LA-U dell'OLIVO
Novembre 01, 2024, 12:16:26 am *
Benvenuto! Accedi o registrati.

Accesso con nome utente, password e durata della sessione
Notizie:
 
   Home   Guida Ricerca Agenda Accedi Registrati  
Pagine: [1]
  Stampa  
Autore Discussione: Beniamino Dal Fabbro due giorni dopo la morte di Sibelius (23 settembre 1957):  (Letto 1792 volte)
Arlecchino
Global Moderator
Hero Member
*****
Scollegato Scollegato

Messaggi: 7.762


Mostra profilo
« inserito:: Settembre 30, 2021, 11:22:02 pm »

Maria Farina
 
Beniamino Dal Fabbro due giorni dopo la morte di Sibelius (23 settembre 1957):
Con la scomparsa di Sibelius, a novantadue anni, dopo quella di Toscanini, è troncato forse l’ultimo legame diretto con l’Ottocento. Ma il romanticismo fu un mito di giovinezza, una fede di creature precoci e ardenti, destinate a consumare in fretta ingegno e vita, mentre Sibelius ebbe in sorte la longevità dei nordici, la saldezza morale degli uomini fisicamente forti e l’idea della musica come una predicazione nazionale, un solo inno episodico alla Finlandia. Per questo, più che al bozzettista Grieg, a cui volentieri ravvicinano, egli somiglia a Smetana, altro epico cantore di leggende, d’acque e di selve.
Da decenni Sibelius viveva volontariamente confinato nella sua villa, tra i familiari e le partiture delle sue Sinfonie, da noi poco amate in quanto troppo vaste: la loro orchestra sembra disseminata in una pianura sconfinata, dove laghi s’aprono e foreste spuntano qua e là tra gli strumenti.

Mi racconta un fotografo americano, che lo visitò lo scorso anno per motivi professionali, che Sibelius, da buon finlandese, continuava a praticare con ardore l’inebriamento alcoolico. Terminate le pose, il fotografo fu invitato da Sibelius a bere con lui, e non appena gli spiriti d’ambedue furono ben alacri il vegliardo gli disse: "E adesso sia gentile, mi dia una mano per una cosa utile!" Si trovavano nel grande studio a vetri del maestro, per metà costituito da una veranda sul lago del parco, e Sibelius accennò a uno strumento da anni inviso al sinfonista, a un enorme pianoforte a coda, chiuso e funereo, addossato a una parete. Lietamente Sibelius e il fotografo si presero in mezzo il muto bestione e su rotelle sempre più veloci lo sospinsero sino all’orlo della veranda e poi giù con un gran tonfo nell’acqua, dove si specchiava il pallido cielo della Finlandia. Dopo questa immersione quasi rituale Sibelius apparve sollevato dalle sue angosce estetiche e senili, ringraziò caldamente il fotografo e l’invitò a riprendere con lui la bevuta.

[Laureto Rodoni]

Da Fb del 24 settembre 2021
Registrato
Pagine: [1]
  Stampa  
 
Vai a:  

Powered by MySQL Powered by PHP Powered by SMF 1.1.21 | SMF © 2015, Simple Machines XHTML 1.0 valido! CSS valido!