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Autore Discussione: Marketing di Influenza Ambassador. È il portavoce di una marca che ...  (Letto 4524 volte)
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« inserito:: Agosto 28, 2023, 05:42:10 pm »

Marketing di Influenza
Ambassador.
È il portavoce di una marca che rappresenta e di cui è ben informato e può essere un professionista interno o esterno all’impresa. Essendo molto informato riguardo alla marca che utilizza abitualmente è in grado di influenzare le opinioni degli altri consumatori.

Il marchio Ambassador si avvale di strumenti capaci di accrescere la notorietà della marca.
Il termine brand Ambassador si associa alle figure di testimonial e influencer.

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SEGNALAZIONE:

Invece ARLECCHINO EURISTICO nickname di Gaetano Gavioli (Gianni) sarà Ambasciatore di Marchi a lui noti, selezionati con sua libera scelta e metodiche caratteristiche, spesso fuori dal coro.
Non è necessario un rapporto economico con le industrie produttrici dei beni segnalati.
Le segnalazioni e la testimonianza di Arlecchino Euristico saranno sempre positive, non tanto sul marketing aziendale, spesso menzognero, ma soprattutto sulla qualità superiore alla media dei prodotti.

Quelle negative saranno raccolte e citate da Arlecchino Euristico, solo ricavandole da fonti giornalistiche specializzate nelle indagini per la protezione dei Compratori e dei Consumatori.

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« Risposta #1 inserito:: Settembre 03, 2023, 07:08:25 pm »

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Perché la Finlandia è il paese più felice al mondo, da anni
«Siamo un paese piccolo, con poca corruzione, e non passiamo mai col semaforo rosso», dicono.

Headshot of Matteo AlbaneseDi Matteo AlbanesePubblicato: 26/08/2023
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Esiste un proverbio finlandese, onnellisuus on se paikka puuttuvaisuuden ja yltäkylläisyyden välillä, «la felicità è uno spazio tra mancanza e abbondanza». In finlandese esistono due termini traducibili con “felicità”, onnellinen e iloinen, e la differenza è presto detta. Iloinen è una contentezza breve, quando sei felice di aver incontrato una persona che non vedevi da tempo, o comunque, per intenderci, ascrivibile a piccoli ambiti della quotidianità. C’è poi onnellinen, che è il termine del proverbio e indica invece un sentimento più profondo e globale di felicità, la gratitudine. Mica per caso, in finlandese, ilo vuol dire “gioia” mentre onni“ fortuna”. È qui la differenza tra una contentezza momentanea e un’atarassia prolungata. Se l’antropologo John L. Steckley fece notare come gli Inuit avessero cinquantadue termini con cui chiamare la neve, a seconda di forma e consistenza dei fiocchi, sembra quasi una contraddizione che in Finlandia – il paese che da sei anni consecutivi è in cima alle classifiche mondiali di felicità pro capite, davanti all’Islanda e alla Danimarca – esistano due sole varianti di felicità.

Com’è possibile?
Qualche mese fa, il New York Times ha intervistato una dozzina di finlandesi, dai 13 agli 88 anni, un campione di ex atleti olimpici, immigrati, un violinista e un agricoltore in pensione, della capitale Helsinki, da Turku e da altre città del paese. Si sono mostrati scettici sulla misurazione della felicità – ok, ci sono benefici nel vivere circondati dalla natura, nel praticare sport, perdipiù il welfare dei paesi della Fennoscandia è democratico, un po’ liberista e un po’ socialista, con spese importanti in protezione sociale e programmi universalistico di assistenza sanitaria e istruzione – ma concordi su un punto: «Quando capisci cosa è realmente sufficiente per vivere, sei felice». È una specie di minimalismo, dei video che forse hai visto su YouTube di Matt D’Avella, che su Netflix ha peraltro girato il documentario con Joshua Fields Millburn e Ryan Nicodemus, in arte The Minimalists. C’è di più. La CNBC chiese il segreto della felicità a un filosofo finlandese, Frank Martela, dell’Università di Aalto (a Espoo, seconda città per abitanti del paese, sulla sponda settentrionale del Golfo di Finlandia), e lui ha risposto con un altro proverbio.
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Kell’onni on, se onnen kätkeköön, «chi è felice dovrebbe nasconderlo». È una massima del poeta Eino Leino e, se cerchi su Google, compare in due siti. Il primo è “The funny world of Finnish idioms”, sito di Cai-Göran Alexander Stubb, europarlamentare ed ex primo ministro finlandese dal giugno 2014 al maggio 2015. Si legge: «I finlandesi non sono i più sorridenti al mondo. A parte quando gli dici che la Svezia, in questa classifica, è quattro posizioni sotto». E poi c’è www.happinessinfinland.com, che in un post di qualche anno fa pone l’esempio del Bhutan, che misura la prosperità di un paese non attraverso il PIL, prodotto interno lordo, quanto il FIL, felicità interna lorda. È la media di nove fattori, dal benessere psicologico alla sanità, dall’istruzione alla vivacità culturale. Ma perché, dunque, chi è felice dovrebbe nasconderlo? Semplice: si crede che mostrando la felicità si rischi di perderla. Per questo, pare, a Helsinki non si parla dei vincitori della lotteria a meno che non abbiano dilapidato i propri soldi. Così i finlandesi odiano i paragoni, tendono a fidarsi dei connazionali e smarriscono appositamente i portafogli.
È successo davvero, nel 2022. Ogni anno, il Reader's Digest lascia cadere dodici portafogli contenenti 50$, alcune foto di famiglia e un biglietto con un numero di cellulare in sedici città del mondo. Quando li hanno volutamente abbandonati per Helsinki, undici su dodici sono stati restituiti chiamando il numero scritto nel bigliettino. «Siamo un paese piccolo, con poca corruzione, e non passiamo mai col semaforo rosso», commentavano gli intervistati. In un sondaggio del 2021 i finlandesi hanno descritto le fonti della loro felicità. Ci sono famiglia, salute, gli amici e l’amore, ma al primo posto (per l’87%) c’è la natura. Non c’è bisogno di praticare assiduamente il nordic walking, spiegano – basterebbe una passeggiata di un quarto d’ora al giorno – o esagerare con la sauna. Ce n’è quasi una per abitante (3,3 milioni di saune, 5,5 milioni di finlandesi). Il paese che conoscevi per la Nokia, o l’aeroporto di Helsinki, il più efficiente al mondo, è anche il paese di sisu e dei Mökki – i tipici cottage sui laghi –, di Vaasa e di Tampere, la città nordica più popolosa tra quelle prive di sbocco sul mare. Eppure, sono i più felici al mondo.

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Matteo Albanese
Classe 1997, genovese e genoano (pure non in quest'ordine), ha studiato a Savona spaziando tra il giornalismo e la SEO. Ha scritto e scrive tra gli altri per La Gazzetta dello Sport, Rivista Undici, PianetaGenoa1893.net e Cronache di Spogliatoio. Nel 2018 ha pubblicato 'Narrami, o Dellas', un libro sulla Grecia vincitrice dell'Europeo di calcio 2004. Fin qui solo calcio, ma c'è altro: playlist di musica elettronica, biografie, una genuina ossessione per l'IKEA e le storie scandinave.   
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