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Autore Discussione: Vittorino ANDREOLI. La follia ha già a che fare con la morte.  (Letto 3615 volte)
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« inserito:: Novembre 13, 2020, 11:13:27 pm »

Vittorino Andreoli

Tra un'ora, la follia
© Rizzoli 1999

La solitudine è una pace inaccettabile.
Occorre piacersi per poter piacere. La paura di essere esclusi dipende dalla percezione che ciascuno ha di sé. Se ti ami, tutti ti accettano. Narciso è un caso limite, ma i piccoli narcisi sono innumerevoli.

Il lato oscuro
© Rizzoli 2002
La follia ha già a che fare con la morte, anche se non nella sua rappresentazione corporea, bensì in quella psicologica, la personalità, e in quella sociale, le relazioni.
La vita umana non è solitudine ma condivisione, appartenenza, attaccamento.

I miei matti
Ricordi e storie di un medico della mente © Rizzoli 2004
Per gli abitanti del manicomio è il "fuori" ad essere anomalo.

Lettera a un adolescente
© Rizzoli 2004 - Selezione Aforismario
È bellissimo educare, significa tirare fuori e non imporre, come spesso si crede.
L’educazione non è un ricevere passivo, ma una relazione particolare con uno che dà e che allo stesso tempo riceve.
L’adolescente vive in vista del futuro e ciò che fa ora non ha un significato in sé, è un investimento per ciò che svolgerà in seguito.
Molti padri non hanno autorità e non godono di questo riconoscimento. Così finiscono per compensare la loro frustrazione con l’autoritarismo.
Penso che se durante l’adolescenza non esiste contrasto tra padri e figli, ciò significhi che non si sta crescendo e che quindi si rimane in un’età della fanciullezza che non pone grandi problemi nel quotidiano, ma espone al rischio di un infantilismo strutturale o prolungato.

L'uomo di vetro
© Rizzoli 2008 - Selezione Aforismario
Da soli non si è nemmeno uomini, ma solo dei misantropi che male hanno interpretato la vita propria e quella dell'insieme sociale.

Il saggio scopre la grandezza delle idee, il piacere di darsi, di amare, di perdonare, di offrire un sorriso, non un brillante, di distribuire sguardi di comprensione e di disponibilità. È bello esserci, anche per chi non ha bisogno in quel momento di nulla; è bello sapere di esserci per darsi e non per dare oggetti, cose.
Il dolore fa più rumore di qualsiasi rumore.
Il dolore esistenziale inizia con la paura di non essere fatti per il mondo, ma di non poterlo lasciare, perché per abbandonarlo si deve passare attraverso la morte, che ti spaventa.
La frustrazione è un debito di violenza che prima o dopo si esprimerà contro qualcuno o qualcosa.
La percezione della fine è dentro ciascuno di noi, è uno stigma della specie, un marchio della sua caducità.
La presenza del divino nel mondo dovrebbe servire a calmare l'orgoglio sviscerato e il senso di onnipotenza umana che esaltano il potere e il dominio.
Nella famiglia, in cui sono spariti i dissidi quotidiani, si presentano drammi fatti di comportamenti estremi.

Le nostre paure
© Rizzoli 2010 - Selezione Aforismario
Bisogna esserci senza chiedersi nulla.
Molte persone non sanno amare, non si innamorano mai, e talvolta pongono difficoltà anche inconsapevoli ad accettare di essere una metà adatta solo a un'altra metà. Non c'è dubbio che di questo atteggiamento fa parte il narcisismo.
Non sopporto gli elogi, semmai amo le critiche, quelle che sanno darmi strumenti ancor più idonei per agire nel futuro.
Questo tempo di stupidi spinge i giovani al qui e ora, dimenticando che in assenza della percezione del futuro si cancella anche la capacità di desiderare.

Il denaro in testa
© Rizzoli 2011 - Selezione Aforismario
Conosco la povertà e so quante discriminazioni esistono nella vita quotidiana e quante ingiustizie siano legate al fatto di avere o non avere denaro. Se non apri il portafoglio non si muove nulla.
È una disgrazia per un bambino o per un adolescente sapere di essere ricco e poter soddisfare ogni desiderio dipendente dal denaro. In questi casi diventa impossibile misurare le proprie forze e le proprie capacità. Tutto si riduce al chiedere, immediatamente seguito dall'avere.
Il denaro, come oggetto simbolico di potere, riporta al mondo della criminalità, al coltello od alla pistola tenuti sempre, come il portafoglio, in una tasca della giacca.
Il denaro, come la droga, uccide mentre promette metamorfosi da sogno.
L'accumulo infinito di denaro, senza che mai si raggiunga una gratificazione completa, ricorda un'altra dipendenza, quella dal sesso. Chi ne è soggetto non è mai in pace.
La ricchezza copre tutto: la volgarità, la stupidità, l'ignoranza. È frutto non di doti speciali, ma di abilità che a volte accomunano il ricco e il criminale.

Senza cultura è come essere in un deserto a piangere la distruzione della società, attuata per consentire a pochi idioti di esprimere il loro delirio di onnipotenza.
Spendere senza limiti è un segno di carenza affettiva, è il tentativo di compensare la propria insicurezza mostrando un potere che non è personale, ma legato al mezzo che si impugna.
Una società di frustrati è una società violenta.
Un uomo dal portafoglio pieno, quando si sente amato, deve attribuire il suo successo ai soldi che tiene in tasca.

L'uomo di superficie
© Rizzoli 2012 - Selezione Aforismario
La gioia di vivere, di esserci per l'altro. Solo così si costruisce un insieme che si compone di un unico corpo, con un'unica mente.
Guardando esclusivamente al nostro personale interesse qui e ora, smarriamo il senso comune delle cose, e la loro prospettiva nel tempo.
Gli antidolorifici sono una grazia della scienza e si trovano in natura prima che nei laboratori, e aiutano a vivere, ma c'è un dolore che non risponde ai farmaci, a nessun farmaco: il dolore di vivere, quel male che sembra attaccarsi al respiro, all'esserci.
Non c'è pillola che uccida il dolore della malinconia, il dolore della colpa, il dolore di essere stato un non uomo mentre si poteva appartenere al genere umano, anche se si tratta di un genere infelice.
Si coltivano rapporti lontani e virtuali, mentre si trascurano le relazioni umane con la persona della stanza accanto.

I segreti della mente
© Rizzoli 2013 - Selezione Aforismario
La tristezza: un sentimento stupendo poiché permette di cogliere le difficoltà di vivere, il dolore delle persone care, ma se aumenta quantitativamente diventa depressione e la depressione giunge a una incapacità totale, poiché ci si sente del tutto inadatti, e persino si avverte la colpa di esistere e di non sapere aiutare l’altro. E allora si desidera uscire dal mondo.
La depressione è un male di vivere talmente penetrante che il pensiero della morte diventa un balsamo, una consolazione.
La felicità, intesa come assenza di disagio, è capace a sua volta di promuovere altra felicità, poiché nell'ambiente sociale il benessere di un individuo influisce anche sul benessere di chi gli vive accanto.
Nella considerazione sociale è cambiata la percezione di chi soffre di un disagio o di un disturbo psichico. L’inversione di tendenza è tale che rivolgersi a uno psicologo oggi pare persino un segno di status, manifestazione di agiatezza economica e preparazione culturale, o quantomeno di una grande attenzione per il proprio benessere.

Prima di preoccuparsi del farmaco, il terapeuta deve stabilire una comunicazione chiara e diretta, e prestare attenzione alla relazione psicoaffettiva con il paziente, base necessaria per la collaborazione terapeutica.
Vivere significa essere qui e ora, in questo mondo.

L’educazione (im)possibile
© Rizzoli 2014
La società dell’inutile trionfa alla fine di un processo folle che ha spinto l’industria a produrre beni superflui, come se lo scopo dell’uomo non fosse di essere e vivere in una società giusta, bensì quello di apparire; ed è proprio su questa esigenza che si fonda il grande dogma della contemporaneità: si ha successo se si appare.
Non si preparano gli studenti a una professione, che forse semplicemente non ci sarà. E quindi i giovani brancolano nel consumo del tempo, giorno per giorno, depauperando lo studio di significato o caricandolo di significati generici e inutili.
La gioia di vivere
A piccoli passi verso la saggezza © Rizzoli 2016
L'alterigia è un'infatuazione, è la condizione dello stupido che si veste di onnipotenza, pensando che l'altro sia più stupido di lui. E quasi sempre non è vero.
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Libro di Vittorino Andreoli consigliato
L'uomo di vetro
Editore Rizzoli, 2008
In un'epoca che ha fatto del decisionismo e dell'arroganza delle virtù, sostenere che la fragilità è un valore umano potrebbe suonare come un'eresia. Eppure ogni giorno i piccoli passi e le grandi svolte della nostra vita ci insegnano che non sono affatto le dimostrazioni di forza a farci crescere, ma le nostre mille fragilità: tracce sincere della nostra umanità, che di volta in volta ci aiutano nell'affrontare le difficoltà, nel rispondere alle esigenze degli altri con partecipazione, aprendoci - quando serve - al loro dolore.

Da - https://www.aforismario.eu/2019/06/vittorino-andreoli-frasi.html
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