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Autore Discussione: Riforme, ricatto di Berlusconi = Gentiloni: «La riforma tv va avanti»  (Letto 2479 volte)
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« inserito:: Gennaio 14, 2008, 01:00:59 pm »

Riforme, ricatto di Berlusconi

Tutta la maggioranza dice no

Gentiloni: «La riforma tv va avanti»


Sulle riforme arriva il ricatto di Berlusconi: sì alla bozza Bianco, ma solo se si stoppa la riforma tv. Il diktat ha il "merito" di ricompattare l'Unione. Dopo aver urlato per 17 mesi che il governo sarebbe crollato per essere smentito ogni volta, sembra ora delinearsi la nuova tattica dell’ex leader della defunta Casa delle Libertà. Apertura al dialogo con il centrosinistra sulla legge elettorale, ma in cambio netto no alla riforma della tv e sul conflitto di interessi. In collegamento telefonico con Roccaraso, il Cavaliere arriva ad affermare: «Non potremmo trattare con forze politiche che mettessero in atto una decisione criminale come il disegno Gentiloni. Non ci sarebbe alcuna possibilità di dialogo - ha detto Berlusconi - con chi agisse in questo modo».

Quella sulla riforma della legge elettorale, ha proseguito l’ormai leader della sola Forza Italia, «deve essere una proposta che deve eliminare il frazionamento eccessivo, che rende impossibile il governo e espone i grandi partiti ai ricatti delle ali estreme e ci rende ridicoli agli occhi del mondo». «Il sistema tedesco non va bene – ha continuato Berlusconi -, sarebbe un ritorno indietro al passato, verrebbe sottratta ai cittadini la possibilità di scegliere il premier e il governo. La governabilità è cosa necessaria e che lo sbarramento più elevato è meglio è: uno sbarramento del 5% è il minimo che si deve avere».

Così, in pratica, all'ex premier andrebbe benissimo il “porcellum” di Calderoli, quello attualmente in vigore e definito tale dallo stesso esponente leghista, con qualche piccolo ritocco. L’obiettivo resta comunque il modello francese. «Sono d'accordo con Veltroni, ha dato buoni risultati. Per fare in Italia quello che Sarkozy ha fatto in Francia in poco tempo ci vorrebbero 2-3 anni. Ci vuole un solo turno, una sola scheda, un solo voto. Speriamo che si trovi l'accordo», ha detto ancora il Berlusconi.

Poi è proseguita la solita tiritera: secondo Berlusconi, l’Italia è in crisi, il dialogo è necessario, ma subito dopo l’accordo elettorale, Prodi si dovrà dimettere. Infine, la consueta "smentita": «La legge elettorale non c'entra niente con la Gentiloni. e non sono stato certo io a collegare i due temi»: ma certo, resta impossibile collaborare con «un governo che si macchiasse di una simile nefandezza, inconcepibile in una vera democrazia». La Gentiloni, appunto.

Le reazioni
La risposta non si è fatta attendere. «Non si fanno scambi», fa sapere Dario Franceschini. Il vicesegretario del Pd parla chiaro: «Non ci può essere nessuno scambio tra le cose che ci siamo impegnati a fare per il Paese», tra cui la Gentiloni, «e il dialogo sulla legge elettorale». Franceschini ricorda che «abbiamo spiegato l'esigenza di mantenere due piani distinti, quello delle riforme e delle regole, sul quale servono dialogo e intesa con l'opposizione, e quello dell'azione di governo, su cui sarebbero proseguiti il confronto e lo scontro tra maggioranza e opposizione. Per questo continueremo, mentre dialoghiamo sulle regole, a impegnarci per attuare il programma di governo che, com'è noto, prevede la riforma Gentiloni».

Ma è lo stesso ministro delle Telecomunicazioni a intervenire in serata: ai microfoni del Tg3, Gentiloni sottolinea che la legge sul sistema radio televisivo «va avanti», «deve portare più pluralismo in un sistema che dalla scorsa legislatura è stato molto limitato». «Naturalmente - aggiunge Gentiloni - deve andare avanti anche l'intesa sulla legge elettorale ed è bene che i due piani restino distinti. Se si mescola, se si pensa a scambi sottobanco si fanno errori molto gravi».

«Il diktat di Berlusconi sulla legge Gentiloni è inaccettabile. È la dimostrazione che il leader di Forza Italia ha un unico interesse: la difesa del suo patrimonio», ha spiegato Roberto Cuillo (Pd). «È interesse di tutto il Paese, invece, avere una buona legge di riordino del sistema televisivo - ha continuato -. È ora che la società civile, gli operatori della comunicazione e dell'informazione, i cittadini, si mobilitino a fianco del Parlamento per una immediata approvazione della legge Gentiloni e della riforma Rai».

«Sappiamo distinguere - ha detto Franco Monaco, ulivista del Pd -. Il nostro dissenso su leggi elettorali a impianto proporzionale attiene a un altro piano. Ma il PD e tutta l'Unione devono respingere il doppio ricatto di Berlusconi: la pretesa di elezioni subito e l'archiviazione della legge Gentiloni, bollata come criminale». «Non siamo noi, è Berlusconi che confonde i piani - aggiunge - e, come sempre, privilegia gli affari suoi. Abbiamo precisi impegni con gli elettori. Il paradosso sarebbe portare a casa una cattiva legge elettorale e, per di più, tenerci il sistema tv che fa comodo a lui. Questo sì sarebbe un inciucio tutto a perdere».

Anche Mastella è contrario al ricatto. Anche se a modo suo. «Sono d'accordo con Silvio Berlusconi, favorevole a una riforma elettorale che preveda una soglia di sbarramento alta». Clemente Mastella, segretario dell'Udeur, conferma la richiesta del Campanile di portare nella nuova legge elettorale la soglia di sbarramento al 10 per cento ma chiede che al contempo «si approvi anche il disegno di legge Gentiloni». «Proprio perchè - spiega Mastella - con una soglia di sbarramento alta si da un vantaggio oggettivo ad alcune forze politiche rispetto ad altre, riteniamo opportuno, anche se in passato abbiamo avuto qualche perplessità, che il Parlamento in previsione o in contemporanea con la nuova legge elettorale, approvi anche il disegno di legge Gentiloni. Tutto quello, insomma, che riguarda il rapporto democrazia-comunicazione».


Pietro Folena, del Prc, è il relatore del disegno di legge Gentiloni. «Mi dispiace e mi sorprende che nel momento in cui si dialoga sulla legge elettorale, per il bene del Paese e il risanamento del sistema politico, il presidente Berlusconi subordini tutto ciò alla messa in soffitta del ddl Gentiloni, vale a dire alla garanzia per i suoi interessi personali e aziendali. Uno statista - incalza l'esponente del Prc - è colui che per l'interesse generale, tanto più in una fase di riforma delle istituzioni, è capace di mettere da parte il proprio particolare. Mischiare due questioni diverse e distinte come la legge elettorale e la riforma della tv è assolutamente contrario allo spirito di dialogo necessario in queste circostanze. Nell'esaminare il ddl Gentiloni - conclude Folena - ci siamo aperti al dialogo con l'opposizione e questo Berlusconi lo sa. Ora dimostri responsabilità di fronte al Paese e alle istituzioni».


Infine il Pdci: «Subito legge conflitto interessi», risponde il capogruppo del Pdci alla Camera, Pino Sgobio, che invoca una "risposta con fatti concreti" alle parole di Berlusconi, «non con accordicchi di basso profilo, o inciuci». E sottolinea la necessità di «fare subito ciò che si è promesso agli elettori: il conflitto di interessi, punto fondamentale del programma dell'Unione, non attuarlo sarebbe tradire un impegno solenne».


Pubblicato il: 14.01.08
Modificato il: 14.01.08 alle ore 11.17   
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