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Autore Discussione: Dini: Prodi accetti il nostro programma o cadrà  (Letto 3686 volte)
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« inserito:: Dicembre 29, 2007, 09:44:52 pm »

Il segretario del Pd, Veltroni, contro l’ex presidente del Consiglio: «Non ci sono alternative a Romano che deve poter completare la legislatura»  

Dini: Prodi accetti il nostro programma o cadrà  

Il senatore "dissidente" rilancia la sfida: presenteremo punti alternativi da accogliere integralmente oppure elezioni anticipate
 
Roma
NOSTRA REDAZIONE


«Accettiamo la sfida», annuncia, torvo, Lamberto Dini. Se dunque, affermando che un governo si abbatte solo con un voto di sfiducia e non con le interviste, Romano Prodi voleva chiudere in un angolo il leader dei Liberaldemocratici, ha trovato pane per i suoi denti. «Sì che accettiamo la sfida. Presenteremo un programma alternativo che dovrebbe essere accettato nella sua interezza. Se così non fosse, il nostro voto sarebbe contrario», comunica Dini. Un aut aut contro un aut aut, dunque, tra Prodi e Dini.

Il senatore liberaldemocratico insiste nel dichiarare fallimentare l'azione del governo, afferma che «il presidente del Consiglio sfoggia un ottimismo fuori luogo perché il governo continua a perdere consensi», e intanto appoggia l'iniziativa di Willer Bordon (Ud) per raccogliere le firme «di quanti ritengano necessario concordare un tempo per varare le riforme per poi tornare al voto». Bordon ribadisce di volersi dimettere dal Senato il 16 gennaio e anticipa cercherà «firme per un governo ponte», una iniziativa spera aderiscano anche esponenti del centrodestra.

Ovvie le conseguenze. Mentre Prodi tace, la maggioranza si infuria, crivellando Dini di accuse e di sdegnati altolà. Un fermo no a Dini ed all'ipotesi di un governo istituzionale che sembra negli auspici dei Liberaldemocratici arriva proprio da Veltroni: «Nessuna alternativa al governo Prodi. Il Pd è perché il governo arrivi alla conclusione della legislatura. La permanenza del governo Prodi è la condizione migliore per affrontare la necessità di dare al Paese la riforma elettorale, quella delle istituzioni e dei regolamenti parlamentari. Per il Pd non esistono alternative a questo obiettivo». Monaco (prodiano) boccia quelle di Dini come «critiche pretesuose» e velenosamente osserva che «dentro la maggioranza è giusto ragionare e discutere con tutti, anche con chi rappresenta solo se stesso. Ma - aggiunge - è sorprendente la pretesa di Dini che "si accetti integralmente" un suo "programma alternativo". Il programma, nelle sue linee portanti, è quello sottoposto agli elettori e sottoscritto da tutta l'Unione. Tali pretese risultano ancor più sorprendenti e contraddittorie se si considera che Dini, e comunque i senatori a lui vicini, si dichiarano per il maggioritario, il bipolarismo, la democrazia di mandato, programmi e governi scelti dagli elettori e persino per i referendum elettorali».

Anche il leader del Prc, Giordano, mette in guardia Prodi: «Guai ad inseguire le giravolte di chi segue microscopici interessi personali. Se il governo vuole superare questa fase difficilissima risponda al malessere che c'è nel Paese e presenti proposte limpide e coraggiose. In questo modo sarebbe arduo per chiunque mettere ostacoli». Il ministro rifondatore Ferrero ricorda che, nella verifica di maggioranza, si deve decidere cosa fare nel 2008: «Da lì in avanti ognuno si assumerà le proprie responsabilità» e, se ci sono dei senatori che chiedono delle cose diverse rispetto al programma, allora «vedremo che cosa succede».

Sprezzante anche il ministro Di Pietro (Idv), che liquida Dini come «uno dei tanti personaggi in cerca d'autore, pronto a saltare dalla nave perché ha il timore che affondi. Invece la nave deve essere portata in porto. Dini, se non vuole interrogare i suoi elettori, almeno interroghi la sua coscienza». Il verde Pecoraro Scanio richiama il senatore al rispetto del programma che anche lui ha sottoscritto e lo avverte che, di fronte ad eventuali proposte inaccettabili, «si torna alle elezioni e al giudizio del popolo sovrano». Furente, Sgobio (Pdci) dice «no ai ricatti o alle minacce» di Dini, e sottolinea che «nessuno può considerare carta straccia» il programma in base al quale l'attuale maggioranza è stata eletta dai cittadini. E Fabris (Udeur) commenta: «Dini farebbe bene a ricordare che, dopo la caduta di Prodi, ci sono solo le elezioni anticipate e non la sua elezione alla presidenza del Senato, anche se qualcuno, a destra e forse anche a sinistra, potrebbe averlo illuso. Siamo molto curiosi di conoscere questo programma alternativo al governo Prodi, annunciato da Dini usando il plurale maiestatis. Ci auguriamo però - conclude Fabris - che in tale programma, Dini non immagini un governo Marini e una sua presidenza al Senato».

C.G.
 
da gazzettino.quinordest.it
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