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Autore Discussione: Verità sul genocidio degli Ezidi: l’Italia stava coi curdi sbagliati  (Letto 1459 volte)
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« inserito:: Agosto 07, 2020, 12:46:31 am »

DAVIDE GRASSO - Verità sul genocidio degli Ezidi: l’Italia stava coi curdi sbagliati

A fine luglio 2014, nella città irachena di Shingal, sei militanti del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) avvertirono la popolazione che l’Isis stava per attaccarla. I musulmani maggiormente disposti a farsi guidare dal pregiudizio considerano gli abitanti Ezidi di Shingal, appartenenti a una setta monoteista di origine zoroastriana e lingua curda, “adoratori del demonio”. Gli abitanti compresero che nessuno sarebbe stato disposto a farsi portabandiera di quei pregiudizi più dell’Isis. Si recarono perciò da Kasim Shesho, comandante della milizia curda posta a protezione della città, i Peshmerga, che li rassicurò: l’Isis non avrebbe attaccato Shingal e, qualora lo avesse fatto, i Peshmerga l’avrebbero difesa.

Shesho era agli ordini del presidente del Governo regionale del Kurdistan in Iraq Massud Barzani, capo del Partito democratico del Kurdistan o Pdk, nazionalista e conservatore, ottimo dispensatore di petrolio agli alleati Turchia, Stati Uniti ed Unione Europea. I fatti che seguirono sono tra i più tragici di questo secolo. Tra il 2015 e il 2016 ho intervistato, nei campi di Turchia e Iraq, decine di profughi fuggiti da Shingal nei giorni successivi al 3 agosto 2014. Quella che segue è parte di una verità ancora sconosciuta, a sei anni di distanza, al grande pubblico italiano.

Shesho fece arrestare i militanti del Pkk che avevano dato la “falsa” notizia dell’arrivo dell’Isis. Il Pkk è avversato dal Pdk a causa della sua concezione internazionalista, socialista e secolare della liberazione curda; i due partiti sono in competizione rappresentando uno la destra e l’altro la sinistra in Kurdistan. Nei giorni successivi i Peshmerga sequestrarono armi alla popolazione Ezida e alle stazioni di polizia. La sera del 2 agosto salirono sui loro mezzi e abbandonarono i villaggi e la città, mentre i pick up dell’Isis, che già si avvicinavano, erano visibili all’orizzonte.

I miliziani entrarono a Shingal indisturbati. Scoppiò il panico. Mezzo milione di persone cercò di lasciare l’area a piedi o in auto, imbottigliandosi in ingorghi creati, a nord, dai Peshmerga appena partiti. Profughi di Dawodiye mi hanno raccontato di come sfollati siano stati bloccati a un checkpoint dei Peshmerga per diverse ore sotto la minaccia delle armi. I miliziani dell’Isis affiancavano nel frattempo, in città, i veicoli in fuga e uccidevano sul posto chiunque rivolgesse loro la parola. Nelle ore e nei giorni successivi fucilarono (o, in alcuni casi, seppellirono vivi) oltre 5.000 maschi adulti, deportando come schiavi quasi 8.000 tra donne e bambini.

I guerriglieri del Pkk si batterono sui monti Sinjar per aprire una via di fuga agli sfollati. Molti tra questi, soprattutto giovanissimi o anziani, morirono di fame e di sete sotto il sole d’agosto, accerchiati dall’Isis sulle montagne. Altri furono scortati dal Pkk nelle parti siriane e turche del Kurdistan, dove furono affidati alle municipalità gestite dal partito socialista curdo-siriano Pyd e da quello curdo-turco Hpd.

I media italiani raccontavano intanto tutta un’altra storia. «I curdi» – entità generica e indistinta – erano stati «lasciati soli contro l’Isis»; ma i curdi, per le nostre testate, erano i Peshmerga citati esplicitamente a tutto spiano come eroici ma sfortunati difensori dell’umanità. Il parlamento italiano votò per loro il 15 agosto l’invio di armi, mentre non una menzione fu fatta da istituzioni e stampa del ruolo e contributo del Pkk, che davvero si batté solo e abbandonato da tutti, ma che l’Italia considera tutt’oggi “organizzazione terroristica” per compiacere la Turchia di Erdogan.

Dopo sei anni tutto è rimasto immutato nella politica italiana verso il Pdk e il Pkk, che restano l’alleato d’affari e il terrorista scomodo, sebbene i fatti di Shingal siano stati riconosciuti dall’Onu, nel 2018, come genocidio. Nessuna rettifica si è avuta dai media nostrani, e naturalmente nessuna autocritica, per la scandalosa narrazione capovolta data sul massacro – per cui, ad ogni anniversario, quegli stessi media si stracciano puntualmente le vesti. Non è gradevole affermare che l’Italia ha aiutato chi aveva aperto la strada all’Isis per commettere un genocidio, e ha ignorato e diffamato chi si è battuto per impedirlo. La libertà di stampa, tuttavia, prevede oneri oltre che onori: che si dica apertamente la verità e che si dia voce alle vittime anche quando è scomoda. I crimini di una politica estera ricadono anche su chi sa; figuriamoci su chi è tenuto ad informare, e non lo fa.

Davide Grasso

(3 agosto 2020)

Scritto lunedì, 3 agosto, 2020 alle 10:03 nella categoria Davide Grasso. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso il feed RSS 2.0. Puoi lasciare un commento, o fare un trackback dal tuo sito.

Un commento a “DAVIDE GRASSO - Verità sul genocidio degli Ezidi: l’Italia stava coi curdi sbagliati”
E Sem scrive:   
3 agosto 2020 alle 13:45

In quelle terre martoriate da una instabilita' drammatica, in parte frutto delle strategie geopolitiche di " dividi per controllare" di matrice anglofona, il popolo yazida ha dovuto subire persecuzioni continue (il pretesto ufficiale il credo religioso, il vero motivo autoisolamento: inconcepibile e pericoloso per gli equilibri tribali liquidi di questa parte del mondo maledetta da Dio). I popoli curdi, hanno nel loro interno insanabili divisioni politiche e religiose. Le alleanze, in parte perfezionate con le missioni militari, degli stati occidentali sono basate sulle possibilità di profitto, il nostro paese non fa eccezione (solo la germania riesce in parte mantenere una equidistanza, vista la forte presenza di curdi, di turchi e di una piccola comunita' yazida sul suo territorio nazionale). La politica estera del nostro paese rimane limitata dalla strategia di alcune aziende di peso nostrane e di oltre oceano. Se non sbaglio il pkk non rientra piu' tra le formazioni terroristiche per ue. Per quanto riguarda i media nazionali e' fatica sprecata il cercare di allontanarsi dalle versioni di comodo, perche' cercarsi delle "gatte da pelare"?

Da - http://blog-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/?p=30213
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