi siano 100 miliardi di evasione».

«La legge Biagi? Ha dei meriti, ma va rivista»


MILANO - «Serve una fiscalità più amica delle imprese e dello sviluppo. Un Paese come il nostro non può accettare di sopportare più di 100 milardi di evasione fiscale. Bisogna premiare coloro che sono sempre stati leali col fisco e quindi iniziare con i lavoratori dipendenti». E perché un precario dovrebbe votare per l'ex presidente dei giovani industriali? «Perché il Partito democratico ha una visione diversa della società, quella di un Paese che ha capacità di crescere ma anche il dovere di pensare alle fasce più deboli, tra cui i precari. Non a caso una delle proposte più significative illustrate in questi giorni dal nostro schieramento è proprio quella del compenso minimo per coloro che hanno contratti atipici». Matteo Colaninno, capolista per il Pd in Lombardia, ha ben chiara la sua «missione» in questa campagna elettorale: «Rappresentare il nord e i ceti produttivi» nel progetto veltroniano per la nuova Italia. E nella videochat con i lettori di Corriere.it, moderata da Raffaella Polato, ha parlato di un modello di sviluppo possibile, dove la crescita economica si coniuga con l'attenzione alle fasce più deboli della società. E dove la lotta al precariato possa essere condotta anche senza chiudere gli occhi davanti alle esigenze di flessibilità espresse dal mercato.

LA LEGGE BIAGI - In questo contesto si inserisce anche il giudizio sulla legge Biagi e sull'ipotesi di una sua eventuale modifica o soppressione. «Non va cancellata - ha precisato Colaninno - perché bisogna guardare alla realtà, ai mercati del lavoro in Italia e nel mondo. La flessibilità introdotta nel nostro Paese ha avuto un merito: consentire a molti partecipare al mercato del lavoro non più da outsider ma con maggiori diritti rispetto a prima. Ha avuto il merito di fare emergere il nero e il sommerso. Certamente, però, è una legge che va modificata, perché come tutte le leggi non è un monumento intoccabile. Va introdotta la "terza gamba", quella degli ammortizzatori sociali. E vanno previsti tutti i criteri di "flexicurity" che sta illustrando bene Ichino per consentire a chi perde un impiego di rientrare velocemente e con una costante formazione nel mercato del lavoro».

LAVORO E SICUREZZA - Colaninno ha parlato anche di come conciliare ritmi di produttività aziendale e sicurezza sul lavoro. «Ma bisogna stare attenti a non farsi confondere da un'aberrazione ottica dovuta anche all'emotività delle vicende di questi ultimi giorni - ha avvertito -: il sistema industriale italiano è generalmente attento alla sicurezza. Tuttavia bisogna lavorare sempre più per mettere l'uomo al centro dei tempi produttivi».

«CRESCERE, CRESCERE, CRESCERE» - Alla lettrice che gli chiedeva se esistono ancora, al giorno d'oggi, imprenditori che hanno la volontà di creare nuovi posti di lavoro valorizzando le energie dei nuovi giovani altamente qualificati che si offrono sul mercato, l'ex leader dei giovani industriali ha spiegato che in questi anni «le imprese italiane non sono rimaste ferme». «Abbiamo creato molta nuova occupazione - ha evidenziato - e rilanciato aziende che erano destinate a portare i libri in tribunale, Piaggio ne è un esempio. Il gioco non è stato a somma zero. Siamo uno dei Paesi a più alto tasso di vocazione imprenditoriale, quindi l’obiettivo è uno solo: crescere, crescere, crescere». Per fare questo Colaninno ha rilanciato il progetto della semplificazione amministrativa per chi desidera aprire una nuova impresa, diventato uno degli slogan più utilizzati («Un'impresa in un giorno») di Walter Veltroni. E ha ribadito l'importanza di una politica fiscale che non sia nemica di chi produce e che, anzi, riconosca la lealtà nei confronti dell'erario: «Non sono tra quelli che si svegliano con il pensiero del commercialista - ha detto Colaninno - ma mi dà fastidio l’idea che ci sia gente che le tasse non le paga. Bisogna colpire chi cerca di sfuggire al fisco e premiare chi invece è sempre stato corretto. Prodi ha davvero ridotto di cinque punti il cuneo fiscale per le imprese e tolto l’Irap, Berlusconi l’aveva promesso ma non l’ha fatto».

«VELTRONI SARA' PREMIER» - «Siamo convinti di vincere e sicuri del fatto che il 14 aprile gli elettori avranno messo Veltroni a Palazzo Chigi - ha poi detto l'esponente del Pd -. La mia candidatura è un esempio dell'attenzione data al Nord e ai ceti produttivi. Forse fino ad oggi si è sbagliato l'approccio con questi ceti produttivi. Io voglio rappresentare un punto di riferimento per dialogare con coloro che producono: non è un impegno di breve termine, ma qualcosa su cui voglio costruire il mio futuro politico dei prossimi anni». Colaninno ha spiegato di avere fatto una scelta di campo tra imprenditoria e politica. E si è detto tranquillo e sicuro di non trovarsi in condizione di «conflitto di interessi»: «Non ho partecipazioni in società editoriali, ho solo una partecipazione di minoranza nel gruppo Piaggio che non comporta ostacoli per l'elezione in Parlamento. Ma se dovessi assumere incarichi che potenzialmente si configurano come conflitto, mi impegno a rimuoverli in anticipo.

IL «GATEWAY» DEL MEZZOGIORNO - Ribadito il suo essere rappresentante del nord e del mondo delle imprese, Colaninno ha parlato anche della riqualificazione del Mezzogiorno, invitando a guardare al suo «grande potenziale di crescita e di sviluppo», ma senza nascondersi il fatto che almeno quattro regioni italiane siano «afflitte» dal fenomeno della criminalità organizzata». Ed è proprio questo il nodo principale da affrontare: la lotta alle mafie che già ha visto schierato il vertice di Confindustria. Per il candidato del Pd, il sud è il «gateway» dei traffici sull'asse est-ovest ed è questa la vocazione da sviluppare, assieme all'offerta turistica perché in quest'ultimo settore «Spagna e Portogallo fanno meglio di noi ma non hanno le nostre bellezze». «Bisogna costruire un'industria del turismo - ha spiegato - come fanno altri Paesi nel mondo che puntano sulle infrastrutture. Noi non dobbiamo avere un approccio difensivo, bensì lavorare per costruire opportunità». Ma tra le infrastrutture, è pensabile rilanciare l'idea del Ponte sullo Stretto? «Oggi sarebbe velleitario - ha detto Colaninno -, perché le priorità sono altre. Tra cinquant'anni forse le cose cambieranno...».

«IMMIGRATI SI', CRIMINALI NO» - Si è poi parlato di immigrazione e secondo Colaninno «vanno regolati i fenomeni migratori». «Noi sappiamo benissimo che nelle nostre imprese e nelle nostre famiglie ci sono immigrati di qualità, che lavorano e si impegnano - ha evidenziato -. E dobbiamo ammettere che facciamo sempre più fatica a farne a meno. Per questo è sbagliata l'equazione immigrato uguale criminalità. Però non bisogna avere difficoltà nel sanzionare gli immigrati clandestini che vengono qui e non rispettano le nostre leggi, la nostra cultura, i nostri cittadini e i tanti cittadini immigrati che si stanno integrando perfettamente nella nostra società.

IL RUOLO DELLE DONNE - Colaninno ha poi parlato del ruolo delle donne, spiegando che «occorre valorizzare il loro ruolo» perché nella società, nelle istituzioni e nelle imprese «molto spesso il loro numero è risicato». Per questo si è detto favorevole ad introdurre il sistema delle cosiddette quote rosa, purché si tratti di una soluzione transitoria: «un criterio valido per il breve periodo - ha detto - per rompere lo'attuale schema che privilegia gli uomini e lasciare poi il mercato di muoversi liberamente».

INFRASTRUTTURE E PARTITO DEI NO - Sollecitato sul tema dei lavori pubblici, Colaninno ha spiegato che le infrastrutture sono «uno dei motivi per cui il nostro Paese fa fatica ad attrarre capitali e investimenti dall'estero, insieme alla giustizia civile amministrativa che fa fatica a tenere il ritmo delle aziende». Per questo motivo «certi no - alla Tav, ai rigassificatori, alla modernizzazione del Paese - sono da irresponsabili. Le infrastrutture servono alla collettività e non sono né di destra né di sinistra. Bisogna smetterla con la logica NYMBI, ovvero not in my backyard, non nel mio giardino. Altrimenti gli altri andranno avanti mentre noi andremo verso l'Africa».

«MEGLIO OBAMA DI HILLARY» - Tra Hillary Clinton e Barrack Obama chi voterebbe? ha chiesto infine una lettrice. «Non li conosco personalmente, ma andando a empatia personale voterei Obama, un personaggio che rappresenta l'innovazione e la modernità. E' una scelta di futuro, direi quasi rivoluzionaria».

Alessandro Sala
17 marzo 2008

da corriere.it
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