Arlecchino
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« Risposta #3 inserito:: Dicembre 15, 2021, 11:05:51 pm » |
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Giovanni Giovannetti 15 Ottobre ·
POPIELUSZKO
Cade in questi giorni l'anniversario della triste morte del sacerdote e attivista polacco Jerzy Popiełuszko, il gracile e cardiopatico cappellano dell'acciaieria Huta Warszawa. Il sacerdote viene rapito il 19 ottobre 1984 a Toruń da tre ufficiali del quarto dipartimento della polizia segreta (il capitano Grzegorz Piotrowski e i tenenti Leszek Pękala e Waldemar Chmielewski) che lo pestano, lo “incaprettano” e lo gettano forse ancora vivo nelle acque della Vistola. Il 30 ottobre il suo cadavere viene ritrovato presso Włocławek: ha la mandibola fratturata e il cranio sfondato. Una morte orribile, che a noi ricorda quella di Pier Paolo Pasolini: come Pasolini, Popiełuszko attacca il potere; come Pasolini, prima lo avvertono e poi l'ammazzano.
Le porte della coscienza
Convinto anticomunista (nella Polonia sotto assedio del generale Jaruzelski è difficile non esserlo), nelle sue omelie Popiełuszko incita apertamente i fedeli a contestare il regime: «Poiché ci è stata tolta la libertà di parola, ascoltiamo la voce del nostro cuore e della nostra coscienza a vivere nella verità dei figli di Dio, non nella menzogna imposta dal regime». Lo ripete incessantemente dall'altare della parrocchia di San Stanislao Kotska di Warszawa. E ancora, il 27 novembre 1983: «Tutto ciò che è grande e bello nasce dalla sofferenza, dal dolore, dalle lacrime e dal sangue del 1970; quell'anno è sorto un nuovo impeto patriottico»; patriottico e nazionalistico. Cita spesso il poeta Mickiewicz («il nostro vate nazionale»); invita alla lotta per la patria, «se vogliamo restare una nazione che, pur con la croce sulle spalle, cammina con dignità verso la resurrezione» (21 gennaio 1984), ma avverte: «non potrai salvaguardare pienamente la tua dignità se tieni in una tasca il rosario e nell'altra il libretto di una ideologia nemica».
Per Popiełuszko la cultura polacca ha le sue radici nel cristianesimo e dunque va combattuta la “tirannide” del laicismo, dell'ateismo e della «russificazione»: una lotta senza violenza, una guerra da combattere con le armi «della libertà, della giustizia e dell'amore»: «Il fondamento della nostra servitù sta nel fatto che accettiamo ancora il dominio della menzogna, che non la smascheriamo e non protestiamo ogni giorno contro di essa. Il coraggio di testimoniare la Verità è la via maestra che conduce alla libertà»; e ricorda «i campi d'internamento disseminati su quasi tutto il territorio polacco. Le lacrime delle madri, dei padri, dei figli, delle mogli, dei mariti» nonché «i dirigenti di Solidarność e del Kor che, senza processo, sono in carcere ormai da due anni.
Vogliamo ricordare tutti coloro che per lunghi mesi sono stati, o sono ancora, lontani dalle loro famiglie perché non vogliono rinnegare la propria coscienza uscendo dalla clandestinità secondo le condizioni loro imposte. Vogliamo ricordare tutti coloro che sono stati licenziati dal lavoro e sono angosciati per la sopravvivenza delle loro famiglie; i giovani che sono stati obbligati a staccare i crocefissi dalle pareti delle loro scuole, quelle croci che sono il simbolo della loro fede; gli insegnanti sospesi dal servizio perché hanno voluto trasmettere ai giovani i sani princìpi del patriottismo.
Vogliamo ricordare l'uso dei mezzi di comunicazione di massa per orchestrare campagne diffamatorie contro persone che godono il rispetto della società. Vogliamo ricordare la gente umiliata nella propria dignità in fila davanti ai negozi, con la tessera annonaria in mano. E ricordiamo anche gli uomini pagati per fare la spia».
«Non abbiate paura!»
Popiełuszko trova ristoro nei discorsi del compianto cardinale primate Wyszyński e in quelli di Giovanni Paolo II, in particolare quel «Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo! Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo. Non abbiate paura!», scandito dal papa polacco nella sua omelia di inizio pontificato. Ogni ultima domenica del mese le partecipatissime “messe per la patria” di Popiełuszko sono trasmesse da Radio Free Europe (a quel tempo molto ascoltata in Polonia) e l'umile prete di origini contadine ne ricava una vasta popolarità. «Popiełuszko ci disturbava terribilmente», ammette il generale golpista Wojciech Jaruzelski nelle sue memorie, «a tal punto che più di una volta il potere richiamò l'attenzione dell'episcopato sul comportamento e le iniziative del sacerdote, che giudicavamo inammissibili».
Ministri e militari ritengono il gracile prete di Warszawa «un Savonarola dell'anticomunismo» e il 30 agosto 1982 il responsabile dell'ufficio per gli Affari religiosi Adam Łopatka si era rivolto alla Curia di Warszawa reclamando provvedimenti: «Indubbiamente è positivo il fatto che le autorità della Chiesa abbiano raccomandato di eliminare ogni contenuto politico dalle funzioni sacre», scrive Łopatka: «Tuttavia, siamo dolenti di dover ammettere che molti religiosi, in particolare a Warszawa, disattendono queste disposizioni.
Un esempio evidente sono l'atteggiamento e l'attività di padre Popiełuszko», che più volte ha «trasformato l'assemblea religiosa in una manifestazione politica».
Una lettera dal carcere
Quasi mezzo milione di persone assiste ai funerali del prete martire. La tomba di Popiełuszko nel giardino della chiesa di San Stanislao Kostka di Warszawa è costante meta di pellegrinaggi. I suoi assassini verranno condannati a 25 anni di carcere (il capitano) e a 15 e 14 anni (i due tenenti); 25 anni anche al loro diretto superiore, il colonnello Adam Pietruszka, che aveva ordinato ai tre di scuoterlo ben bene, anche a rischio di una crisi cardiaca, e «peggio per lui se ha il cuore debole». In una lettera dal carcere, nel 1986, con fare ricattatorio il capitano Piotrowski allude però a ben altre responsabilità politiche e morali, e rimprovera il ministro dell'Interno ed ex capo dei servizi segreti generale Czesław Kiszczak (vicino a Jaruzelski e da poco estromesso dal Governo) di aver mancato alla sua promessa di aiuto, nonostante il loro silenzio sulle responsabilità altolocate di questo omicidio. Al processo, il capitano ha definito la “pratica Popiełuszko” «una delle tante operazioni di routine» approvate dal ministero, e qui Piotrowski allude al capo dei servizi segreti ed ex ministro dell'Interno generale Mirosław Milewski (uno dei “falchi” del partito, assai critico nei confronti del “moderato” Jaruzelski): «la nostra azione», scrive Piotrowski a Kiszczak, «non era, caro generale, un atto di estrema disobbedienza ma invece di devozione e subordinazione al servizio, e voi lo sapete bene», visto che questo silenzio ha consentito all'esecutivo di «fare giustizia» a proprio vantaggio. Considerato il mandante politico della morte di Popiełuszko, Milewski verrà infatti epurato e, come da copione, gli assassini del sacerdote otterranno la libertà solo pochi anni dopo la condanna, a seguito di un'amnistia. Nel 2010 la Chiesa ha proclamato beato il sacerdote martire. Alla vita di padre Popiełuszko nel 2009 il regista Rafał Wieczyński ha dedicato il film Popiełuszko. Wolność jest w nas (Popiełuszko. Non si può uccidere la speranza).
E oggi?
Il sacerdote martire invitava le nuove generazioni a vivere nell’amore per la verità, nella giustizia, nella temperanza, nella libertà, nel coraggio, nell’amore fraterno, nel rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo. L’appello alle buone pratiche trova spazio in un altro luogo-simbolo, lassù, in riva al baltico: alla base delle tre croci in memoria degli operai uccisi nel 1970 a Gdaǹsk sono infatti ripresi alcuni passi dai salmi 124 e 125 dell’Antico testamento: «chi confida nel Signore è come il monte Sion: / non vacilla, è stabile per sempre», ovvero Il Signore protegge e libera i suoi fedeli, e «Quando il Signore ricondusse i prigionieri di Sion, / ci sembrava di sognare», ovvero Il Signore protegge il suo popolo. Poco oltre, al salmo 144.20 sta scritto che Il Signore protegge quanti lo amano; al 145.9 che Il Signore protegge lo straniero. altri tempi.
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Da fb novembre 2021
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