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Autore Discussione: Kaczynski attacca: "Tedeschi razzisti E nessuno si oppone come in passato"  (Letto 3840 volte)
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« inserito:: Giugno 27, 2007, 06:26:11 pm »

ESTERI

Si aggrava la crisi tra Polonia e Germania.

Il premier di Varsavia arriva a paragonare la democrazia tedesca al Terzo Reich

Kaczynski attacca: "Tedeschi razzisti E nessuno si oppone come in passato"

 
BERLINO - Grave escalation della crisi tra Germania e Polonia, provocata da agghiaccianti dichiarazioni del primo ministro polacco, Jaroslaw Kaczynski. In un'intervista alla radio pubblica, il capo del governo nazionalpopulista di Varsavia ha paragonato (in modo implicito ma chiarissimo) la democrazia guidata a Berlino da Angela Merkel al Terzo Reich. E' ormai la crisi più grave dal 1945 tra i due paesi che - con l'aggressione nazista del settembre 1939 - furono teatro dell'inizio della seconda guerra mondiale.

"In Germania", ha detto Jaroslaw Kaczynski, "stanno avvenendo fenomeni molto negativi. E come è accaduto già una volta in passato, la maggior parte degli europei non ha il coraggio di dirlo e di opporvisi". Il paragone è pesantissimo, è un insulto senza precedenti per la Repubblica federale. Non è fintia. Kaczynski continua a sparare a zero. "A causa di una opinione premeditata oggi non è possibile parlare in Europa delle responsabilità tedesche nell'Olocausto e nella seconda guerra mondiale". Secondo il premier, la Germania è in buona parte abitata da "razzisti antipolacchi" e "discrimina la minoranza polacca". Il delirio di Kaczynski, all'indomani del duro confronto tra Polonia e resto dell'Unione europea al vertice Ue di Bruxelles della settimana scorsa, minaccia conseguenze pesantissime e pericolose nel Vecchio continente.

La "minoranza polacca" di cui egli parla non esiste. Esistono immigrati in Germania e lavoratori polacchi pendolari, indispensabili all'economia tedesca. Esistono poi i ripetuti passi della Germania a favore della Polonia, sotto i cancellierati di Helmut Kohl, di Gerhard Schroeder e di Angela Merkel: dall'appoggio determinante alla richiesta di Varsavia a entrare nella Ue, agli aiuti militari, agli investimenti, fino al peso decisivo dei finanziamenti tedeschi (il 40 per cento almeno del totale) nei contributi europei alla Polonia.

Pochi giorni fa, Kaczynski - per influenzare da lontano, da Varsavia, il vertice europeo - si era spinto a dire che la Polonia deve contare di più per voti e potere decisionale in Europa perché se non avesse avuto tanti morti nella guerra causata da Hitler avrebbe oggi 66 milioni di abitanti e non 38. Nella stessa intervista alla radio, Kaczynski ha pesantemente attaccato il padre storico del movimento per la democrazia, l'eurodeputato ed ex ministro degli Esteri, Bronislaw Geremek, per le sue dichiarazioni (anche a Repubblica) secondo cui aver visto in faccia al vertice di Bruxelles il rischio d'isolamento è stata una buona lezione per i dirigenti polacchi. Secondo Kaczynski, Geremek è incapace di liberarsi dal suo passato. Geremek fu nel Pc polacco fino al 1968: ne uscì diventando dissidente per protestare contro l'invasione sovietica della Cecoslovacchia e contro la repressione del movimento studentesco a Varsavia e la purga antisemita che lo seguì.

(26 giugno 2007) 

da repubblica.it
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« Risposta #1 inserito:: Giugno 27, 2007, 06:27:18 pm »

Il capo dello Stato: «Risultato positivo, ma rimangono gravi riserve»

Napolitano: «Insoddisfatto» per l'accordo Ue «Meschini ripiegamenti sul passato, visioni riduttite di una minoranza.

Ora l'Europa a due velocità è una strada obbligata» 
 

VIENNA - «Insoddisfazione e inquietudine». Sono i sentimenti espressi dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per il compromesso raggiunto domenica scorsa a Bruxelles sul trattato dell'Unione europea. Sarà necessario intraprendere «nuove coraggiose e coerenti iniziative», ha aggiunto in capo dello Stato nel corso della sua visita a Vienna. Nel complesso Napolitano ha giudicato «positivo» il risultato raggiunto, sebbene rimangano «gravi riserve».

«MESCHINI RIPIEGAMENTI» - «Italia e Austria saranno chiamate a fare insieme ancora di più per dare slancio all'Ue», ha esortato il presidente. «Il consiglio europeo ha permesso di far uscire l'Europa da un pesante stallo istituzionale. Un risultato indubbiamente positivo, sono però emerse riserve gravi sul ruolo dell'Europa come soggetto politico, meschini ripiegamenti sul passato, visioni riduttive della prospettiva da perseguire», ha accusato Napolitano, facendo evidente riferimento, senza citarla mai, alla Polonia guidata dai gemelli Kaczynski. «È stato messo in questione il risultato di anni di dibattiti e di elaborazione qual era, nella sua unità e organicità, il Trattato sottoscritto nel 2004. Paesi come i nostri, che lo avevano puntualmente ratificato e negli ultimi mesi lo avevano lealmente difeso, hanno dovuto cedere alla pressione di una minoranza».

DUE VELOCITÀ - «Bisognerà trarne insegnamento e conseguenze per il futuro, trasformando la nostra insoddisfazione e inquietudine di oggi in nuove coraggiose e coerenti iniziative nell'interesse dell'Europa e dei nostri popoli», ha concluso Napolitano. «A questo punto l'Europa a due velocità diventa una strada obbligata. Bastano nove Paesi per avviare una cooperazione rafforzata».

26 giugno 2007
 
da corriere.it
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