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Autore Discussione: Scusi, Lei - Pane, rose e gender gap  (Letto 4874 volte)
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« inserito:: Novembre 16, 2020, 07:00:44 pm »

Scusi, Lei - La Repubblica


Scusi, Lei - Pane, rose e gender gap
29 Ottobre 2020
Le donne salveranno il mondo

Cara abbonata, caro abbonato,

eccoci ancora assieme con un nuovo numero della newsletter sul gender gap che, se vorrai, troverai ogni giovedì nella tua mail. Una newsletter che fa parte dell'abbonamento digitale a Repubblica (per iscriversi qui il link).

Buona lettura,

Oriana Liso

Una rete internazionale formata da 97 città del mondo, dagli Stati Uniti alla Cina (e in Italia ce ne sono tre: Milano, Roma e Venezia), con le loro sindache e i loro sindaci che si confrontano su uno dei temi che riguarda il nostro presente immediato, il futuro prossimo e quello che neanche riusciamo a immaginare ancora: il clima, l’ambiente. Le città di C40 si pongono come leader sulle questioni del cambiamento climatico, quello che Greta Thunberg e i ragazzi e le ragazze di Fridays For Future ci hanno messo sotto gli occhi nelle piazze di tutto il mondo. Una rete in cui le donne – e non dovrebbe essere una notizia – hanno un ruolo fondamentale. Non solo per la presenza numerica: grazie all’allora presidente di C40 Anne Hidalgo, sindaca di Parigi, la rappresentanza politica nelle varie regioni del mondo deve rispettare la parità di genere. Ma anche perché le donne, finora quasi sempre vittime principali delle crisi legate alle mancate politiche ambientali, stanno diventando registe e attrici della questione. Nella pratica quotidiana, nelle grandi trasformazioni, con progetti specifici.


“Nessuna giustizia climatica senza giustizia di genere”: l’appello è del dicembre 2007, era stato lanciato durante la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici.
 
Si chiama Women4Climate la costola di C40 che organizza programmi di training per ispirare e formare giovani donne che vogliono specializzarsi nelle questioni ambientali e più in generale in quelle che riguardano le grandi trasformazioni globali con progetti di mentoring che coinvolgono donne leader, fa ricerche sul rapporto tra genere, città e clima, crea strumenti e risorse per le città per fare sì che le politiche ambientali siano attente all’inclusione.

Nel team di C40 c’è Caterina Sarfatti, programme director dell’Inclusive climate action. Ha 36 anni, è milanese, e ci racconta cosa vuol dire lavorare per il cambiamento.

 
Testo alternativo
Caterina Sarfatti

Nel 2015, dopo una laurea in filosofia a Milano e una specialistica in Scienze Politiche e Teoria politica a parigi, a Science Po, Caterina Sarfatti lavora nell’ufficio relazioni internazionali del sindaco Pisapia. Dieci anni prima l’allora sindaco di Londra Ken Livingston aveva, precorrendo i tempi, messo assieme un primo nucleo di sindaci per lavorare sul ruolo delle città nell’allora quasi sconosciuto mondo dei cambiamenti climatici. Dieci anni dopo, appunto, Caterina Sarfatti si avvicinava a C40.

“Dal mio lavoro in Comune ho iniziato a conoscere questa realtà, così l’anno dopo ho lasciato Palazzo Marino e sono entrata nel team europeo di C40, che ora ha una squadra di 300 persone in tutto il mondo. Ho iniziato lavorando al summit di Città del Messico come project manager, poi nel 2017 mi è stato affidato lo sviluppo di un nuovo programma, una riga nelle dichiarazioni finali del summit. E adesso ci siamo: abbiamo un budget in crescita di 3,5 milioni e uno staff di dieci persone – che non vedo fisicamente da mesi, visto che non possiamo più viaggiare – e lavoriamo per provare a far capire che i cambiamenti climatici e le politiche ambientali non sono un puntiglio da élite borghesi, ma impattano soprattutto sulla vita di chi è già in una condizione di minor inclusione, aumentando le disuguaglianze e la povertà. Un esempio: si stima che dopo l’uragano Katrina due terzi delle persone che hanno perso il lavoro erano donne, e per la maggior parte afroamericane”.

 

Cosa fa praticamente questo programma?
“Aiuterà le sindache e i sindaci di C40 a rendere le politiche ambientali e climatiche delle loro città socialmente sostenibili per far sì che la transizione ecologica sia socialmente desiderabile, citando Alexander Langer. In molte città, soprattutto nell’America Latina e negli Stati Uniti, le corsie del trasporto pubblico locale creano fratture nelle città, lasciando al di fuori dal loro percorso proprio i più deboli. Parliamo di gentrificazione climatica: se porti trasporto pubblico locale sostenibile in alcune zone ci porti poi anche housing sociale ed edilizia residenziale pubblica. Ancora: gli incentivi per l’efficientamento energetico dei palazzi sono spesso accessibili solo a chi ha soldi. Un esempio positivo: a Città del Messico l’assessora all’Ambiente ha rimodulato il servizio di bike sharing dopo aver capito che le donne lo usavano poco perché lo giudicavano insicuro. Illuminazione, stazioni di scambio delle bici in luoghi ben visibili: così i numeri sono cambiati”.

Mi ha parlato di una assessora: conta la visione femminile in questo caso?

“Le nostre città – gran parte delle nostre città – sono state pianificate in anni in cui i sindaci erano solo uomini, i dipartimenti di sviluppo urbano erano fatti solo di uomini, chi andava al lavoro erano soprattutto uomini. La rush hour, l’ora di punta che adesso, con questa pandemia, tanto ci sta dando problemi di gestione delle nostre vite, nasce proprio da quell’idea, una città fatta per uomini che uscivano di casa la mattina presto e tornavano tutti alla stessa ora la sera. Percorsi di trasporto pubblico che non tengono conto, per esempio, di donne che devono fare un tipo di viaggio diverso, più gravoso perché magari con passeggini e bambini piccoli, e con molte più deviazioni”.

I tempi della città cambiano, e il team di Caterina Sarfatti deve capire come aiutare le sindache e i sindaci di C40 a interpretare quel cambiamento affinché sia socialmente sostenibile e inclusivo. Caterina Sarfatti nella politica ci è nata (suo padre Riccardo è stato un grande imprenditore e designer e un politico molto amato) e ha sposato la politica attraverso Pierfrancesco Majorino, che da assessore al welfare di Milano per anni è adesso europarlamentare Pd. Insieme, 15 mesi fa, hanno avuto una bambina, Maddalena.

“Dobbiamo credere di più in noi stesse e nelle nostre capacità – mi dice – e creare i presupposti per la parità. Il mio incarico, la mia promozione, mi è stata comunicata appena rientrata dalla maternità, ed è stato ed è impegnativo, ma si può fare”. Però Caterina, a questo punto, si interrompe e poi dice: “Posso aggiungere una cosa che spesso nelle interviste alle donne non si dice? Vero che senza un equilibrio familiare non sarebbe possibile, ma la verità è che se non esistesse la tata di Maddalena io non ce la farei”. Si chiama Olga, ed è vero che se non si inizia anche tra donne a riconoscere il ruolo fondamentale di altre donne è davvero uno spreco.

Per questa settimana è tutto, grazie per la vostra attenzione.
La newsletter Scusi, Lei torna la prossima settimana.

Per suggerimenti, storie e riflessioni scrivete a o.liso@repubblica.it

e a @Orialiso

Grazie,
Oriana Liso
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