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Autore Discussione: Massimiliano Bondanini - Hanno festeggiato facendo cadere il governo.  (Letto 4160 volte)
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« inserito:: Agosto 02, 2022, 11:23:46 am »

Post della sezione Notizie

Massimiliano Bondanini
Se l’Italia è il solo Paese sviluppato per cui le previsioni sono state riviste al rialzo, per l’anno in corso, è segno che, nella prima parte dell’anno, non sono stati commessi errori.
Hanno festeggiato facendo cadere il governo.

Nel 2023 è prevista una CRESCITA dello 0,7%, poco ma non una recessione. La Germania è prevista crescere dello 0,8%.
Quello che è invece rilevante è che l’Italia è il paese per cui l’aggiustamento verso il basso delle previsioni di crescita per il 2023 è più marcato.
Un paese molto indebitato subisce più degli altri l’aumento dei tassi d’interesse: la domanda privata cade relativamente di più. Quel debito è un ostacolo alla crescita e un attentato alla sovranità. Chiedere scostamenti di bilancio è suicida. Il mondo, nel suo complesso, continua a crescere: 3.2% quest’anno e 2.9% il prossimo, il che per chi esporta come noi è positivo.
Il punto cruciale: usare i fondi europei con profitto è essenziale, non solo per il loro effetto di moltiplicare la domanda, in un momento in cui verrà ridotta dalla politica monetaria restrittiva, ma per aumentare la produttività, la crescita di lungo periodo e quindi la sostenibilità del debito.
Ma più di tutto ciò, in questo momento, è fondamentale che la sciagurata caduta del governo e la campagna elettorale fatta di promesse irrealizzabili e destabilizzanti non creino, come purtroppo sta accadendo, un clima di sfiducia tale da bloccare l’ultimo trimestre. Nel qual caso il 2023 è perso.”
“La crescita del secondo trimestre accelera.
L’istat stima che il prodotto interno lordo sia aumentato dell'1%  in termini congiunturali e del 4,6% in termini tendenziali.
La crescita acquisita del Pil per il 2022 è pari al +3,4%.
La previsione sull'anno migliora rispetto al +2,6% stimato a fine maggio sulla base dell'andamento del primo trimestre (+0,1%).
I rischi sulla seconda parte dell’anno restano elevati ma non si vede nessuna catastrofe, segno evidente che fin qui non si sono commessi grossi errori.”
“Il governo Draghi lascia un paese la cui economia è in buona salute, un Pnrr impostato, conti pubblici in ordine nonostante il deterioramento dello scenario internazionale.
Da dove nasce questa positiva anomalia italiana?
Da tre cause.
1) Il governo ha potuto garantire aiuti a famiglie e imprese per quasi due punti di pil senza compromettere il risanamento programmato della finanza pubblica. Ciò è dovuto alla crescita, alla credibilità internazionale di cui gode il presidente del consiglio uscente e all’aver evitato scostamenti di bilancio ampiamente richiesti che avrebbero fatto aumentare solamente il costo il debito, annullando quindi gli effetti degli aiuti erogati.
2) Il turismo e’ stato massiccio.
3) Il tessuto delle imprese ha dimostrato un dinamismo sorprendente e ha maturato una competitività internazionale di prezzo e di prodotto via via crescente.
Il 2021 è stato caratterizzato da un forte dinamismo degli scambi con l’estero. Nei prima parte del 2022 le vendite all’estero di prodotti italiani sono cresciute del 20,7% rispetto allo stesso periodo del 2021, ma l’incremento del valore dell’import è stato più che doppio, portando in negativo il saldo della bilancia commerciale.
Il deterioramento dei saldi commerciali è stato un fenomeno comune anche alle altre maggiori economie Ue e in larga parte dovuto al peggioramento delle ragioni di scambio soprattutto per costi dell’energia.
Il tasso di inflazione italiano, sistematicamente sotto alla media dell’area euro, dimostra e accresce questa competitività relativa e al tempo stesso favorisce la capacità delle imprese di stare sui mercati internazionali.
Questa è l’eredità che viene lasciata al nuovo governo, non gente per strada che muore di fame. Certo, lo scenario mondiale è in deterioramento. Ma è appunto  per questo che le promesse andrebbero adeguate alla nuova realtà.”
“Indebitamento netto in rapporto al pil
Programmatico
2020: -9,6%
2021: -7,2%
2022: -5,6%
Tendenziale
2020: -9,6%
2021: -7,2%
2022: -5,1%
Debito pubblico in rapporto al pil
Programmatico
2020: 155,3%
2021: 150,8%
2022: 147%
Tendenziale
2020: 155,3%
2021: 150,8%
2022: 146,8%.
In giro, gente che parla di economia, ti spiega che il governo Draghi non lascia i conti in ordine perché il bilancio non è in pareggio anzi non è in surplus.
Notare due cose.
I numeri del deficit e del debito in rapporto al pil del 2022 sono in relazione alle vecchie stime di crescita di aprile, riviste in rialzo in questi giorni.
Il deficit e il debito pil sono stati più bassi del previsto nel 2021 e con ogni probabilità nel 2022.”
“Il governo Draghi lascia un’economia in buona salute più di quanto appariva pochi giorni fa dai dati sulla crescita, sul deficit e sul debito.
È di oggi la notizia che il tasso di occupazione sale al 60,1% il livello più alto dal 1977. La disoccupazione è stabile all’8,1% ma è un dato che non deve trarre in inganno.
Benché correlate, un aumento della produzione non si traduce mai in un incremento dell’occupazione accompagnato da un uguale decremento nella disoccupazione. Nei periodi di espansione la disoccupazione non viene aggiustata 1:1 con l’occupazione. Alcuni posti di lavoro vengono dati a lavoratori fuori dalla forza lavoro e non propriamente disoccupati.
Cala infatti il tasso di inattività al 34,5%, segno evidente della dinamicità del mercato del lavoro.
Quando i numeri vanno tutti in una direzione, si esce dal terreno delle congetture e delle coincidenze. Il pil che cresce sopra le attese, accompagnato da un netto miglioramento del mercato del lavoro, va oltre il semplice rimbalzo congiunturale, che c’è, ma traccia una rotta per la crescita di medio periodo.”

(Alberto Graziani)

da Fb del 1 agosto 2022
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« Risposta #1 inserito:: Settembre 25, 2022, 06:40:32 pm »

Massimiliano Bondanini
Da leggere
Mikos Tarsis

Prendere atto di un esito inevitabile
Lungo art. di Paul Craig Roberts sulla strategia militare dei russi in Ucraina. Non sarà facile riassumerlo.
Parte dal presupposto che l'obiettivo principale dei russi è sempre stato quello di smilitarizzare l'Ucraina.
All’inizio della guerra le forze ucraine più capaci, esperte, ben armate e ben posizionate non erano a Kiev, ma nel Donbass e a Mariupol. Erano posizionate lì da mesi, con l’obiettivo finale di riconquistare il Donbass e la Crimea.
Infatti, ne parlavano apertamente e credevano fermamente che le loro forze armate, dopo otto anni di preparazione, avessero raggiunto un tale punto di forza da poter effettivamente raggiungere quell’obiettivo.
I loro benefattori nella NATO li avevano incoraggiati a crederlo, perché anche il sogno più grande della NATO era quello d'innalzare i propri vessilli sulla base navale di Sebastopoli e quindi dominare l’intero Mar Nero e il Bosforo.
In virtù di questo e di molti altri obiettivi geostrategici – primo fra tutti l’arresto della rinascita russa – per anni la NATO ha fornito armi all’Ucraina.
Decine di migliaia di truppe ucraine sono state addestrate all’uso di questi armamenti della NATO. E migliaia di agenti dei servizi segreti occidentali, forze speciali e mercenari (prevalentemente americani, britannici e francesi) sono stati incorporati nelle forze ucraine di prima linea, dove molti sono stati uccisi o catturati, anche se è ancora presente un sostanziale contingente.
Molte di queste truppe occidentali sono lì principalmente per coordinare la ricezione, l’interpretazione e l’uso “fattibile” di dati “ISR” (Intelligence, Surveillance & Reconnaissance) USA/NATO.
All’inizio del 2022 l’esercito costruito dagli Stati Uniti e dalla NATO in Ucraina era diventato la forza terrestre più grande e meglio armata d’Europa. In quasi tutti i suoi aspetti era più potente degli eserciti combinati di Germania, Francia e Italia.
L’esercito ucraino è stato costruito appositamente per servire gli interessi dell’Impero Americano nel suo obiettivo, da tempo stabilito, di paralizzare la Russia, anzi di smembrarla definitivamente, impedendole di esercitare un’influenza a livello globale.
La decisione russa d'invadere l’Ucraina alla fine di febbraio del 2022 è stata motivata da tutti questi fattori e accelerata dal continuo bombardamento dell’artiglieria ucraina sulla regione del Donbass, iniziato settimane prima.
Per raggiungere al meglio l'obiettivo di eliminare la minaccia esistenziale alle porte di casa, i russi hanno messo in atto un classico stratagemma per impedire alle forze posizionate nel nord dell’Ucraina di rinforzare quelle dell’Ucraina orientale e meridionale, una volta iniziati i combattimenti.
Questo è il motivo per cui avevano condotto l’elaborata operazione “fingi e blocca” a Kiev e dintorni. E, tutto sommato, aveva funzionato perfettamente.
Detto questo, è essenziale capire che le finte più grandi ed efficaci devono essere convincenti. E, per essere convincenti, molto spesso rischiano d'essere costose. Le migliori finte si basano su un’analisi costi/benefici il cui “beneficio” rappresenta spesso l’obiettivo principale di una guerra.
Nel caso dell’operazione “fingi e blocca” a Kiev, c’è stato un costo sostanziale, anche se non così elevato come i propagandisti di guerra occidentali han cercato di dipingerlo. Questo perché gran parte della finta consisteva in dimostrazioni di intenti, piuttosto che in azioni concrete.
Ad es. dopo aver ottenuto il dominio aereo nei primi giorni di guerra, i russi avevano messo insieme un’enorme colonna corazzata e l’avevano indirizzata come se niente fosse lungo l’autostrada principale dal nord verso Kiev. Poi, in pratica, l’avevano parcheggiata lì per molti giorni, fingendo di tanto in tanto di dirigersi in una direzione o in un’altra, prima di ritirarsi verso i propri confini e unirsi alle forze che si preparavano a lanciare l’offensiva principale nel Donbass.
Tutto ciò che avevano fatto a nord di Kiev era stato solo per fare scena. Anche la Bielorussia aveva partecipato alla prova di forza concentrando truppe e veicoli, spostandoli in modo aggressivo appena al di là del confine con l’Ucraina e minacciando velatamente di unirsi all’assalto russo a Kiev, ma un tale assalto non era mai stato previsto. Queste manifestazioni aggressive da parte della Bielorussia sono cessate quando i russi avevano concluso la falsa operazione e spostato le loro forze a sud-est.
Il risultato di questa finta operazione era stato che, nel corso di diverse settimane, i russi avevano, a tutti gli effetti, “bloccato” oltre 100.000 truppe ucraine e il loro equipaggiamento nelle vicinanze di Kiev, preso il controllo dei nodi e dei corridoi di trasporto chiave tra Kiev e il Donbass e, contemporaneamente, condotto una grande offensiva per accerchiare e annientare i 20.000 uomini dell’esercito ucraino dislocati a Mariupol, una città portuale altamente strategica sulla costa del Mare di Azov.
Le forze a Mariupol comprendevano il famigerato “Battaglione Azov” neonazista, il cui armamento e addestramento era da tempo una priorità degli Stati Uniti e della NATO, e che era considerato una delle componenti più temibili dell’esercito ucraino.
Le forze a Mariupol comprendevano anche molte decine di “consiglieri” della NATO (CIA, forze speciali e i cosiddetti “contractors”). Erano presenti anche circa 2.500 mercenari stranieri, la maggior parte dei quali veterani della NATO delle guerre in Iraq e Afghanistan.
Mentre i potenziali rinforzi erano rimasti inattivi e immobili a Kiev e dintorni, la potente forza di Mariupol era stata metodicamente circondata e sistematicamente annientata in un’operazione che sarà studiata nelle scuole di guerra per generazioni come uno dei più impressionanti combattimenti urbani mai eseguiti.
I russi hanno completamente invertito il rapporto di perdite generalmente accettato tra attaccanti e difensori, e lo hanno fatto contro un nemico protetto da fortificazioni massicce e complesse preparate per anni all’interno della tentacolare acciaieria Azovstal.
Si tenga presente che le forze ucraine nel Donbass avevano trascorso otto lunghi anni a costruire un’elaborata serie di fortificazioni nella regione con l’obiettivo di resistere a un attacco dei russi e di infliggere loro gravi perdite quando lo avessero fatto, anche a costo di usare i civili e le loro abitazioni come scudi.
Allo stato attuale, dall’inizio di luglio, è ormai incontrovertibile che l’operazione russa nel Donbass è stata una vittoria schiacciante. Si tratta della più impressionante gestione nella storia moderna di un campo di battaglia semi urbano. La forza originaria, composta da oltre 60.000 soldati tra i meglio addestrati ed equipaggiati dell’esercito ucraino, è stata effettivamente distrutta. Ha subìto perdite catastrofiche nei suoi quadri professionali più esperti e addestrati dalla NATO. Le massicce perdite di personale sono state parzialmente reintegrate da truppe della milizia territoriale scarsamente addestrate, ma le perdite ancora più importanti in armi pesanti non possono essere reintegrate.
Questo è il motivo per cui l’Ucraina ora subisce centinaia di morti in battaglia ogni singolo giorno. E perché, per mesi, i russi hanno subito pochissime perdite – almeno in rapporto di 1 a 10 – e molto probabilmente assai più basso.
L’artiglieria (con occasionali attacchi aerei e missilistici di precisione) sta facendo tutto il lavoro di combattimento.
L’obiettivo russo non è MAI stato quello di “prendere Kiev.” Il principale obiettivo russo è SEMPRE stato quello di distruggere l’esercito ucraino, i cui gruppi più potenti erano posizionati nel Donbass e a Mariupol. E lo hanno fatto in modo COMPLETO.
Sono altrettanto convinto che la “smilitarizzazione” continuerà a essere l’obiettivo russo in Ucraina fino a quando gli ucraini non imploreranno di arrendersi, accettando qualsiasi condizione proposta dai russi.
Solo allora la disposizione del territorio sarà decisa una volta per tutte: in definitiva la Russia unirà tutto il Donbass alla Transnistria dopo aver occupato Odessa (la Transcarpazia verrà concessa all'Ungheria).
Possiamo solo sperare che i disperati fanatici di Londra e Washington non commettano un errore fatale nei loro futili tentativi di mantenere l’egemonia di fronte al risorgere di un mondo multipolare.
Devo dire che di questa analisi condivido tutto, ma comincio a nutrire qualche dubbio sulla nuova ripartizione dell'Ucraina. Al momento penso che lo scenario proposto dall'analista militare Andrea Gaspardo sia il più vicino alla realtà in divenire: cioè quanto più le armi consegnate dagli occidentali agli ucraini sono in grado di colpire obiettivi della Federazione russa, superando anche gli attuali confini territoriali, tanto più i russi si prenderanno l'intero Paese, semplicemente per motivi di sicurezza. Gaspardo prevede che ciò avverrà entro la fine dell'anno.

Fonte:
I Russi stanno distruggendo l'esercito ucraino - Come Don Chisciotte
COMEDONCHISCIOTTE.ORG
I Russi stanno distruggendo l'esercito ucraino - Come Don Chisciotte
Paul Craig Roberts paulcraigroberts.org A differenza delle prostitute mediatiche occidentali, William Schryver fornisce un quadro accurato della distruzione da parte della Russia dell’esercito ucraino addestrato dall’Occidente: La logica dei Russi in Ucraina è proprio la “smilitarizzazione” ...

da Massimiliano Bondanini  - Fb del 1° settembre 2022
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