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Autore Discussione: Una prospettiva ecosocialista nel contesto di un Green New Deal Globale  (Letto 1672 volte)
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« inserito:: Agosto 18, 2022, 12:32:50 pm »

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Rassegna internazionale di Ecologia e Socialismo
LA RASSEGNA

Una critica alla decrescita
By David Schwartzman   09 Luglio 2022
Fonte: Climate&Capitalism - 05.01.2022

Una prospettiva ecosocialista nel contesto di un Green New Deal Globale

I contributi positivi dei fautori della decrescita vanno riconosciuti: in particolare il loro ripensamento della crescita economica sotto il capitalismo, la critica della sua misura, il PNL/PIL, così come la segnalazione dell'uso insostenibile delle risorse naturali, in particolare dei combustibili fossili, da parte del capitalismo nella sua produzione di merci finalizzata a generare profitto indipendentemente dall’impatto sulla salute delle persone e sull'ambiente. Inoltre, i fautori della decrescita criticano saggiamente gli eco-modernisti che affermano che la semplice sostituzione delle tecnologie in uso nell'attuale economia politica del capitalismo, sarà sufficiente per soddisfare i bisogni umani e della natura.

Ma le soluzioni offerte dalla decrescita sono altamente difettose ed è improbabile che il loro brand venga accolto con favore dalla classe operaia globale, anche se attrae settori delle categorie professionali. [1] Generalmente i fautori della decrescita non riescono a scorporare gli aspetti qualitativi della crescita economica, raggruppandoli tutti in un unico cesto: il sostenibile (rispondendo ai bisogni essenziali dell'uomo e della natura) e l’insostenibile (lasciando la maggior parte dell'umanità in povertà o peggio). I fautori della decrescita sottolineano come una parte importante del problema sia lo status relativamente privilegiato dei lavoratori del Nord del mondo rispetto a quelli del Sud del mondo, invece di riconoscere che la classe operaia transnazionale non trarrà vantaggio dalla crescita di settori che soddisfano i suoi bisogni sia nel Nord che nel Sud del mondo, ma che i lavoratori devono essere la forza trainante per sconfiggere il capitale fossile. [1, 2, 3]

Un'affermazione comune nel discorso sulla decrescita è che "la crescita perpetua su un pianeta finito porta inesorabilmente a calamità ambientali". [4] Questa affermazione non riesce a decostruire gli aspetti qualitativi della crescita: cosa sta crescendo, cosa dovrebbe decrescere, in quale regime energetico? Sebbene vi siano, ovviamente, limiti evidenti alla crescita dell'infrastruttura fisica globale, perché la conoscenza e la cultura non possono continuare a crescere a lungo, nel futuro, in un'economia fisica e politica globalmente sostenibile e giusta?

Inoltre, i principali sostenitori della decrescita affermano che 'il "flusso" globale di materiali ed energia deve diminuire, a cominciare da quelle nazioni che sono ecologicamente in debito con le altre. Il flusso di energia e di materiali deve diminuire perché i materiali estratti dalla terra causano enormi danni agli ecosistemi e alle persone che da essi dipendono. [5] Al contrario: per quanto riguarda la produttività materiale, sosteniamo che dovrebbe aumentare a livello globale, in una transizione ecosocialista, come culmine di un Green New Deal:

“In una transizione ecosocialista, come almeno noi la immaginiamo, il piano non sarebbe semplicemente la decrescita, ma la completa eliminazione graduale del Military-Industrial Complex (MIC) [Complesso Militare-Industriale]. La scomparsa del MIC libererebbe grandi quantità di materiali, soprattutto metalli, per la creazione di un'infrastruttura globale di energia eolica e solare". [6]

I principali sostenitori della decrescita sostengono una riduzione globale del consumo di energia, [5, 7, 8] ma questa sarebbe una prescrizione per la morte di massa della maggior parte dell'umanità in quanto la condannerebbe ad uno stato di povertà energetica ancora peggiore dell'attuale; inoltre, la riduzione impedirebbe la creazione della capacità eolica/solare necessaria per l'adattamento e la mitigazione del clima. Questo scenario renderebbe praticamente impossibile l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5 °Celsius, aumentando così il potenziale di una catastrofe climatica, con orrori ben peggiori di quelli a cui assistiamo ora.

Infine, i decrescitori sostengono l'obiettivo di una qualità di vita "soddisfacente" per la maggior parte dell'umanità che vive nel Sud del mondo (in contrasto con uno standard più elevato per molti del Nord del mondo), invece di chiedere e di tracciare un percorso verso lo stato più alto, sia come aspettativa di vita, sia come qualità della vita, raggiungibile per tutti i bambini nel corso della loro esistenza. [9, 10]

Questa critica alla decrescita ha importanti implicazioni per l'agenda e la strategia di un Global Green New Deal (GGND). In questo contesto, mentre i decrescitori sostengono saggiamente la riduzione del consumo dispendioso di energia negli Stati Uniti, e una transizione verso le energie rinnovabili, essi affermano ancora una volta che l'uso di energia a livello globale dovrebbe diminuire di un livello significativo nei prossimi decenni. [8, 11, 12] Se invece, sarà sempre più dettato da un'agenda ecosocialista, un GGND comporterà una crescita economica sostenibile, la creazione di un'infrastruttura per l'energia eolica/solare in sostituzione dei combustibili fossili, il ripristino degli ecosistemi naturali, le agroecologie, le infrastrutture verdi, ecc.

I decrescitori non riescono a riconoscere la differenza critica tra la cattura ad alta efficienza del flusso solare che genera energia eolica/solare e la fornitura di energia da combustibili fossili, a causa della loro mancanza di comprensione della termodinamica, in particolare del concetto di entropia, nella loro fallace appropriazione della quarta legge [della termodinamica] di Georgescu-Roegen, che confonde sistemi aperti e sistemi chiusi rispetto ai trasferimenti di energia e di massa; la superficie terrestre non è chiusa, ma anzi aperta all'energia che vi entra ed esce. Va notato che la quarta legge di Georgescu-Roegen è stata respinta più di trent'anni fa anche da importanti studiosi di economia ecologica, che hanno riconosciuto che la radiazione solare in entrata potrebbe essere la fonte di approvvigionamento energetico della civiltà globale. [13] Una sufficiente fornitura globale di energia solare/eolica, maggiore dell'attuale livello di consumo globale, potrebbe eliminare la povertà energetica, aumentando al livello più alto l'aspettativa di vita e creando al contempo la capacità di mitigazione e adattamento al clima. Inoltre, questa fornitura di energia rinnovabile potrebbe facilitare la fine virtuale dell'estrazione mineraria attraverso il riciclaggio e le ecologie industriali. [14]
Lo zero reale, non lo "zero netto", è l'unico percorso potenziale per raggiungere l'obiettivo di un riscaldamento massimo di 1,5 °C fissato dall'IPCC, in un progressivo sviluppo del Green New Deal ecosocialista che costruisce la capacità della classe operaia transnazionale e dei suoi alleati (comunità indigene, donne ecofemministe, movimenti e tutte le persone oppresse nel mondo) di minare l'agenda imperiale del Complesso Militare-Industriale e sconfiggere il capitale fossile militarizzato e i suoi strumenti politici nei governi. Contemporaneamente, il capitale “verde” deve essere sfidato costruendo un regime di regolamentazione globale necessario per la protezione dell'ambiente, dei lavoratori e delle comunità.

L'estrattivismo è una sfida molto reale che deve essere affrontata in una transizione eolica/solare che ponga fine ai combustibili fossili, per creare un processo veramente equo che protegga i diritti e la salute delle popolazioni indigene in tutto il mondo, insieme alla forza lavoro e alle comunità interessate. Esistono significative opportunità future per limitare l'attività mineraria in questa transizione, vale a dire il riciclaggio delle enormi scorte di metalli ora incorporate nei combustibili fossili e nelle infrastrutture militari, la sostituzione di elementi comuni con quelli rari (ad es. batterie Zolfo-Sodio, ferro/aria, ecc.), il potenziamento del trasporto pubblico invece di affidarsi alla produzione di centinaia di milioni di auto elettriche. Ora ci sono notevoli risparmi energetici nel riciclare i metalli, invece di estrarre i loro minerali grezzi:
“Il riciclaggio dell’alluminio (ad esempio le lattine), che può essere semplicemente pulito e rifuso, consente di risparmiare il 94% dell'energia che sarebbe necessaria per produrre l'alluminio dal minerale... I maggiori risparmi energetici ottenuti dal riciclaggio riguardano in genere i metalli, che sono spesso facili da riciclare e che altrimenti devono essere prodotti attraverso l'estrazione e la lavorazione del minerale ad alta intensità energetica. Ad esempio, i risparmi energetici derivanti dal riciclaggio del berillio sono dell'80%, del piombo del 75%, del ferro e dell'acciaio del 72% e del cadmio del 50%. [15]

Poiché le forniture di energia rinnovabile crescono a livello globale, l'utilizzo di questa energia per riciclare ridurrebbe drasticamente le emissioni di gas serra e le attività estrattive. Queste opportunità rafforzerebbero la necessità di una transizione energetica rinnovabile sempre più dettata da un'agenda ecosocialista, caratterizzata, in particolare, dalla smilitarizzazione globale e dal governo sociale della produzione e del consumo.

Nel nostro documento pubblicato di recente, che espone il modello di una vera transizione zero, concludiamo che con la fine completa del consumo di carbone/gas naturale in 10 anni e del petrolio convenzionale in 20 anni, è possibile generare una capacità energetica globale eolico/solare utilizzando le tecnologie attuali, sufficiente per porre fine alla povertà energetica del Sud del mondo e fornire un'efficace mitigazione e adattamento del clima. [14] Il rapido ripristino degli ecosistemi naturali e il passaggio all'agroecologia/agricoltura rigenerativa sono inderogabili e contribuiranno alla mitigazione del clima, anche se saranno limitati dal riscaldamento futuro (fino al raggiungimento dell’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C), a causa della riduzione della capacità e della saturazione del carbon pool [serbatoio agro-forestale di carbonio] del suolo. Pertanto, per raggiungere questo obiettivo di riscaldamento saranno probabilmente necessari sia la cattura diretta nell’aria dell'anidride carbonica, che lo stoccaggio permanente nella crosta terrestre.

In un dialogo provocatorio, che affronta le sfide esistenziali che l'umanità deve ora affrontare, John Bellamy Foster afferma “che abbiamo bisogno di un'economia socialista democraticamente pianificata che rafforzi le soluzioni a basso consumo energetico e diminuisca gli sprechi e la distruzione; che il mondo deve muoversi verso livelli uguali di consumo energetico pro capite, intorno al livello attuale dell'Italia (consentendo ai paesi poveri di recuperare il ritardo).” [16]

Sono d'accordo con questo suggerimento se per “soluzioni a basso consumo energetico” si intende soddisfare i reali bisogni dell'uomo e della natura con il minimo di energia necessaria. Inoltre, la nostra stessa stima del consumo energetico pro capite necessario per porre fine alla povertà energetica globale, è molto vicina all'attuale livello di consumo di energia primaria pro capite dell'Italia, circa 3 - 3,4 kW pro capite (con quest'ultimo livello calcolato dai dati energetici pre-pandemia del 2019, rilevando il calo del 10 per cento nel 2020). [3, 14, 17] Si noti che l'Italia è classificata al 6° posto dei paesi del mondo per aspettativa di vita. [18] Ipotizzando un livello di popolazione mondiale di 9 miliardi e un aumento del fattore di efficienza energetica del 30%, si prevede un obiettivo di livello globale di consumo di energia primaria per il 2050 corrispondente a un livello di potenza di 19 TW (Terawatt) [1 Terawatt = 1.000.000.000.000 Watt], lo stesso di quello attuale. Tuttavia, sarà necessario incrementare le forniture energetiche per la mitigazione e l'adattamento climatico, nonché per affrontare altre sfide che porteranno questo obiettivo a non più di 1,5 volte il livello attuale, ovvero 29 TW. [14]

Foster prosegue:

"Il lavoro di Hickel (insieme a quello di Andreas Malm e di altri) è citato nella Parte 3 della Sesta valutazione dell'IPCC, in quanto indica la possibilità di strategie a basso consumo energetico, viste come la principale speranza attuale di rimanere al di sotto di un aumento di 1,5 °C della temperatura media globale, e fornisce argomentazioni riguardo all'insostenibilità del capitalismo". [19]
e,
"L'unica vera speranza negli anni a venire, suggerisce il "Rapporto sulla mitigazione", sono le strategie a basso consumo energetico, che possono ridurre il consumo di energia del 40 %, migliorando allo stesso tempo la condizione umana". [20]

Tuttavia, piuttosto che una riduzione del 40 %, il raggiungimento dell'equità globale, pari all'attuale livello di consumo di energia primaria dell'Italia come sostiene Foster, si tradurrà nel "miglioramento della condizione umana" eliminando la povertà energetica globale nei prossimi decenni di questo secolo, mentre il raggiungimento dell'obiettivo di un riscaldamento di 1,5 gradi C richiederà una capacità energetica maggiore di quella attuale, come esposto in precedenza.

Poiché il PIL è stato effettivamente criticato dai sostenitori della decrescita come misura di un'economia sostenibile, pur riconoscendo i grandi impatti negativi delle economie ad alto PIL sottomesse al capitale fossile, il livello del PIL di per sé non è necessariamente un indicatore di una crescita economica indesiderata. È necessaria un'analisi qualitativa. Le componenti dell'economia, responsabili del PIL, contribuiscono alla crescita economica necessaria per soddisfare i bisogni dell'uomo e della natura o stanno promuovendo la crescente minaccia della catastrofe climatica e il collasso dell'ecosistema? Comunque sia, è essenziale riconoscere che il disaccoppiamento della crescita economica dai risultati negativi, nella riproduzione del capitale, in GGND sarà realizzato solo in parte, a meno che non si raggiunga una solida transizione ecosocialista. Quindi non sorprende che il disaccoppiamento nelle economie capitaliste sia stato finora, nella migliore delle ipotesi, molto modesto. [21]

Esistono diversi esempi di scenari di mitigazione della decrescita a basso consumo energetico. [22] Sono caratterizzati da un basso PIL, dall'assenza di tecnologie a emissioni negative, se non il potenziamento delle riserve di carbonio nel suolo, e dalla riduzione globale del consumo energetico. Sosteniamo che, se attuati, lascerebbero il Sud del mondo con la povertà energetica e il mondo con una capacità energetica globale insufficiente per la mitigazione e l'adattamento climatico, rischiando di superare l'obiettivo di riscaldamento di 1,5 °C. Al contrario, il nostro scenario comporterebbe un PIL da moderato ad alto, creando un'elevata capacità globale di energia eolica/solare e, una volta che sarà in atto una quantità sufficiente di energia eolica/solare, la probabile implementazione della cattura diretta nell'aria dell’anidride carbonica e lo stoccaggio permanente nella crosta terrestre. [14]

Foster identifica chiaramente la responsabilità del debito ecologico.

“Inoltre, l'onere nel nostro tempo, deve essere caricato principalmente sui paesi ricchi, poiché sono quelli che hanno consumato la maggior parte del budget globale di carbonio, che hanno una ricchezza pro capite più elevata, il consumo di energia pro capite più elevato, l’impronta di carbonio pro capite più elevata, e monopolizzano anche gran parte della tecnologia. Il nucleo del sistema capitalista nel Nord del mondo è il principale responsabile della maggior parte degli aumenti di anidride carbonica accumulati nell'atmosfera dalla rivoluzione industriale. Oggi, la maggior parte delle emissioni mondiali di anidride carbonica è concentrata in poche centinaia di società globali e nel Complesso Militare-Industriale. Tutto ciò sottolinea che i paesi ricchi capitalisti al centro del sistema mondiale hanno un debito ecologico nei confronti del resto del mondo”. [23]

Un GGND ecosocialista ha la potenzialità di facilitare un percorso verso il comunismo solare elettrificato nel 21° secolo, [24, 6, 25] il Solarcommunicene. [26] Foster e Clark hanno chiamato l'età post-capitaliniana (mondo dominato dalla riproduzione del capitale) Comuniana. [27]


da - https://antropocene.org/index.php?option=com_content&view=article&id=277:una-critica-alla-decrescita&catid=12&Itemid=148
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