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Autore Discussione: INTERCETTAZIONI: MASTELLA, PARLAMENTO SI ESPRIMA AL PIU' PRESTO  (Letto 4336 volte)
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« inserito:: Dicembre 20, 2007, 10:07:20 pm »

Politica

INTERCETTAZIONI: MASTELLA, PARLAMENTO SI ESPRIMA AL PIU' PRESTO


Roma, 20 dic. (Adnkronos) - "Ho sempre ritenuto e piu' volte apertamente dichiarato che la riservatezza sia un diritto costituzionale da garantire a tutti senza eccezioni. Credo che, anche alla luce delle ultime notizie di cronaca, sia importante che il Parlamento si esprima al piu' presto sulla delicata materia delle intercettazioni, fondamentale per le investigazioni degli inquirenti, ma a rischio strumentalizzazioni, approvando il ddl che ho presentato.

Io ci ho provato, ma la decisione non dipende solo da me".

Lo ha affermato il ministro della Giustizia, Clemente Mastella.
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« Risposta #1 inserito:: Dicembre 20, 2007, 10:08:48 pm »

Dynasty eccellente

di Gianluca Di Feo

Il capo del Consiglio di Stato accusato di corruzione. E un'indagine che punta sulla famiglia Mastella 


Leonardo Vincenzo Lucariello è un nome che non sfigurerebbe in un'opera di Eduardo De Filippo. Ma l'indagine di cui Lucariello è protagonista ha ben poco della commedia. Perché, qualunque ne sia l'esito giudiziario, ha messo alla luce un altro spaccato raccapricciante della gestione del potere. Dalle registrazioni delle telefonate di Lucariello infatti è stata ipotizzata una delle accuse più inquietanti degli ultimi anni: un procuratore della Repubblica che corrompe il presidente del Consiglio di Stato. Il tutto, sempre secondo la ricostruzione degli inquirenti, grazie alla capacità di Lucariello di ottenere ascolto dai giudici amministrativi più potenti. Entrature che deriverebbero in parte dalla sua attività di segretario generale del Tar della Campania. Ma a far sì che Lucariello trovasse udienza era anche la fama che lo circondava, perché gli investigatori ritengono che fosse nota la sua vicinanza alla famiglia di Clemente Mastella: un biglietto da visita che apre tante porte nel mondo della giustizia.

Tre anni fa Lucariello è stato nominato 'difensore civico' della Regione Campania, con una scelta fatta dal consiglio presieduto dalla signora Mastella. E adesso, ironia della sorte, si ritrova a essere suo malgrado un grande accusatore. Perché è dalle sue telefonate che nasce l'ultimo filone dell'inchiesta dei pm di Santa Maria Capua Vetere, un'indagine forse troppo vasta per una Procura così piccola. Dall'analisi delle conversazioni di Lucariello i magistrati hanno chiesto di sospendere dall'incarico il presidente del Consiglio di Stato Paolo Salvatore, il procuratore capo di Foggia Vincenzo Russo, il presidente del Tar campano Francesco Guerriero, il prefetto di Benevento Giuseppe Urbano e altri due giudici del Tar partenopeo.

Le accuse sono molto diverse. Nell'episodio più clamoroso, quello del Consiglio di Stato, Russo avrebbe chiesto notizie sulla sorte dei ricorsi contro la sua nomina al timone della Procura di Foggia, bersagliata dai ricorsi degli altri concorrenti. Secondo la ricostruzione degli investigatori, Lucariello su incarico del procuratore avrebbe contattato il presidente Salvatore, d'origine irpina, e fatto da tramite nello scambio di notizie riservate. E l'ipotesi di corruzione? Si parlerebbe di regali prestigiosi fatti arrivare al piano più alto di Palazzo Spada. Ma non c'è nessun contatto diretto tra i due magistrati, tutto passa tramite Lucariello: un elemento su cui hanno fatto leva i difensori per respingere l'accusa.

Paolo Salvatore, 72 anni, è una figura che appare lontana dai giochi della politica: è stato nominato al vertice della giustizia amministrativa solo due mesi fa, grazie al rilievo dei 36 anni di anzianità. Il suo momento di gloria sembrano essere stati gli anni Ottanta, quando collezionò incarichi di spicco: la commissione tributaria centrale, diverse poltrone da capo di gabinetto. Poi dal 1992 si è concentrato sull'attività di giurista: il suo ultimo studio è dedicato ai 'nuovi orizzonti del concetto di legalità'. Che in Campania sembrano molto lontani.

Contro gli altri indagati dell'inchiesta capuana ci sono contestazioni più lievi: falso in atti d'ufficio. Perché secondo i pm al telefono di Lucariello c'era un gran traffico di informazioni più o meno riservate sui ricorsi di imprenditori e gran commis, tutti alle prese con il Tar campano per conoscere le sorti di appalti e incarichi. Notizie che valgono oro quando un costruttore ha il cantiere fermo per anni o i vincitori di un concorso restano al palo. Quello che interessava anche il prefetto di Benevento, Giuseppe Urbano, alle prese con i ricorsi per il vertice di una comunità montana. "Ci sono state contestate solo delle intercettazioni, senza riscontri. E siamo convinti di avere fornito al gip tutte le spiegazioni per respingere la misura interdittiva", dichiara l'avvocato Vittorio Giaquinto, che assiste Russo, Urbano e Guerriero. In effetti, quelle contestate appaiono piccole cose rispetto ai personaggi coinvolti. E sembra di capire che si tratti quasi di corollari rispetto al nucleo principale dell'istruttoria condotta dai pm Alessandro Cimmino e Maurizio Giordano. Che riguarderebbe il sistema di potere che in Campania fa riferimento alla famiglia Mastella.

Nell'ultimo grappolo di provvedimenti chiesti dai magistrati compare anche il consuocero del ministro, l'ingegner Carlo Camilleri. Ma l'accusa è di quelle che fa sorridere: avere spinto un vigile urbano di un paesino a stracciare una multa. Certo, l'azione penale è obbligatoria anche se in questo caso potrebbe apparire come una forma di accanimento. Negli atti dell'inchiesta ci sono però elementi ben più pesanti, dove anche queste minuzie si incastrano nell'ipotesi di un'associazione per delinquere in grado di condizionare appalti e nomine in tutta la regione.

I sequestri disposti dai magistrati riguardano pratiche urbanistiche, appalti e poltrone legate a interessi dell'Udeur. O direttamente all'ingegner Camilleri, padre della nuora del Guardasigilli. Per questo le notizie iniziali sull'istruttoria fecero infuriare la signora Mastella, che invitò i pm a lavorare in silenzio. Ora la replica dell'Udeur è stata affidata al 'Mattino' dal segretario campano Antonio Fantini: "Il partito si augura che tali attività investigative tengano conto di alcune condizioni di parentela, senza fermarsi nei confronti di nessuno.

Ma ribadisce il primato della politica che comporta anche la discrezionalità delle nomine che sono prerogative di legittime intese tra i partiti". Non è un caso se il primo provvedimento di tutta l'indagine ha riguardato il governatore Antonio Bassolino: invitato a comparire, non si è presentato e ha preferito mandare una memoria difensiva. Ma le accuse riguardano una nomina che lui aveva soltanto ratificato. Perché decisa dal consiglio regionale presieduto dalla signora Mastella.

(19 dicembre 2007)

da espresso.repubblica.it
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« Risposta #2 inserito:: Dicembre 21, 2007, 08:18:33 am »

IL CASO RAI

Le nuove conversazioni

«Silvio e la mappa segreta»

Il commercialista a Saccà: è stato garbato ma brutale

 
ROMA — Non sono solo le telefonate tra Silvio Berlusconi e Agostino Saccà a raccontare il progetto di far cadere il governo Prodi attraverso il «cambio di casacca» di alcuni senatori. Quello che per la Procura di Napoli è stato un tentativo di corruzione emerge — per l'accusa — da altri colloqui intercettati del direttore di Raifiction ora autosospeso dall'incarico. Conversazioni registrate nell'ambito dell'inchiesta a carico di Saccà, anche se a volte considerate poco o per nulla rilevanti in quel procedimento, nelle quali si parla delle preoccupazioni del «presidente» e del suo piano. «La priorità», come la definisce Saccà con Giuliano Urbani nell'agosto scorso.

L'operazione è descritta quasi alla lettera nella telefonata serale del 18 settembre tra Saccà e il commercialista milanese Pietro Pilello, il quale nel pomeriggio era stato ricevuto ad Arcore da Berlusconi. L'appuntamento gliel'aveva procurato lo stesso Saccà, una settimana prima. Da altre intercettazioni si comprende che l'incontro doveva servire a organizzare l'avvicinamento del senatore italo-australiano Randazzo, uno dei «candidati» dell'ex premier a passare dalla sua parte, proprio attraverso Pilello, il quale ha un cugino titolare di una catena di ristoranti in Australia che conosce Nino Randazzo.

«Com'è andata?», esordisce il dirigente Rai. «Molto affabile, molto garbato, molto attento», risponde Pilello, e Saccà conferma: «Affettuoso... Hai visto com'è diverso da come appare...». Pilello descrive l'attesa di dieci minuti («mi ha mandato il suo assistente, che poi è un parlamentare, per intrattenermi... »), e poi passa al racconto. «Lui ha tutta una mappa di situazioni... Mi ha fatto vedere una tabella che ha preparato e mi ha fatto un ragionamento molto essenziale. Dice "non basta che cada... che vada sotto il governo per uno o due voti, ci deve andare in modo clamoroso, di un numero di voti significativo, altrimenti faranno un governicchio tecnico e chissà quanto tempo perderemo... Quindi dobbiamo dare un segnale forte", dice. "Io mi sto dando da fare, ha visto la dichiarazione di Dini oggi, ho altri quattro-cinque senatori che sono in linea con noi, aspettano il momento buono per... Ma io voglio raggiungere un risultato di un numero molto alto di senatori che votano contro, per cui la ringrazio per tutto quello che potrà fare"».

Pilello, secondo il suo stesso racconto, non vuole ringraziamenti, anche lui vorrebbe far cadere Prodi.

Spiega come può contattare Randazzo ma aggiunge: «Non mi sono mosso perché volevo capire come impostare la cosa, perché non vorrei farle danno». Timori respinti con fermezza da Berlusconi, tanto che il commercialista riferisce a Saccà: «Lui è stato brutale, ha detto "guardi, non possono fare nessun danno di nessuna natura, già loro hanno corteggiato deputati e senatori della mia parte, se io ne corteggio dei loro ho il diritto di farlo... Non mi preoccupa affatto questo problema"». Ed ecco l'input del «presidente» riferito da Pilello a Saccà: «Lei vada e dica tranquillamente che nella prossima campagna elettorale li prendiamo tutti noi, perché questa volta scenderemo tutti con la lista "Italiani nel mondo" (il movimento fondato dal senatore De Gregorio, altro transfuga nel centrodestra, ndr), e non succederà più quello che è successo nel passato. Quindi l'unica cosa, se questo si allinea per tempo, gli prometto, glielo faccio anche per iscritto se non gli basta la mia parola, che lo ricandidiamo e lo rieleggiamo».

Oltre a Randazzo, nei piani di Berlusconi rientrava un altro senatore il cui nome è già circolato nei giorni scorsi, Pietro Fuda (ex di Forza Italia passato nel centrosinistra al seguito di Agazio Loiero), calabrese e amico di Saccà. A lui sembra riferirsi il dirigente Rai parlando con l'ex ministro del centrodestra Giuliano Urbani il 5 agosto: «Sono stato col nostro amico», racconta alludendo a Berlusconi, e poi: «Lui voleva parlare con me soprattutto di una persona, un senatore amico mio che sta qui in Calabria che...». Urbani mostra di aver capito: «Ah... quella cosa che mi accennavi... importante». Saccà conferma e s'intuisce che, riferendo il colloquio col «presidente», parla del tentativo di far tornare Fuda nello schieramento di Berlusconi: «E' la cosa a cui teneva di più, e quindi ho dovuto dare un resoconto, la cosa non è facile ma nemmeno impossibile».

Nell'ora di colloquio Saccà avrebbe voluto affrontare altre questioni, tra cui probabilmente il piano di produzioni televisive «Pegasus» che interessava anche Urbani, ma c'era Cicchitto che aspettava e Bonaiuti che entrava in continuazione: una situazione «sincopata », sintetizza il dirigente Rai, «e la sua attenzione era concentrata sulla priorità... Io incontrerò un paio di volte il mio amico ma credo che la possibilità di un riabboccamento c'è, che è la cosa più importante, perché quello non voleva più vederlo né incontrarlo. Non voleva saperne». Operazione possibile, dunque, secondo Saccà. Il quale un mese prima, l'11 luglio, sulla scia della richiesta di Berlusconi di far lavorare l'attrice Elena Russo («è una cortesia che fai a me direttamente... io poi ti ricambierò... mi impegno a darti un grande sostegno... »), aveva chiamato il produttore televisivo Guido De Angelis. In quel colloquio chiede notizie di un'altra attrice: «La Sonia Aquino l'avete già contrattualizzata o no?».

A De Angelis che sostiene che sono al punto di «contrattare il fax» Saccà risponde: «No, fermala, ferma, ferma la cosa... Che io voglio far fare un provino alla Russo Elena, che ha la stessa fisionomia, e che ci aiuta a farci un grande alleato, capito?». «So tutto», risponde De Angelis. «Me lo ha detto anche a me».

Giovanni Bianconi
21 dicembre 2007

da corriere.it
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« Risposta #3 inserito:: Dicembre 21, 2007, 08:20:06 am »

POLITICA

La reazione del Cavaliere dopo la pubblicazione del colloquio con Agostino Saccà

"Lo sanno tutti, in Rai lavori solo se sei di sinistra o se ti prostituisci"

Intercettazioni, Berlusconi furioso "Un attacco criminale alla privacy"

Palazzo Chigi: "Conferma necessità di riforma radiotv". Fini: "Vicenda indecente"

Viale Mazzini all'ex premier: "Accuse indiscriminate, difenderemo i dipendenti"


ROMA - "Un attacco criminale alla privacy". E' furiosa la reazione di Silvio Berlusconi dopo la pubblicazione sul sito dell'Espresso e di Repubblica.it del colloquio telefonico con il responsabile di Rai Fiction Agostino Saccà. Il caso arriva in serata anche a palazzo Chigi che ribadisce la richiesta alla magistratura di indagare ''senza dimenticare le prerogative delle persone e rispettando le garanzie costituzionali''. La presidenza del Consiglio auspica quindi una accelerazione della riforma del sistema radiotelevisivo.

L'ira di Berlusconi. Il cavaliere attacca frontalmente: "Sono stato esposto al pubblico ludibrio senza motivo. Non c'è niente di preoccupante, salvo il fatto che siamo in un paese in cui non c'è più libertà". Poi l'affondo del Cavaliere si sposta contro la Rai dove lavora "chi si prostituisce o chi è di sinistra". Parole dette da chi, nella telefonata con Saccà, "suggerisce" il nome di alcune avvenenti attrici. Una in particolare che il Cavaliere lega a un senatore della maggioranza che Berlusconi cerca di convincere a cambiare schieramento. "In Rai non c'è nessuno che non sia stato raccomandato, a partire dal direttore generale che non è certo stato scelto attraverso una ricerca di mercato". "Io - continua il Cavaliere - ho fatto diversi interventi solo per segnalare personaggi che non sono di sinistra e che sono stati messi completamente da parte in Rai".

"Rivendico ciò che ho fatto". In serata il capo del Pdl difende le sue parole al capo di Rai fiction. "Si capisce benissimo - dice - che in tutti e due i casi ho fatto interventi assolutamente apprezzabili. Uno per un'ingiustizia. L'altro per un caso doloroso di una persona che non lavorava e che non facevano lavorare".

Rai e Fnsi. Viale Mazzini risponde all'ex premier con un comunicato: "Di fronte ad accuse indiscriminate e dai toni inaccettabili, la Rai ribadisce la piena fiducia nei propri dipendenti e collaboratori, nelle loro capacità professionali e nel loro costante e reale impegno per il miglioramento del servizio pubblico radiotelevisivo".

Il consigliere di amministrazione della Rai Sandro Curzi si dice "sconvolto", sia "per la sostanza" che per "il tono del contenuto". Curzi, inoltre, stigmatizza "l'umiliante scenario di oscure manovre politiche avvenute ai danni e alle spalle del Cda". Mentre un altro consigliere, Nino Rizzo Nervo si dice "non stupito" dall'intercettazione: "E' la dimostrazione che una parte politica ha continuato sino a oggi a dirigere dall'esterno la Rai".

Anche la Federazione nazionale della stampa italiana interviene dichiarando che "stavolta l'onorevole Berlusconi ha davvero passato il segno. La rabbia per la diffusione di notizie che confermano le sue pesanti intromissioni nella gestione della Rai, lo ha portato a dichiarazioni di sconfinata volgarità nei confronti delle donne e degli uomini che lavorano nel servizio pubblico. Adesso ci sono soltanto due cose che deve fare: vergognarsi e chiedere scusa".

Guai per Saccà. Il capo di Rai Fiction, che si è autospeso, sarà sottoposto a un procedimento disciplinare dalla Rai. Una decisione in tal senso è stata presa dai vertici di viale Mazzini, secondo l'Agi. Saccà rischia anche il rinvio a giudizio dal tribunale di Napoli per corruzione.

Attacco a "Repubblica". L'ira del Cavaliere, oggi, non ha risparmiato Repubblica. In particolare la redazione napoletana del nostro quotidiano. "Mi si dice - azzarda Berlusconi - che il sostituto procuratore di Napoli è il fratello del capo della redazione napoletana di Repubblica". A questo proposito la nostra direzione sottolinea che la notizia "è destituita di ogni fondamento, ed è dunque falsa".

Le reazioni politiche. Carlo Giovanardi (Udc) punta l'indice sulla pubblicazione delle intercettazioni. "Una cosa che umilia tutte le regole parlamentari e processuali di un paese civile" dice il presidente della giunta per le autorizzazioni della Camera. E, in serata, anche Gianfranco Fini, pur non entrando nel merito, polemizza "Al di là degli aspetti legali, in questa vicenda si è superato il limite della decenza", mentre il leghista Roberto Maroni sostiene che la pubblicazione di una telefonata privata è l'ennesima dimostrazione della violazione sistematica di ogni legge, ogni regola ed ogni etica per colpire gli avversari politici. E' necessario che le istituzioni democratiche a partire dal Presidente della Repubblica (che presiede il Csm) intervengano subito per dirci se viviamo ancora in un Paese civile".

Mastella. ''Ho sempre ritenuto e piu' volte apertamente dichiarato che la riservatezza sia un diritto costituzionale da garantire a tutti senza eccezioni'', dice in una nota il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, che aggiunge: ''Credo che, anche alla luce delle ultime notizie di cronaca sia importante che il Parlamento si esprima al piu' presto sulla delicata materia delle intercettazioni, fondamentale per le investigazioni degli inquirenti, ma a rischio strumentalizzazioni, approvando il ddl che ho presentato"

(20 dicembre 2007)

da repubblica.it
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