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Autore Discussione: Jack Daniel. Alcune considerazioni.  (Letto 206 volte)
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« inserito:: Novembre 15, 2024, 03:47:15 pm »

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Jack Daniel

Forse sta iniziando la stagione dell'ultraliberismo, e una traccia la si può trovare nella lettera di nomina di Elon Musk a responsabile dell'ufficio per l'efficienza governativa (il DOGE).
Vi si legge che bisogna smantellare la burocrazia governativa, infondere spirito imprenditoriale, tagliare sprechi della spesa pubblica che ammonta a 6,5mila miliardi, provocare terremoti nel sistema. Ma, al di là delle singole prescrizioni, è il tono generale che non nasconde una profonda remora, se non disprezzo, per tutto ciò che è pubblico. Il lavoro dovrà essere effettuato entro il 4 Luglio 2026, 250esimo anniversario della Dichiarazione di Indipendenza, che sarà festeggiato con un Settore Pubblico più ristretto, maggiore efficienza e minore burocrazia. La liberazione dallo Stato pesante come liberazione del Popolo e della Nazione.
Insomma: il capo dell'Amministrazione Pubblica americana non fa nulla per nascondere di considerare una sorta di nemico la stessa Amministrazione Pubblica.

Alcune considerazioni.
1) La spesa pubblica americana, qui descritta come un Leviatano è, come dicono, di 6,5mila miliardi (https://tinyurl.com/5n75bpmy). Ma la spesa pubblica USA su PIL è circa il 36% contro, ad esempio, la nostra italiana che è molto maggiore, il 56% (https://tinyurl.com/24bkfpk4) . L'ultraliberismo, insomma, chiede la riduzione drastica della spesa pubblica in uno Stato che, rispetto a noi, l'ha già molto bassa.

2) Musk è da un lato l'esecutore di questo programma, dall'altro una sorta di ideologo e federatore. È stato uno dei più ferventi sostenitori di Milei, ad esempio, e il Presidente argentino con il suo Afuera è sulla stessa lunghezza d'onda di Trump e Musk per quanto riguarda lo Stato, da lui descritto come un'associazione criminale (https://tinyurl.com/24uzx7hx ). Musk, in quanto ideologo, non ha bisogno di scrivere chissà quali trattati teorici: agisce. Ha comprato Twitter che aveva 7.500 dipendenti e ora ne ha 1.300, una riduzione della forza lavoro dell'80% (https://tinyurl.com/bdduc83m ). Da quando ha comprato Twitter (ora X) si leggono previsioni circa il suo imminente fallimento. Fatto sta che sarà pure una fogna a cielo aperto (lo è), ma funziona e, visto come stanno andando le cose, dubito che fallirà nei prossimi anni. Musk, insomma, è l'incarnazione dell'ultraliberismo, taglia posti di lavoro riducendo i costi e, con una sua azienda privata, sta facendo concorrenza alla ben più blasonata (e pubblica) NASA. E, da bravo ideologo planetario, considera il pianeta casa sua, non lesinando pareri, non richiesti né graditi, per esempio sugli affari di casa nostra.

3) Musk ha molti rapporti con la destra nostrana (vedi Meloni) però da noi, non solo in Italia, ma anche in Europa, l'ultraliberismo non trova (per ora) grandi sostenitori. Qui, nel nostro Continente, da sempre si è privilegiato un importante ruolo per lo Stato, che si riflette sia in un welfare più sostanzioso sia, come contraltare, in una pressione fiscale molto maggiore, necessaria per finanziare la spesa (e non basta: nonostante l'elevatissima tassazione si aggiunge ulteriore spesa con il debito). Sarà sempre così?

4) Per mille ragioni non auspico la vittoria dell'ultraliberismo (anzi), ma non escludo una sua affermazione, soprattutto se dovesse saldarsi con la crisi demografica. La quale crisi fa invecchiare la popolazione, il che comporta spese crescenti (pensioni, assistenza, sanità) e, quindi, tasse crescenti a gravare sui sempre meno lavoratori più giovani che, in conseguenza, vedono il loro reddito falcidiato. C'è la possibilità che ad un certo punto questi lavoratori giovani comincino a reclamare meno tasse, quindi meno spesa e quindi meno Stato. Ed è possibile, allora, che l'ultraliberismo possa far breccia anche qui, in Europa, e quindi, magari indirettamente, in Italia.

5) Dopo decenni di blateramenti sul neoliberismo, alla fine siamo arrivati all'ultraliberismo. E questo è uno degli aspetti più surreali della questione, che dovrebbe far riflettere sul nostro ritardo culturale e sulla nostra capacità di leggere il mondo. È da 40 anni (e oltre) che vince la narrazione secondo la quale con Reagan e Thatcher si è entrati nell'era del neoliberismo con conseguente smantellamento dell'apparato pubblico. Ma una semplice occhiata ai dati suggeriva come la realtà fosse completamente in disaccordo con la narrazione: il peso dello Stato, misurato sia come entrate (tasse) che come uscite (spesa pubblica) non ha fatto altro che aumentare (https://tinyurl.com/4bwcsfaf ). La conclusione di questo equivoco culturale è stata che per decenni i movimenti di opposizione si lamentavano del neoliberismo auspicandone la fine e il passaggio ad un'economia con ruolo dello Stato ulteriormente accresciuto; sennonché è successo che mentre si auspicava tutto ciò, dato il peso crescente dello Stato, ha cominciato a far capolino una critica al sistema attuale portata non da chi invoca più Stato ma da chi ne teorizza un drastico ridimensionamento. In definitiva: il neoliberismo rischia sì di finire, non per tornare ad un cosiddetto keynesismo, ma per andare verso l'ultraliberismo. Milei, e Trump. E Musk.
In generale, a coloro che in questi anni tiravano in ballo il neoliberismo ogni tre per due, accusandolo della qualunque, mi verrebbe da chiedere se siano contenti, ora che finalmente si prospetta un possibile cambio d'era con la fine del neoliberismo. Avviserei solo che, se mai dovesse succedere, quelle stesse persone che incolpavano il neoliberismo anche per un mal di denti lo rimpiangeranno moltissimo.

Jack Daniel  su FB del 13 / 11 / 2024
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