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Autore Discussione: Lodovico Basalù - Al Qaeda fa «saltare» la Parigi-Dakar  (Letto 2527 volte)
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« inserito:: Gennaio 05, 2008, 06:19:48 pm »

Al Qaeda fa «saltare» la Parigi-Dakar

Lodovico Basalù


Nata sotto cattivi auspici, morta nel peggiore dei modi. La trentesima edizione della Dakar, che sarebbe dovuta partire oggi da Lisbona, è stata annullata per ragioni di sicurezza, legate alle minacce di Al Qaeda. E all’assassinio di quattro turisti francesi in Mauritania, alla vigilia di Natale. La bellezza di 570 equipaggi, con 500 giornalisti al seguito. Piloti come l’ex campione del mondo di sci Luc Alphand. O l’inossidabile Carlos Sainz. Case come Mitsubishi, Volkswagen, Nissan o BMW, che avevano investito almeno un centinaio di milioni di euro a testa per la sfida nel deserto. Tutto azzerato.

Lo ha annunciato Daniel Bilalian, direttore dello sport di France-Télévisions, che avrebbe dovuto trasmettere l’evento. La conferma è poi arrivata anche dagli organizzatori, l’Amaury Sport Organization (Aso). Si tratta della prima cancellazione nella storia della corsa dal 1979, anno in cui l’allora Parigi-Dakar si presentò al mondo intero. Che potrebbe, dal 2009, emigrare in America Latina, ai confini della Patagonia.

Già giovedì scorso il governo francese aveva sconsigliato fortemente i propri connazionali - turisti, spettatori, piloti - dal recarsi in Mauritania. Otto tappe si sarebbero dovute disputare proprio nel paese considerato più a rischio. La soluzione iniziale - prima della cancellazione totale - era stata quella di annullare le prove previste in loco. Le autorità della Mauritania avevano attribuito la responsabilità degli attentati a militanti di Al Qaeda, nel Magreb islamico. «Il rischio esiste - hanno ribadito i responsabili della Amaury Sport Organization -. Gli avvertimenti sono stati dati, se dovesse accadere il minimo incidente sarà messa in discussione tutta la nostra credibilità. E questo non ce lo possiamo permettere». Rassegnata la replica da parte delle autorità della Mauritania. «Ci rammarichiamo per la decisione. Avevamo preso tutte le precauzioni affinchè la corsa potesse svolgersi nelle migliori condizioni di sicurezza - ha dichiarato Abderrahmane Habib, primo consigliere dell’ambasciata di Parigi -. Non possiamo parlare di tensioni particolari, ma le aggressioni vanno ovviamente condannate». Parole di circostanza per una Dakar che avrebbe visto al via anche due fuoristrada cinesi e un pilota senegalese di soli 18 anni, il più giovane mai iscrittosi alla corsa più folle del pianeta.

Intanto la città portoghese di Portimao, nel sud del paese, ha già chiesto agli organizzatori il rimborso immediato di 1,5 milioni di euro, pagati solo per avere la possibilità di veder passare per pochi minuti la gara. «I nostri avvocati si stanno già attivando», ha dichiarato, imbufalito, il sindaco locale. Nulla, in confronto al danno economico subito a livello di sponsor o di diritti televisivi. Senza dimenticare le quote di iscrizioni versate con mesi di anticipo dai concorrenti privati. Come i 16.000 euro sborsati da Silvia Giannetti, prima donna italiana che avrebbe potuto disputare la Dakar, insieme al altri 13 centauri nostrani. Vigile del fuoco (precario) e tabaccaia, 35 anni, ritornerà se non altro sana e salva, con la fida Ktm, nella "sua" Maremma. Ricordando il suo idolo, Fabrizio Meoni, morto nell’edizione del 2005 in conseguenza di una di quelle cadute che non perdonano. Una delle 55 vittime che ha mietuto quella che si può definire, a ragione, una corsa d’altri tempi. L’ultimo fu Eric Aubijoux, in sella alla sua Yamaha, morto per una sincope che lo colpì nel 2007 durante la 14° tappa, a 15 chilometri dall’arrivo a Dakar, proprio in prossimità del Lago Rosa, in Senegal.

Nelle prime edizioni - e fino a qualche anno fa - la Dakar partiva da Parigi. Sin da quando il suo stesso ideatore, Thierry Sabine, morì nel 1986 in un incidente con l’elicottero. Nel lungo elenco delle vittime persino un autista di un camion d’assistenza, Charles Cabannes, ucciso in Mali, nel 1991, da un…proiettile vagante.

Dire Dakar, però, è come dire Le Mans. E, ciclicamente, tanti costruttori, da Mitsubishi a Bmw, da Citroen a Peugeot, senza dimenticare “Sua maestà”, la Porsche. si sono iscritti ufficialmente, salvo un periodo lasciato in appalto ai team privati. Chi è stato protaginista alla Dakar ha sempre avuto di attributi. Come Jacky Ickx , uno capace di vincere in F1 così come nelle gare di durata. E in grado di trasformarsi all’occorrenza in una vera "Volpe del Deserto". L’edizione 2007 fu vinta dallo squadrone Mitsubishi, capitanato dai francesi Stephane Peterhansel e Luc Alphand, con Cyril Després leader, su Ktm, nella classifica moto. Chi lo sa se saranno gli ultimi di una corsa bella e impossibile.

Pubblicato il: 05.01.08
Modificato il: 05.01.08 alle ore 14.00   
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