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Autore Discussione: Antonio Favrin - Candidare solo chi conosce il Nordest  (Letto 3945 volte)
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« inserito:: Febbraio 17, 2008, 09:22:40 pm »

Candidare solo chi conosce il Nordest 

di Antonio Favrin*
 

L'avvio di una campagna elettorale con toni moderati e con contenuti indirizzati alla soluzione dei problemi del Paese sono un buon segnale di inizio. I cittadini e, tra questi, noi industriali chiediamo alle forze politiche di affrontare concretamente questioni urgenti come la modernizzazione e l'efficienza della pubblica amministrazione, la ripresa degli investimenti in infrastrutture, il supporto alla crescita internazionale delle aziende, l'avvio di una seria politica di riduzione del peso fiscale, ma anche di riequilibrio dei salari. Crescita e modernità devono essere le parole chiave di un programma snello e concreto.

Tuttavia, la governabilità rimane il punto principale dell'agenda sociale e politica.
 
Come Confindustria a più riprese abbiamo sottolineato le carenze dell'attuale legge elettorale. Abbiamo auspicato una stagione di riforme profonde dello Stato e dei meccanismi decisionali. Purtroppo non è stato possibile avviare le necessarie riforme prima del voto. Ci auguriamo, dunque, che siano la priorità delle forze politiche tutte, di maggioranza e di opposizione, fin dai primi giorni di insediamento del nuovo Parlamento.

Non bastano però più le parole e le promesse. Il primo atto concreto di verità verrà fra qualche giorno con la definizione delle liste elettorali. L'attuale legge affida alle segreterie romane la scelta dei candidati e questo è il primo grande limite di una legge già ampiamente criticata. Tuttavia la volontà di rinnovamento espressa fin dalle prime ore sia da Silvio Berlusconi, sia da Walter Veltroni potrà trovare coerenza proprio nelle liste dei candidati che qui in Veneto dovremo votare.La nostra Regione è stata sempre terreno di conquista. Pur esprimendo una classe dirigente di livello, nel recente passato non abbiamo avuto la giusta rappresentanza a Roma. Ci si accusa di individualismo, di litigiosità che alla fine penalizzano la costruzione di una squadra rappresentativa di una classe dirigente che a livello imprenditoriale e non solo ha mostrato di saper competere a livello internazionale. E, alla fine, i "paracadutati" da Roma sono stati sempre i capilista eletti, magari turandosi il naso dai cittadini veneti.

Questa è l'occasione per cambiare. Entrambi gli schieramenti, ma direi, tutte le forze politiche che si presentano alla prossima sfida elettorale possono mostrare una rinnovata attenzione per il territorio. Vogliamo candidati che conosciamo, che pur avendo una visione complessiva del bene per il Paese siano legati in modo forte alla loro terra, persone giovani che abbiano mostrato di valere nella loro esperienza politica, amministrativa, sociale nei Comuni, nelle Province, nella Regione. Candidati che conoscano il modello veneto di sviluppo, le sue criticità ed emergenze, che possano esportare anche i nostri successi come esempi per il resto d'Italia.

Non serve fare nomi, perché chi deve decidere sa chi sono. In ogni schieramento sono emerse personalità locali o che hanno già fatto esperienze romane e che dalla maggioranza o dall'opposizione hanno lavorato in questi anni per il nostro territorio.

Questa la prima rivoluzione che come imprenditore e come presidente degli industriali veneziani, mi sento di chiedere anche a nome di tutti i miei associati.

Sapremo valutare la credibilità dei programmi ma anche e soprattutto la validità delle persone che poi saranno chiamate, in Parlamento e nel governo, a realizzarli.

E' un primo segnale di cambiamento e di coerenza, vogliamo essere fiduciosi ma anche molto attenti.

Il nostro Veneto , i nostri imprenditori,m i nostri giovani non sono più disponibili ad accettare compromessi o demandare ad altri, lontani dai nostri problemi, le scelte per il nostro futuro.

Antonio Favrin

(*Presidente Unione Industriali di Venezia)

da gazzettino.quinordest.it
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« Risposta #1 inserito:: Febbraio 17, 2008, 09:23:44 pm »

2008-02-17 14:24

EVASIONE: 20 MILIONI DI MULTA PER DEL VECCHIO

 di Manuela Tulli


ROMA - Condannato a pagare più di 20 milioni di euro per frode fiscale: questa volta la rete del fisco ha pescato un big dell'imprenditoria, Leonardo Del Vecchio, patron di Luxottica e tra gli italiani con la dichiarazione dei redditi 'pesante', con svariati zeri. La condanna, per essere precisi, riguarda una sua società costituita in Germania. I fatti risalgono a oltre dieci anni fa ma l'accertamento fiscale è stato notificato a fine 2006; la società in questione, la tedesca Leofin che gravita nella costellazione dell'imprenditore che esporta occhiali in tutto il mondo, ha fatto ricorso e nel 2007 si è svolto il processo in primo grado davanti alla Commissione Tributaria di Belluno.

Qualche giorno fa infine le due sentenze, praticamente uguali, che danno ragione all'amministrazione fiscale e chiedono complessivamente alla società coinvolta il pagamento di 20.434.000 euro tra imposte evase e sanzioni. La fattispecie contestata, in termini tecnici, si chiama esterovestizione' che è la costituzione di società all'estero non per operare ma per gestire operazioni che in Italia sono tassate e in un altro Paese invece no.

Nel caso specifico la società era stata costituita in Germania e lì, esentasse, transitavano pacchetti azionari (sia Luxottica che Gelati Sanson), plusvalenze e dividendi. Dalle indagini, condotte in collaborazione anche con l'amministrazione fiscale tedesca, è risultata 'una totale inoperativita' della società - come si legge nella sentenza - in Germania".

Nessun dipendente, nessun affitto da pagare per la sede indicata e neanche compensi per gli amministratori. In pratica , sottolineano giudici tributari, non risulta che in quegli anni 'la Leofin abbia svolto altra attivita' se non quella della gestione del pacchetto azionario Luxottica e Gelati Sanson".

Inoltre figura che la società abbia un unico socio, la Leonardo Finanziaria, costituita da diversi membri tutti della famiglia Del Vecchio. A dare il colpo di grazia è poi anche una 'lettera confidenziale'', citata nella sentenza perché tra gli atti del corposo fascicolo messo a punto dagli ispettori fiscali, che la società di consulenza Artur Andersen aveva inviato, all'epoca dei fatti contestati, presso la Luxottica di Agordo: nel documento si suggerisce di tenere le assemblee degli azionisti della Leofin in Germania 'al fine di ridurre il rischio - cosi' si legge nella nota riservata citata dalla sentenza - che l'autorità fiscale tedesca possa considerare la società Leofin soggetto residente in Italia ai fini fiscali".

La Commissione tributaria provinciale ha deciso dunque che l'accertamento emesso dagli uffici delle Entrate 'deve ritenersi legittimo e fondato essendo del tutto provata la circostanza che la sede effettiva della Leofin negli anni 1997 e 1998 va individuata nella sede della controllante Leonardo Finanziaria e quindi assoggettata agli obblighi inerenti il pagamento'' delle tasse italiane. Il conto finale è di 7,5 milioni di euro ai fini Irpeg, 2 mln ai fini Ilor e oltre 11 milioni di sanzioni per un totale di quasi 20,5 milioni. Agli imprenditori bellunesi ora non resta che il ricorso in secondo grado. 

da ansa.it
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