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Autore Discussione: L’imprenditore vero in 11 punti secondo Baldassarra di Seeweb.  (Letto 2106 volte)
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« inserito:: Ottobre 02, 2020, 06:34:35 pm »

CATEGORIA: VENDERE E COMPRARE

L’imprenditore vero in 11 punti secondo Baldassarra di Seeweb

  scritto da Andrea Arrigo Panato il 28 Settembre 2020

Qualche giorno fa ho fatto una lunga chiacchierata con Antonio Baldassarra, ceo di Seeweb, perché mi interessava conoscere il suo parere di imprenditore del settore ICT con una impresa quotata all’AIM sulla crisi che ci troveremo ad affrontare nei prossimi mesi o meglio sulle tendenze già in essere, accelerate da questo strano effetto Covid. In realtà siamo partiti dall’affrontare il suo fare impresa, partendo da Frosinone per arrivare alla Borsa di Milano.
Una storia che contiene molti punti che mi sono cari e che ho affrontato nel mio libro Restartup, le scelte imprenditoriali non più rimandabili. Una storia che può essere da esempio a molte PMI, per abbandonare gli alibi e tornare a crescere.
Proviamo a sintetizzare velocemente la storia di Seeweb.
Seeweb nasce nel 1998: siamo stati tra i primi registranti di domini in Italia, i primi in assoluto nell’introdurre sul mercato italiano soluzioni cloud. Oggi siamo un Cloud Computing Provider presente in Italia con quattro data center di proprietà, a Milano e Frosinone. Forniamo servizi di alta qualità e unici quanto a tecnologia e scalabilità.
Nel 2006 abbiamo aperto la filiale di Milano della nostra azienda che ha base storica a Frosinone. Un investimento importante per quelle che erano le nostre possibilità rilevando una compagnia che era in concordato preventivo. Milano resta in Italia uno dei posti migliori dove fare impresa per le infrastrutture, per l’ecosistema ICT, ecc.
Nel Luglio 2015 abbiamo fondato, DHH è un’impresa che fornisce “l’infrastruttura virtuale” per gestire siti web, app, e-commerce e applicazioni SaaS (software-as-a-service) a oltre 100.000 clienti in tutto il Sud Est Europa (la cosiddetta “regione del mar Adriatico”), un’area geografica in cui i tassi di crescita previsti sono più elevati grazie all’attuale minor diffusione digitale. Già nel 2016 l’abbiamo quotata all’AIM di Borsa italiana.
Nel maggio 2020 Seeweb Holding e Dominion Hosting Holding si fondono tramite un reverse takeover. La fusione nasce da una forte motivazione operativa dovuta alla natura complementare degli affari delle rispettive società. L’atto di fusione verrà firmato entro ottobre 2020 rendendo efficace a tutti gli effetti l’operazione.
Frosinone, Milano, l’Europa dell’est e la Borsa. Dalla provincia alla metropoli e dalla metropoli il salto verso l’internazionalizzazione e la finanza. Quali sono le differenze tra centro e periferia? Milano saprà rialzarsi dopo la crisi di questi mesi?
Io amo la provincia ed i suoi ritmi però Milano resta in Italia uno dei posti migliori dove fare impresa per le infrastrutture, per l’ecosistema ICT, per la specializzazione della consulenza, ecc.
Milano è una città europea nelle relazioni di business. Proprio per questo è stata la più colpita dal lockdown. Milano per crescere ha bisogno di essere agganciata alle filiere internazionali.
Milano è anche capace di attrarre le risorse migliori. Resterà competitiva anche con questo utilizzo massiccio di smartworking?
Milano era attrattiva, l’Italia no. La nostra normativa non facilita le assunzioni dall’estero e non agevola fiscalmente i talenti premiandone gli stipendi più alti. Purtroppo in questo siamo ancora indietro rispetto ad altre nazioni. Questo è un problema soprattutto in un mondo molto competitivo ed aperto alla concorrenza internazionale come quello dell’ICT.
Il tema smartworking invece è complesso. Noi lo usiamo da sempre con soddisfazione, ma va usato non per moda ma ricordando che come ogni strumento ha pro e contro.
Non tutte le organizzazioni che oggi dicono di adottarlo lavorano per obiettivi e si impegnano per avere un buon clima interno. Inoltre in questi mesi il fattore bambini in casa è una criticità spesso sottovalutata così come l’aspetto psicologico.
Lo smartworking è altro dal semplice telelavoro e deve essere compatibile con il momento formativo dei neo assunti così come con quello scambio informativo informale alla macchinetta del caffè che resta uno dei momenti importanti dello scambio di informazioni in azienda.
Milano è anche la città degli eventi e veder annullato il Salone del Mobile è stato un vero e proprio trauma per molte imprese che da un anno si preparavano all’evento e per la città stessa. Avrà ancora senso la fiera per come la conosciamo oggi in un mondo così veloce e digitalizzato?
Posso immaginare che le fiere, anche le più importanti come il Salone del Mobile e Cosmoprof non scompariranno ma evolveranno forse seguendo quanto già avvenuto nel nostro settore. Ormai alle fiere del settore ICT non presenti più il prodotto (se non per fare brand, per stupire) ma presenti l’azienda. L’evoluzione del prodotto è troppo veloce per attendere una fiera annuale per presentarlo. La fiera serve a costruire relazioni, non a caso a rappresentare l’azienda trovi il Ceo o altre figure apicali.
Sono convinto che una delle sfide che attendono tutti, imprese e professionisti, sia ridefinire la dimensione minima per competere. È un concetto a cui credo molto. In un Paese in cui si parla spesso di imprenditori che si accontentano, di PMI sopite ed incapaci di crescere voi siete diventati una multinazionale ed avete deciso di quotarvi all’AIM. Perché?
Quale è la dimensione giusta per l’impresa? È una domanda che ci siamo posti ed abbiamo affrontato il tema molto seriamente. Dovevamo diventare più grandi ed abbiamo proceduto sia per crescita interna sia attraverso M&A.
Perché l’AIM? Perché ad un certo punto era una sfida da affrontare per diversi motivi, per iniziare un percorso che rendesse l’impresa cosi strutturata da sopravvivere al fondatore, per puntare ulteriormente sull’internazionalizzazione e per dimostrare a noi stessi che eravamo capaci di adeguare la struttura amministrativa e di compliance alle richieste del mercato. In sintesi per creare valore. E poi c’è un secondo motivo per cui abbiamo scelto la via della quotazione e che mi sento di consigliare: acquisire una visibilità garantendo un livello incontestabile di trasparenza di gestione e di governance all’interlocutore; è stato un prerequisito essenziale per il nostro percorso di M&A che abbiamo adottato fin da subito per esempio con la nomina di un amministratore indipendente quando non era nemmeno indispensabile su AIM. Paradossalmente abbiamo avuto più valore in questo che nella raccolta di capitali dalla nostra presenza su AIM.
In questi anni ho molto riflettuto su come siano cambiati gli imprenditori. Cercando on line qualche informazione in più su Antonio Baldassarra e Seeweb ho trovato una sua interessante definizione di “imprenditore vero” che potrebbe quasi rappresentare un manuale per giudicare il founder di una startup da parte dell’investitore. Ce la può illustrare?
Ecco la mia definizione di “imprenditore vero” attraverso 10 caratteristiche:
1. sa ascoltare con attenzione ma si esprime in maniera chiara e diretta senza fronzoli, se fai fatica a capire un imprenditore non è un imprenditore, inutile andare avanti;
2. ha una visione forte, chiara e ragionata che sa difendere con forza e convincimento;
3. non distingue tra lavoro e tempo per sé: lui ha solo tempo per sé e l’azienda è una appendice di sé;
4. è severo con se stesso, ammette anche se non in maniera pubblica i propri errori e li rimedia: comprende il valore della conoscenza;
5. cerca di fare al meglio possibile e senza risparmio una data cosa, è maniacale ma essenziale e concreto.
6. comprende il valore delle persone chiave, le sa selezionare e le sa difendere. Non teme i collaboratori migliori di lui ma ne è alla continua ricerca, detesta gli yes man;
7. ha una focalizzazione massima sugli obiettivi a medio termine sui quali declina la propria strategia che mantiene ben chiara nella mente ma sa che non è immutabile;
8. riconosce e coglie le occasioni che possono aiutarlo nella direzione dell’obiettivo, un’occasione a volte merita la rivisitazione di un convincimento;
9. sa che il rischio non esiste, è solo un difetto di pianificazione;
10. è un convinto e attento quantitativo nelle sue analisi ma è un qualitativo nella gestione delle relazioni.
A queste se ne è aggiunta una undicesima sulla scia dell’esplosione degli “imprenditori startupper” degli ultimi anni:
11. partecipa molto raramente alle serate aperitivo variamente organizzate e quando lo fa è per un solo motivo specifico.
Sembra quasi tratto da un vecchio libro “O meglio o niente. Come si vince la mediocrità e si raggiunge l’eccellenza” di Jim Collins. Purtroppo mai più pubblicato in Italia ed oggi quasi introvabile. Molta concretezza, focalizzazione sugli obiettivi, forte attenzione ai dati ed al team.
La definizione è di qualche anno fa ma credo sia ancora attuale. Bisogna avere obiettivi chiari e credere nella qualità delle persone. Per quanto riguarda i dati, avendo iniziato a lavorare in un business molto competitivo a livello globale non potevo fare altrimenti. È stata una palestra importante.

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Da  https://www.econopoly.ilsole24ore.com/2020/09/28/baldassarra-seeweb-imprenditore/?uuid=96_HxzhRBnu
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