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Autore Discussione: Alla Sapienza fronte anti-Ratzinger "Nemico di Galileo, qui non parli"  (Letto 3547 volte)
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« inserito:: Gennaio 12, 2008, 03:01:23 pm »

ESTERI

Dopo l'appello dei fisici gli studenti preparano la contestazione

Giovedì il Papa terrà un discorso di inaugurazione dell'anno accademico

Alla Sapienza fronte anti-Ratzinger "Nemico di Galileo, qui non parli"

Il rettore: al di là delle opinioni, viene tra noi come messagero di pace

di ANNA MARIA LIGUORI

 
ROMA - "Benedetto XVI non deve entrare all'Università La Sapienza". Il vade retro viene da un nutrito gruppo di docenti e studenti dell'ateneo più antico d'Europa e apre un nuovo fronte laici-cattolici. Il rischio è che giovedì prossimo, quando è in programma un discorso del Papa - terzo pontefice in visita all'ateneo - vada in scena una clamorosa contestazione, un sit-in antipapalino all'ombra delle Minerva. La parola d'ordine è: "Non vogliamo Ratzinger nel tempio della conoscenza perché è troppo reazionario".

L'alzata di scudi laica era stata preannunciata giovedì da una lettera ai vertici dell'università che hanno invitato, il 17 gennaio, papa Ratzinger ad inaugurare l'anno accademico 2007-08, il 705° dalla fondazione. Sessantasette docenti, tra cui tutti i più noti fisici dell'ateneo, hanno firmato un appello (pubblicato scorso su Repubblica) perché "quell'invito sconcertante", così lo hanno definito, venga revocato.

Il messaggio anti Ratzinger è stato spedito direttamente al rettore Renato Guarini: "Il 15 marzo 1990, ancora cardinale, in un discorso a Parma, Joseph Ratzinger ha rilanciato un'intollerabile affermazione di Feyerabend: "Il processo della Chiesa contro Galileo fu ragionevole e giusto"". Una frase che ha fatto sobbalzare il gruppo di scienziati che ora fa la fronda alla visita di Benedetto XVI. E che si dicono "indignati in quanto scienziati fedeli alla ragione e in quanto docenti che dedicano la loro vita all'avanzamento e alla diffusione delle conoscenze. Quelle parole ci offendono e ci umiliano. E in nome della laicità della scienza auspichiamo che l'incongruo evento possa ancora essere annullato".

La risposta del rettore Guarini? Un invito alla tolleranza e nessuna marcia indietro. "Al di là delle divergenze di opinioni - dice - bisogna accogliere Benedetto XVI come un uomo di grande cultura e di profondo pensiero filosofico, come messaggero di pace e di quei valori etici che tutti condividiamo". Così la cerimonia è stata confermata, e sarà divisa in due parti: la lectio magistralis tenuta da Mario Caravale, docente di storia del diritto, che parlerà della pena di morte, poi gli interventi del ministro dell'Università Fabio Mussi e del sindaco di Roma Walter Veltroni. Poi il discorso di Benedetto XVI. Alla fine, tutti in cappella.

Ma la vigilia potrebbe diventare "pesante". Dopo i professori anche gli studenti promettono che non resteranno a guardare. Annunciano che faranno un sit-in contro "l'oscurantismo" di Benedetto XVI, terzo papa in visita alla Sapienza dopo Paolo VI nel 1964 e Giovanni Paolo II nel 1991. "Non capiamo per quale motivo il Papa debba prendere parte alla cerimonia" sottolinea Michele Iannuzzi della Rete per l'Autoformazione. E centinaia di studenti delle università romane già fanno sapere che nei prossimi giorni si daranno appuntamento sotto la statua della Minerva, simbolo del sapere e della conoscenza. Già mercoledì organizzeranno cortei, campagne di comunicazione e daranno vita a "gesti eclatanti" per coinvolgere il maggior numero di studenti in quella che vuole essere "una vera e propria lotta contro l'ingerenza del pontefice nelle istituzioni italiane".

Clima di mobilitazione anche tra i docenti. Andrea Frova, docente di Fisica generale, è tra coloro che hanno partecipato alla stesura della lettera: "L'invito è una scelta inopportuna e vergognosa e non è sufficiente che il Papa non tenga più la lectio magistralis, come avevano deciso all'inizio. È solo un maquillage fatto anche piuttosto male. Si tratta di un capo di stato straniero ed inoltre il capo della Chiesa cattolica. E noi che abbiamo dedicato tutta la vita alla scienza non ci sentiamo di ascoltare, a casa nostra, una voce autorevole che condanna di nuovo Galileo". Un altro dei firmatari più attivi è Carlo Cosmelli, docente di Fisica: "Le accuse anti-scienza che il Papa ha lanciato da cardinale le ha ribadite anche nella sua ultima enciclica. Lui è convinto che, quando la verità scientifica entra in contrasto con la verità rivelata, la prima deve fermarsi. Una cosa del genere in una comunità scientifica non può essere accettata".

(12 gennaio 2008)

da repubblica.it
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« Risposta #1 inserito:: Gennaio 18, 2008, 03:22:34 pm »

ESTERI

L'amarezza del Capo dello Stato dopo il caso Sapienza evitiamo spirali di tensioni che possono portare al peggio

"Attenti all'anticlericalismo rischiamo un ritorno al passato"

Napolitano: ora dobbiamo recuperare un clima di tolleranza

 
"È una vicenda che mi ha molto colpito, e mi ha amareggiato nel profondo", dice Giorgio Napolitano il giorno dopo la rinuncia del Papa al discorso della Sapienza, davanti alla protesta di una parte rilevante dei docenti e alla contestazione degli studenti.

Il Capo dello Stato ha scritto di getto una lettera al Pontefice dove non solo esprime il suo rammarico per quanto è avvenuto, ma giudica inammissibili le "manifestazioni di intolleranza" e i "preannunci offensivi" che hanno portato il Papa ad annullare la visita. Il messaggio è stato giudicato "sincero e nobile" dal Vaticano, e secondo il direttore dell'Osservatore Romano, Giovanni Maria Vian, "riduce in parte l'incidente". Ma dal palazzo del Quirinale, il Presidente della Repubblica resta preoccupato, e guarda soprattutto al futuro: "L'importante ora è recuperare un clima di rispetto e di tolleranza, nella tradizione della Repubblica. Guai a ritornare indietro, creando spirali di tensioni che possono solo portare al peggio".

L'amarezza del Capo dello Stato, le sue preoccupazioni, riguardano soprattutto "il clima che si è creato su questa vicenda". In questo clima, potremmo dire in questo contesto, secondo Napolitano "rientrano molte cose, giudizi e stati d'animo su cui si innestano anche speculazioni sfrenate". È un tema a cui il Presidente della Repubblica ha dedicato un passaggio esplicito nel messaggio di fine anno rivolto la sera del 31 dicembre a tutti gli italiani. "Ho fatto riferimento alla Costituzione - spiega - ricordando l'attualità dell'indirizzo costituzionale di garanzia della libertà religiosa, di reciproca indipendenza e di collaborazione tra Stato e Chiesa. E ho auspicato, anzi ho sottolineato la necessità di un più schietto e misurato confronto tra l'Italia e la Santa Sede, ritenendo che questo fosse anche l'auspicio del Papa". Tutto ciò, aggiunge oggi il Presidente, "trovando luoghi e occasioni per andare a chiarimenti, quando sono necessari, anche a livello dei due governi".

Già nel discorso di insediamento davanti alle Camere riunite in seduta comune, sottolineando di parlare come rappresentante dell'unità nazionale, Napolitano aveva voluto raccogliere nel messaggio augurale del Pontefice "il riferimento ai valori umani e cristiani che sono patrimonio del popolo italiano, ben sapendo quale sia stato il profondo rapporto storico tra la cristianità e il farsi dell'Europa"; e ne aveva tratto la convinzione "che debba laicamente riconoscersi la dimensione sociale e pubblica del fatto religioso e svilupparsi concretamente la collaborazione, in Italia, tra Stato e Chiesa cattolica in molteplici campi in nome del bene comune".

Una collaborazione, sottolinea oggi il Presidente, "nel rispetto reciproco di due ordini autonomi e indipendenti". Sapendo che collaborazione significa vigilanza e impegno per non cedere alle spinte e alle circostanze "che potrebbero ricacciarci indietro, in una spirale di incomunicabilità, di tensione, di accuse reciproche rivolte da una parte all'altra, senza cercare punti d'intesa e di leale, autonoma comprensione". Dopo l'incidente della Sapienza, è questo il rischio da scongiurare per il futuro, l'impegno del Presidente per evitare il peggio. "Ecco il vero pericolo - spiega - dell'intolleranza di quelle manifestazioni e di quelle interdizioni andate in scena alla Sapienza, come anche di certi preannunci offensivi, incompatibili con la libertà e la serenità di un confronto intellettuale".

Cosa sarebbe avvenuto, riflette il Capo dello Stato, "se si fossero verificati gravi incidenti con il Papa all'Università, o manifestazioni di dileggio, con caratteristiche di offese gravi"? Questo spiega l'attenzione e la preoccupazione con cui il Quirinale ha seguito l'intera vicenda, e lo sforzo odierno di riportare a governo un clima, un contesto, un sistema di relazioni e di rapporti e anche un dialogo che il Presidente aveva auspicato potesse approfondirsi, nella telefonata d'auguri con il Pontefice prima di Natale. "Mi auguro - dice Napolitano - che si possa oggi contare su una moderazione da tutte le parti, su un senso di responsabilità che devono sentire tutti, per evitare che quanto è accaduto lasci una scia di divisioni o peggio accentui le contrapposizioni, dando inizio a nuove polemiche".

Il Capo dello Stato apprezza il "realismo" di chi non vuole ingigantire la vicenda, pur condannando quanto è accaduto, e si preoccupa di evitare conseguenze negative che scavino un solco tra laici e cattolici, tra Stato e Chiesa, tra credenti e non credenti. "Ricordiamoci - spiega - che questo è un Paese tollerante, dove c'è una pluralità di opinioni, un pluralismo culturale che ci arricchisce. Ci sono cose che mi preoccupano, come quando vedo che rispuntano piccoli gruppi che si fregiano di sigle anticlericali: questo termine in Italia viene da un'altra epoca, viene da un passato che credevamo di aver chiuso e superato, non lo usava più nessuno".

Ecco perché Giorgio Napolitano chiede a tutti responsabilità e cautela nei prossimi passi, e chiede una gestione di questo focolaio di crisi che si è aperto tra fede e laicità e che può dividere il Paese. "Bisogna evitare tensioni artificiali e soprattutto bisogna evitare di avvitarci in una fase di tensioni e di polemiche che sarebbero dannose. Dopo quanto è accaduto, rompiamo subito questa catena di reazioni e controreazioni, prima ancora che cominci. Guardiamo avanti, pensiamo a costruire ed evitiamo di farci ricacciare indietro. Il Paese non ne ha bisogno, e non lo merita".
(e. m.)

(17 gennaio 2008)

da repubblica.it
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