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« inserito:: Ottobre 12, 2022, 06:01:20 pm » |
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Post della sezione Notizie
Massimiliano Bondanini Se l’Italia è il solo Paese sviluppato per cui le previsioni sono state riviste al rialzo, per l’anno in corso, è segno che, nella prima parte dell’anno, non sono stati commessi errori. Hanno festeggiato facendo cadere il governo. Nel 2023 è prevista una CRESCITA dello 0,7%, poco ma non una recessione. La Germania è prevista crescere dello 0,8%. Quello che è invece rilevante è che l’Italia è il paese per cui l’aggiustamento verso il basso delle previsioni di crescita per il 2023 è più marcato. Un paese molto indebitato subisce più degli altri l’aumento dei tassi d’interesse: la domanda privata cade relativamente di più. Quel debito è un ostacolo alla crescita e un attentato alla sovranità. Chiedere scostamenti di bilancio è suicida. Il mondo, nel suo complesso, continua a crescere: 3.2% quest’anno e 2.9% il prossimo, il che per chi esporta come noi è positivo. Il punto cruciale: usare i fondi europei con profitto è essenziale, non solo per il loro effetto di moltiplicare la domanda, in un momento in cui verrà ridotta dalla politica monetaria restrittiva, ma per aumentare la produttività, la crescita di lungo periodo e quindi la sostenibilità del debito. Ma più di tutto ciò, in questo momento, è fondamentale che la sciagurata caduta del governo e la campagna elettorale fatta di promesse irrealizzabili e destabilizzanti non creino, come purtroppo sta accadendo, un clima di sfiducia tale da bloccare l’ultimo trimestre. Nel qual caso il 2023 è perso.” “La crescita del secondo trimestre accelera. L’istat stima che il prodotto interno lordo sia aumentato dell'1% in termini congiunturali e del 4,6% in termini tendenziali. La crescita acquisita del Pil per il 2022 è pari al +3,4%. La previsione sull'anno migliora rispetto al +2,6% stimato a fine maggio sulla base dell'andamento del primo trimestre (+0,1%). I rischi sulla seconda parte dell’anno restano elevati ma non si vede nessuna catastrofe, segno evidente che fin qui non si sono commessi grossi errori.” “Il governo Draghi lascia un paese la cui economia è in buona salute, un Pnrr impostato, conti pubblici in ordine nonostante il deterioramento dello scenario internazionale. Da dove nasce questa positiva anomalia italiana? Da tre cause. 1) Il governo ha potuto garantire aiuti a famiglie e imprese per quasi due punti di pil senza compromettere il risanamento programmato della finanza pubblica. Ciò è dovuto alla crescita, alla credibilità internazionale di cui gode il presidente del consiglio uscente e all’aver evitato scostamenti di bilancio ampiamente richiesti che avrebbero fatto aumentare solamente il costo il debito, annullando quindi gli effetti degli aiuti erogati. 2) Il turismo e’ stato massiccio. 3) Il tessuto delle imprese ha dimostrato un dinamismo sorprendente e ha maturato una competitività internazionale di prezzo e di prodotto via via crescente. Il 2021 è stato caratterizzato da un forte dinamismo degli scambi con l’estero. Nei prima parte del 2022 le vendite all’estero di prodotti italiani sono cresciute del 20,7% rispetto allo stesso periodo del 2021, ma l’incremento del valore dell’import è stato più che doppio, portando in negativo il saldo della bilancia commerciale. Il deterioramento dei saldi commerciali è stato un fenomeno comune anche alle altre maggiori economie Ue e in larga parte dovuto al peggioramento delle ragioni di scambio soprattutto per costi dell’energia. Il tasso di inflazione italiano, sistematicamente sotto alla media dell’area euro, dimostra e accresce questa competitività relativa e al tempo stesso favorisce la capacità delle imprese di stare sui mercati internazionali. Questa è l’eredità che viene lasciata al nuovo governo, non gente per strada che muore di fame. Certo, lo scenario mondiale è in deterioramento. Ma è appunto per questo che le promesse andrebbero adeguate alla nuova realtà.” “Indebitamento netto in rapporto al pil Programmatico 2020: -9,6% 2021: -7,2% 2022: -5,6% Tendenziale 2020: -9,6% 2021: -7,2% 2022: -5,1% Debito pubblico in rapporto al pil Programmatico 2020: 155,3% 2021: 150,8% 2022: 147% Tendenziale 2020: 155,3% 2021: 150,8% 2022: 146,8%. In giro, gente che parla di economia, ti spiega che il governo Draghi non lascia i conti in ordine perché il bilancio non è in pareggio anzi non è in surplus. Notare due cose. I numeri del deficit e del debito in rapporto al pil del 2022 sono in relazione alle vecchie stime di crescita di aprile, riviste in rialzo in questi giorni. Il deficit e il debito pil sono stati più bassi del previsto nel 2021 e con ogni probabilità nel 2022.” “Il governo Draghi lascia un’economia in buona salute più di quanto appariva pochi giorni fa dai dati sulla crescita, sul deficit e sul debito. È di oggi la notizia che il tasso di occupazione sale al 60,1% il livello più alto dal 1977. La disoccupazione è stabile all’8,1% ma è un dato che non deve trarre in inganno. Benché correlate, un aumento della produzione non si traduce mai in un incremento dell’occupazione accompagnato da un uguale decremento nella disoccupazione. Nei periodi di espansione la disoccupazione non viene aggiustata 1:1 con l’occupazione. Alcuni posti di lavoro vengono dati a lavoratori fuori dalla forza lavoro e non propriamente disoccupati. Cala infatti il tasso di inattività al 34,5%, segno evidente della dinamicità del mercato del lavoro. Quando i numeri vanno tutti in una direzione, si esce dal terreno delle congetture e delle coincidenze. Il pil che cresce sopra le attese, accompagnato da un netto miglioramento del mercato del lavoro, va oltre il semplice rimbalzo congiunturale, che c’è, ma traccia una rotta per la crescita di medio periodo.” (Alberto Graziani)
da Fb del 1 agosto 2022
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