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« inserito:: Aprile 23, 2025, 12:23:09 am » |
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Post di Marco
Marco M. Freddi
PARMA: SICUREZZA, DISAGIO SOCIALE E LA NECESSITÀ DI UNA RISPOSTA POLITICA INTEGRATA Negli ultimi dieci giorni, Parma e la sua provincia hanno vissuto un’ondata di episodi di microcriminalità che il giornalista Christian Donelli, in un’inchiesta pubblicata su ParmaToday, ha tracciato con una mappa, raccogliendo almeno una ventina di episodi avvenuti in meno di due settimane. Due episodi al giorno, molti dei quali commessi da minorenni o giovanissimi, alcuni addirittura in trasferta, come nel caso dei baby rapinatori partiti da Parma per agire a Piacenza. Un fenomeno che coinvolge molteplici dimensioni: sicurezza, disagio sociale, immigrazione, marginalità urbana e impoverimento educativo. A fronte di questi fatti, serve una riflessione profonda e concreta, non solo all’interno delle istituzioni, ma anche nella società civile. Come scrive Gabriele Balestrazzi, in un suo post, non bastano le lamentele né le passerelle politiche: bisogna avere il coraggio di porsi alcune domande fondamentali, rivolte al Consiglio comunale e alle autorità di pubblica sicurezza: 1. Quante persone stanno agendo oggi a Parma in un contesto di illegalità, e quanti sono i giovani coinvolti? 2. Quante pattuglie abbiamo ogni giorno per contrastare efficacemente questa microcriminalità, e se non bastano, siamo disposti a chiedere più risorse al Viminale? 3. Qual è il piano operativo per presidiare le zone più a rischio e prevenirne il degrado? 4. E soprattutto, quali strumenti sociali e culturali mettiamo in campo per intervenire sulle cause profonde di questi fenomeni, soprattutto quando coinvolgono minorenni? A queste domande non si può rispondere con slogan o proclami. Occorre una strategia multilivello. Credo che a livello Amministrativo l’arrivo dell’esercito sia servito solo per innalzare la percezione di insicurezza nei cittadini e di chi arriva in treno a Parma, credo la miglior risposta in termini preventivi sia il rafforzamento del presidio del territorio da parte della Polizia municipale riformata e desindacalizzata, libera dai vincoli che oggi impediscono un'efficace presenza - a piedi - continua nei quartieri, giorno e notte. Dall'altro, non può esserci sicurezza senza coesione sociale. Parma ha bisogno di investire nei servizi di strada, nei centri giovanili, nei mediatori culturali, in una rete educativa che torni a intercettare i ragazzi prima che finiscano nel circuito della devianza e non ultimo, in luoghi di accoglienza dei poveri che vivono per strada e che tanto contribuiscono alla negativa percezione della sicurezza dei cittadini. Non possiamo limitarci a invocare il carcere o l'espulsione. Non si può pensare, come dice Gabriele Balestrazzi di "triplicare via Burla" come unica risposta. È anche tempo di affrontare a livello nazionale il nodo della legge Bossi-Fini. Una norma che condanna all’irregolarità migliaia di persone che non potendo per legge ricercare lavoro, non possono emergere dalla marginalità e sono costretti a lavorare in nero o finire tra le braccia dell’illegalità, tutta italiana. CHI È IRREGOLARE NON È AUTOMATICAMENTE DELINQUENTE, MA, GRAZIE ALLA BOSSI-FINI, VIENE SPINTO VERSO L’ILLEGALITÀ PERCHÉ ESCLUSO DAL MONDO DEL LAVORO E DELLA CITTADINANZA. La regolarizzazione di tutti coloro che sono sul nostro territorio che lavora o vuole lavorare, è un atto di giustizia ma anche di sicurezza collettiva. Ma ancora più in profondità, è necessario guardare in faccia le cause strutturali dell’impoverimento umano ed economico che colpisce le città italiane, europee e di tutto l’Occidente. Viviamo una fase storica segnata da decenni di disinvestimento nei servizi pubblici, delocalizzazioni selvagge, crisi ambientali, aumento del costo della vita, erosione del lavoro stabile e frammentazione del tessuto sociale. Famiglie sempre più sole, giovani privati di prospettive, comunità impoverite e quartieri dove lo Stato è percepito come assente. Questi fenomeni – la precarietà lavorativa, il caro affitti, la mancanza di servizi di prossimità, la perdita di senso collettivo – sono le vere radici del disagio. In questo contesto si radicano la rabbia, l’indifferenza, la violenza. La marginalità non nasce dal nulla: è figlia di una lunga serie di scelte politiche, spesso miopi, che hanno prodotto esclusione, solitudine e paura. Serve una nuova politica dell’accoglienza, fondata sulla realtà e non sull’ideologia. Così come serve una nuova politica urbana che sappia abitare il territorio, riconoscere la complessità e DARE RISPOSTE UMANE OLTRE CHE SECURITARIE. Povertà economiche e povertà di relazioni vanno affrontate insieme, altrimenti non ci sarà alcuna sicurezza possibile. La mappa tracciata da Donelli è un campanello d’allarme, ma anche un’opportunità per agire. Spetta alla politica, tutta, uscire dalle frasi fatte e assumersi la responsabilità di costruire soluzioni reali. E spetta ai cittadini pretendere questa responsabilità. La sicurezza non può essere solo repressione. È anche prevenzione, ascolto, inclusione. Solo così Parma potrà tornare ad essere percepita come una città sicura, vivibile e giusta per tutti.
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