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Autore Discussione: Toni Fontana - Conegliano, la Lega cavalca la meningite  (Letto 2428 volte)
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« inserito:: Dicembre 19, 2007, 11:24:29 pm »

Conegliano, la Lega cavalca la meningite

Toni Fontana


A giudicare dall’arredo country, panche di legno chiaro con spalliere pacchiane e bancone da vecchio West, da questa parti ci si aspetta di incontrare qualche fan di John Belushi. La birreria «Kaltemberg» di Pederobba, chiusa dopo il focolaio di meningite, sembra quella dove i Blues Brothers suonano e bevono per una notte intera. «Lì ogni sabato sera tiravano al mattino, salsa e merengue e birra - dice il signor Aldo che s’incammina verso la sede della Usl tenendo la mano del figlioletto - se non era per i dominicani e i sudamericani quel posto avrebbe già chiuso da un pezzo, anche se lì ci andavano alcuni compaesani, c’erano le ragazze e tante birre».

«Ma non è un locale malfamato - interviene la signora Claudia, raddrizzando i baveri del cappotto che la protegge dal freddo polare - anzi è un posto molto noto, i sudamericani facevano le loro feste che attiravano tanti veneti». Ora però la porta è sprangata. Tra una pubblicità di una marca di birra e l’annuncio di una festa di vedono due fogli attaccati al vetro con lo scotch. Il primo è scritto in tono gentile e firmato dal proprietario: «Se sei stato qui la sera dell’8 dicembre ti preghiamo di rivolgerti alla tua Usl, purtroppo un nostro cliente ha avuto un serio problema di salute». L’altro è scritto col linguaggio della burocrazia ed è intitolato «ordinanza contingente ed urgente»; prescrive la chiusura del locale «a scopo precauzionale».

Gira voce a Pederobba, piccolo centro disteso sulle colline che confinano con il fiume Piave, che tra pochi giorni la birreria «Kaltemberg» riaprirà dopo la disinfestazione. Ma sono voci. Oggi il parcheggio è vuoto, anche le auto si tengono a distanza, i negozi della zona sono chiusi come il sexy shop «le tentazioni», il self-service. I Tir sfrecciano veloci sulla statale Feltrina nel punto dove si notano le sagome di metallo dei «soldati d’Italia» morti in tanti sulla linea del Piave.

Qui, quella maledetta sera, la sorte ha deciso la morte per Franca Rizzardo, 30 anni, operaia della Ennerev di Volpago del Montello. Ieri ha cessato di vivere all’ospedale di Montebelluna. Ora anche i suoi genitori stanno prendendo gli antibiotici e sono tra i 1000 veneti «sotto osservazione». Franca era nella birreria quella sera maledetta, ha scambiato il bicchiere con qualcuno e ciò le è stato fatale.

Le autorità rassicurano, il presidente del Veneto, Galan sostiene che qui «la sanità è la migliore del mondo», i responsabili delle Usl di Treviso dicono in coro che il focolaio è «sotto controllo» e che non ci sono nuovi casi.

Ma fino a Natale resterà l’emergenza, sette medici ed alcuni specialisti della prevenzione hanno formato un’unità di crisi che lavora 24 ore su 24 con base a Conegliano e la Regione sta valutando se ordinare la «vaccinazione a titolo precauzionale contro la meningite di tutti i membri adulti della comunità ispanica residente nel trevigiano».

I ricoverati sono ancora quattro, uno si trova all’ospedale di Conegliano, tre in quello di Treviso. Non c’è panico in giro, ma molta preoccupazione e gli avvoltoi non mancano. «Bisogna vigilare su questi casi che comprendono altre malattie gravi contagiose come la tubercolosi e la sifilide - si è affrettato a dire il senatore della Lega Piergiorgio Stiffoni - la recrudescenza è dovuta al mancato controllo della massa di stranieri che arrivano da paesi dove la profilassi è molto scarsa e questi soggetti sono spesso portatori di questo tipo di malattie». L’esponente leghista chiede «controlli seri nei centri di prima accoglienza per tutti i clandestini che sono poi sciamati in tutta Europa».

La «caccia all’untore» potrebbe ben presto avere inizio. Da giorni la società del trasporto pubblico della provincia di Treviso «la Marca» è sotto accusa. Alcuni pendolari hanno denunciato che gli immigrati africani che vengono scoperti senza il biglietto sui mezzi vengono fatti scendete in mezzo alle statali contrariamente ai «bianchi» che pagano una multa. Le denunce sono precise e circostanziate e alcuni già scorgono in questi comportamenti l’esordio di un «apartheid alla veneta». Ora si prospetta la vaccinazione di tutti gli ispanici, una misura «preventiva», non ispirata da intenti razzisti, ma, per la prima volta si circoscrive ed identifica una precisa componente etnica.

La era cominciata l’8 dicembre con una festa di compleanno in una casa di Farra di Soligo. Anche Theodoros Kosmatos, 15 anni, studente all’Istituto superiore di Conegliano, il Turistico da Collo, si era aggregato alla compagnia composta perlopiù da dominicani, colombiani ed altri ispanici. In tutto 27 persone decise a tirar tardi.

Theodoros, la prima vittima della meningite, era arrivato alla festa con un amico dominicano. Fino a mezzanotte si è ballato e bevuto. Poi la compagnia si è divisa. Alcuni sono andati alla birreria «Kaltemberg» di Pederobba, altri alla «Rumba» di Conegliano.

Qui, assieme a due ragazze colombiane, si è aggiunto il senegalese Ibraim Thiam, operaio da pochi mesi in Italia. Una delle due ragazze si è scambiata qualche effusione con un ragazzo del posto, poi ha proseguito la serata al «Colonial Inn» di Silea e alle «Folli Follie» di Villorba. Anche Thiam l’ha seguita per un po’ e poi ha raggiunto la sua casa a Silea, dove è morto giovedì scorso.

Il 13 dicembre è scattata l’emergenza. Da allora almeno 600 persone si sono recate alle Usl di Conegliano, Treviso e Montebelluna e negli ospedali di Feltre e Belluno. «L’altra sera - conclude il signor Aldo - ero al bar quando sono arrivati tre amici reduci da una bevuta alla birreria, tutti abbiamo fatto alcuni passi indietro, non si sa mai».

Pubblicato il: 19.12.07
Modificato il: 19.12.07 alle ore 13.00   
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