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Autore Discussione: Un grido dalla galassia nel Caos. Basta con la democrazia (ma sono sfascisti)  (Letto 4327 volte)
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« inserito:: Agosto 17, 2020, 12:26:26 pm »

Schiavizzazione: documenti, foto e citazioni nell'Enciclopedia Treccani

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ggiannig <ggianni41@gmail.com>
dom 16 ago, 09:17 (1 giorno fa)
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http://www.treccani.it/enciclopedia/tag/schiavizzazione/
« Ultima modifica: Luglio 22, 2022, 07:57:02 pm da Admin » Registrato

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« Risposta #1 inserito:: Settembre 06, 2020, 02:34:23 pm »

NO AL TAGLIO DEI PARLAMENTARI: RIPASSATE TOCQUEVILLE
   
BIAGIO RICCIO
28 Agosto 2020

Il referendum sulla riduzione dei parlamentari (deputati e senatori) è un falso problema e di natura solo demagogica e populista.
In realtà la sua proposizione – da parte del Movimento Cinque Stelle – aveva, nel tempo in cui è stato concepito il disegno, solo valore identitario.
Oggi i deputati cinque stelle temono di perdere la cadrega e non sono più credibili per il comportamento assunto dopo l’alleanza spuria, ma necessitata, a loro dire, con il Partito Democratico: non intendono perdere alcun privilegio dello status conseguito -scendere da cavallo senza essere cavalieri è durissima – e se si sciogliesse il Parlamento, molti non saprebbero cosa fare.

Dunque rappresentano la casta: è il contrappasso dantesco.
Fatta questa premessa e, perciò, tolta la cornice politica, effimera e dozzinale, la riforma è inaccettabile.
Lo ha scritto benissimo nel numero del 20 agosto scorso il giornale” Il Manifesto ”, che ha indicato validissime ragioni per sostenere le  motivazioni sottese al No.

Prende piede anche un dibattito fra costituzionalisti-molto proficuo-in proposito per caldeggiarle.
1-In primo luogo, la nostra è una Repubblica Parlamentare e ridurre i parlamentari, soprattutto i senatori, crea uno scompenso per alcune regioni (soprattutto la Toscana), che non avranno rappresentanti in proporzione degli abitanti che contano. Il nostro Senato è, infatti, organizzato su base regionale e dunque minor senatori significa anche minor rappresentanza. Occorrerebbe modificare la Carta Costituzionale ed eleggere su base circoscrizionale. Ma questo nella riforma non c’è. Il problema si pone anche per la rappresentanza all’estero.
2-La riforma del taglio deve essere accompagnata da una collaterale riforma della legge elettorale da proporsi su base proporzionale. Oggi abbiamo eletti indicati ed imposti dai partiti direttamente dall’alto e non conosciamo neppure chi siano i prescelti e come vengano scrutinati.
Quando fu proposta nelle decorse Commissioni bicamerali per le riforme istituzionali (Bozzi-De Mita- D’Alema) il taglio, pur sostenuto, era accompagnato da complessivi allegati, quali la riforma della legge elettorale e del sistema istituzionale nel suo complesso: monocameralismo o correzione con diverse funzioni della Camera e del Senato.
3- Il taglio di per sé è nocivo e dannoso, se non si pone mano alla riforma dei regolamenti parlamentari: diminuire i deputati e senatori, senza far ricadere gli effetti di tale taglio sui regolamenti parlamentari, implica un groviglio le cui conseguenze imprevedibili e deleterie si sconterebbero soprattutto per la presentazione delle proposte di legge e per gli emendamenti.
4- Tagliare significa soprattutto che i piccoli partiti non hanno assicurata la rappresentanza in Parlamento, perché sarebbe da rivedere anche il meccanismo dello sbarramento.
5- Con pochi senatori e deputati si ha l’effetto di vedere organizzato il lavoro delle Commissioni con i medesimi parlamentari che o dovranno essere onniscienti o superficiali, perché non potranno coprire tutto lo sciabile possibile.
6-È stato stimato (vedi lavoro del gruppo Azione di Calenda) che il risparmio delle spese come effetto del taglio, equivale al costo bagattellare di un caffè giornaliero per il bilancio dello Stato.
Tuttavia la riforma è pericolosa per altre decisive e fondamentali ragioni.
a) Chi la sostiene – i 5 Stelle- sono per la democrazia diretta, che si esprime con il meccanismo misterioso della piattaforma Rousseau, non decifrabile e controllabile.
b) Lascia l’iniziativa legislativa al solo governo, che già esagera con la decretazione di urgenza.
c) Ma soprattutto lascia a casa le minoranze che con il taglio non entreranno in Parlamento: quando le decisioni non contemplano i diritti delle minoranze, si ha la “dittatura della maggioranza”: ne parlava Tocqueville, che gli amici dei 5 Stelle dovrebbero ripassare.

Da - https://www.glistatigenerali.com/parlamento_partiti-politici/no-al-taglio-dei-parlamentari-ripassate-tocqueville/
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« Risposta #2 inserito:: Novembre 07, 2020, 06:01:28 pm »

Il duo trumpiano | Il Foglio

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ggiannig <ggianni41@gmail.com>
11:44 (6 ore fa)
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https://www.ilfoglio.it/politica/2018/06/08/news/il-duo-trumpiano-199365/
 
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« Risposta #3 inserito:: Gennaio 07, 2021, 05:20:33 pm »

Guarda "Sigfrido Ranucci: "La mafia voleva pagare per uccidermi" - Storie Italiane 07/01/2021" su YouTube

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ggiannig <ggianni41@gmail.com>
15:59 (1 ora fa)
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https://youtu.be/C3-7KZKKVB0
 
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Visualizza anteprima video YouTube Sigfrido Ranucci: "La mafia voleva pagare per uccidermi" - Storie Italiane 07/01/2021

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« Risposta #4 inserito:: Febbraio 14, 2022, 06:19:58 pm »

Un grido dalla galassia dei traditi: “Basta con la democrazia, tanto non funziona!”

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ggiannig <ggianni41@gmail.com>
dom 13 feb, 08:22 (1 giorno fa)
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https://www.ilfoglio.it/societa/2022/02/12/news/un-grido-dalla-galassia-dei-traditi-basta-con-la-democrazia-tanto-non-funziona--3681084/
 
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« Risposta #5 inserito:: Maggio 17, 2022, 11:22:46 pm »

L'informazione locale dal Veneto

09 MAGGIO 2022
 

QUELLA NOTTE A VENEZIA

Buongiorno, ecco una serie di notizie selezionate per te dalla redazione del Corriere del Veneto. Antonino Padovese, caposervizio web, vi parla di quello che successe il 9 maggio 1997, tra Roma e Venezia.
Buona lettura!
 
 
Per chi fa questo mestiere, il 9 maggio 1997 è una data da ricordare. Quel giorno cominciò molto presto, prima dell’alba, con la voce di Maurizio Crovato che si collegava nelle edizioni notturne del giornale radio Rai, uno dei pochi presidi dell’informazione allora aperto 24 ore su 24. Crovato si collegava da Venezia, dove un carro armato (poi si scoprirà la finzione) era arrivato, non si capiva ancora come, in piazza San Marco. E un manipolo di uomini aveva assaltato il campanile, “El Paron”, il padrone di Venezia, come dicono qui.
 
Poche ore dopo quell’assalto era finito ma a Roma, attorno all’ora di pranzo, cominciava un’altra tragedia, quella di una studentessa universitaria, Marta Russo, colpita alla testa da un colpo di pistola. Marta Russo non sopravvivrà allo sparo, l’inchiesta portò alla condanna di due professori universitari, Scattone e Ferraro, e alla scoperta di un mondo di omertà all’interno di una gloriosa istituzione universitaria come La Sapienza a Roma. A Marta Russo, promessa della scherma, sarà poi dedicato il palazzetto dello sport di San Stino di Livenza, Venezia.
 
Chi frequentava altre università, in Veneto, quel mattino si era alzato molto presto con la voce di Maurizio Crovato, che raccontava l’epilogo di un’azione cominciata almeno un paio di mesi prima quando in Veneto le trasmissioni Rai venivano disturbate di tanto in tanto da un sedicente “Veneto Serenissimo Governo”, che voleva riappropriarsi di una storia millenaria, quella di Venezia, che era finita il 12 maggio 1797 con il Doge che proponeva al Maggior Consiglio la resa della città a Napoleone Bonaparte. In quei due mesi potevi essere davanti alla tv per il Tg1 e sentire un audio che non corrispondeva ai servizi in onda: la voce era quella di uno dei “telepirati”, all’epoca i giornali li avevano battezzati, così, che parlava della storia di Venezia e dell'indipendenza.
 
Sull’assalto quel giorno parlarono in tanti, Umberto Bossi, all’epoca incontrastato leader della Lega, ventilò addirittura i “servizi segreti deviati”. Un partito già allora lombardo-centrico non aveva colto i segnali di insofferenza che arrivavano dalle campagne e dalla provincia del Veneto.

Massimo Cacciari, filosofo e in quegli anni sindaco della città, disse che alla fine quei Serenissimi li salvò al processo. E che capì subito che si trattava di una "pagliacciata". Venticinque anni dopo che cosa è rimasto di quel gesto?
Ancora Cacciari dice oggi che “le proteste sociali che partono da incazzature personali possono sempre sfociare in qualcosa di organizzato ma non certo su questi temi ormai passati”, come i 200 anni dalla fine di Venezia.

E la battaglia sul federalismo, tornata in voga dopo il referendum sull’autonomia del 2017?
Per Cacciari “la battaglia, quella vera, della riforma federalista dello Stato l’abbiamo strapersa”.
 
 
 Se volete scriverci la mail è: web@corriereveneto.it
Da – corriere.it




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