Dalla Sardegna a Ferrara, il flop delle giunte leghiste
La propaganda di Matteo Salvini si scontra con la realtà. Quella delle regioni dove la Lega governa. Molto male.Di Mauro Orrico
22 GENNAIO 2020
Domenica, Emilia Romagna e Calabria andranno al voto per rinnovare presidente e consiglio regionale. Matteo Salvini sta puntando tutto sull’Emilia e sulla sua candidata ombra Lucia Borgonzoni per tentare di far cadere il governo Conte 2. La sua propaganda permanente, tuttavia, si scontra con la realtà: quella dei territori, dove la Lega governa, tra flop, tagli alla sanità e scandali. Ma soprattutto quel bilancio provvisorio che pesa su ben quattro regioni governate dalla Lega: Umbria, Basilicata, Sardegna e Sicilia.
Sulla stampa nazionale, con in testa la Rai sovranista e Mediaset, domina il silenzio. Noi abbiamo analizzato ciò che sta accadendo dove gli uomini di Salvini governano, dai tagli alla sanità sarda all’Abruzzo, passando per l’imbarazzante “caso Ferrara” e il modello di “buon governo” veneto.
Sardegna: più cemento sulle coste e soldi alle scuole cattoliche
Poco meno di un anno fa, il 24 febbraio 2019, il senatore della Lega Christian Solinas veniva eletto Presidente della Sardegna. Dal 20 dicembre, la regione è in esercizio provvisorio – dopo due anni di bilanci approvati entro i termini di legge: niente investimenti, tutta la spesa della Regione dovrà rispettare i vincoli di bilancio dell’esercizio precedente. La giunta, tuttavia, ha trovato il tempo di preparare un nuovo Piano Casa che – qualora venisse approvato – farà piovere una pioggia cemento sulle coste e consentirà di costruire anche all’interno della fascia inderogabile dei 300 metri dal mare, facendo a pezzi il Piano paesaggistico regionale targato Soru e la normativa quadro nazionale che disciplina le regole sul paesaggio. Inoltre, la Regione Sardegna ha deciso di destinare 17 milioni di euro alle scuole private, dei quali 10 milioni finiranno nelle casse di scuole per l’infanzia cattoliche. C’è poi il caso dei pastori sardi: costeranno care le proteste dei pastori che la Lega ha saputo strumentalizzare durante la campagna elettorale per le regionali. Sono quasi mille i pastori sotto indagine e già nei prossimi giorni ci saranno le prime udienze di alcuni procedimenti: l’accusa è di blocco stradale, un reato che era stato depenalizzato a illecito amministrativo ma che è stato ripristinato dal Decreto Salvini (o Decreto Sicurezza).
In un anno di governo, era davvero difficile che la giunta Solinas potesse fare di peggio.
Gli scandali di Ferrara
Il caso è stato sollevato da Piazza Pulita su La7, attraverso un audio originale mandato in onda durante la trasmissione. Il 19 novembre 2019, il vicecapogruppo in consiglio comunale, Stefano Solaroli, ha proposto all’allora sua collega di partito Anna Ferraresi, da mesi considerata una piantagrane per le sue continue denunce sul degrado in città, di accettare l’assunzione a tempo indeterminato presso il Comune di Ferrara a 1400 euro al mese. La donna avrebbe dovuto fare la hostess presso il nuovo servizio turistico realizzato in città con trenini e autobus, che però è gestito da una società privata. Nell’audio si sente Solaroli dire: “A me sei venuta in mente te prima di tutto perché sei una rompicazzo, così ti cavo dai coglioni e non ti vedo più”. Da Matteo Salvini non c’è stato alcun commento, mentre il sindaco di Ferrara, Alan Fabbri, si è limitato a promettere approfondimenti sul caso.
Un’altra vicenda ha acceso, negli ultimi giorni, i riflettori su Ferrara: il vicesindaco leghista, Nicola Lodi detto Naomo, continua a mantenere la casa popolare assegnatagli quando era un barbiere nonostante oggi percepisca lo stipendio di 4.800 euro al mese, emolumento aumentato del 10% dalla nuova giunta leghista rispetto all’amministrazione precedente. Ad agosto si era anche vantato su Youtube di aver montato la vasca idromassaggio, che ha poi dovuto smontare perché le modifiche non erano autorizzate. (Leggi qui il nostro articolo)
Intanto le opposizioni denunciano il degrado dilagante in città, un tema che era stato il cavallo di battaglia della destra in campagna elettorale.
Abruzzo: tagli per 78 milioni alla Sanità
Sulla sanità abruzzese è calata la scure sovranista: per i cittadini-pazienti si prevede una batosta da 78 milioni di euro accompagnata dalla minaccia di un altro commissariamento ad appena tre anni dall’ultimo. I tagli programmati dalla Giunta guidata da Marco Marsilio (FdI), si traducono in una diminuzione dei ricoveri, meno farmaci ospedalieri (con una sforbiciata prevista di 15 milioni), meno farmaci convenzionati (altra dieta da 3,7 milioni) e dispositivi medici in dotazione ai reparti (altra strizzata da 15,2 milione), anche quelli per scopi diagnostici come Tac ed ecografi, e meno servizi ospedalieri (qui il taglio previsto è di 10,4 milioni). Inoltre, aumentano le liste d’attesa, l’assistenza è più carente e altri ridimensionamenti sono in vista oltre a quelli che rendono già difficile la vita tra ospedali.
Sardegna, Basilicata e Umbria in esercizio provvisorio
Sardegna, Basilicata e Umbria non sono riuscite ad approvare il bilancio regionale nei tempi previsti dalla legge e andranno in esercizio provvisorio, con tutto ciò che ne consegue ad iniziare dal blocco degli investimenti.
In Umbria, la neo presidente leghista Donatella Tesei in carica da meno di due mesi aveva promesso la svolta, ma neanche la sua giunta è riuscita ad approvare il bilancio di previsione 2020-2022. Così, anche qui è arrivato l’esercizio provvisorio, approvato con i voti favorevoli della maggioranza (Lega, FdI, FI, Tesei presidente per l’Umbria) e i voti contrari dell’opposizioni di sinistra e M5S.
Caos Sicilia, tra esercizio provvisorio e vitalizi
Il 21 gennaio, l’Assemblea regionale ha bocciato l’autorizzazione all’esercizio provvisorio del bilancio della Regione previsto per tre mesi. La maggioranza è stata sconfitta dalle opposizioni, ma il giorno dopo il governo regionale ha riscritto il testo ed è passata la legge che sblocca la spesa fino a marzo. Intanto i leghisti entrano in giunta: nel rimpasto di governo alle porte, l’assessorato all’Agricoltura andrà ad un uomo di Salvini.
Un’altra brutta figura i leghisti in Sicilia l’hanno fatta con l’ex deputato regionale Tony Rizzotto che è stato dichiarato ineleggibile. Eletto nella lista Noi con Salvini, non si era dimesso dall’ente di formazione Issford entro il termine di 90 giorni, come previsto dalla legge, ed ora decadrà dalla sua carica.
Pare non ci sia via d’uscita invece sullo scandalo vitalizi in regione: il Consiglio dei Ministri ha deliberato di impugnare la legge regionale dello scorso novembre sul taglio dei vitalizi, considerato insufficiente. Sono 149 i vitalizi erogati dall’Ars con un costo di 18 milioni di euro. Il taglio era stato imposto dal governo ed ora, il lungo braccio di ferro fra regione e Stato centrale finisce davanti alla Corte Costituzionale.
Lombardia: inchieste e tangenti
Matteo Salvini è sempre molto silente quando si parla di Lombardia. In questi anni diversi filoni di inchieste hanno riguardato la Regione Lombardia e le sue partecipate, coinvolgendo anche figure di primo piano della Lega. A maggio, in 43 sono stati arrestati tra imprenditori (soprattutto del settore rifiuti) e dirigenti pubblici e politici di centrodestra. Hanno colpito gli arresti dei più conosciuti Tatarella (consigliere comunale a Milano) e di Altitonante (sottosegretario del governatore lombardo Fontana). Il presidente Attilio Fontana è stato indagato per abuso d’ufficio su un incarico all’ex socio di studio. Per Salvini si è trattato di “attacchi vergognosi”.
In questi anni, diverse figure di primo piano della Lega sono state coinvolte nell’inchiesta, come ll’assessore alla Sanità Bresciani, il presidente della commissione sanità Rizzi, a cui trovarono le banconote nel freezer.
La sanità è stata la grande mangiatoia. Ma non solo.
Nel 2017 è stato arrestato l’assessore alla casa della Regione Lombardia, Domenico Zambetti, con l’accusa di aver comprato da due esponenti della ‘ndrangheta un pacchetto di preferenze per la sua elezione nelle regionali del 2010. Massimiliano Romeo, ex consigliere lombardo e capogruppo al Senato della Lega, è stato condannato a 1 anno e 8 mesi per le spese pazze al Pirellone.
E poi ci sono i casi ben più noti di Siri, Arata, Rixi. Da Milano a Roma la lista di imputati, indagati e condannati si allunga di mese in mese.
Rimborsopoli Piemonte
Il 24 luglio 2018 le condanne hanno travolto la Lega: due deputati leghisti (il capogruppo alla Camera Riccardo Molinari e Paolo Tiramani) e una di Fratelli d’Italia (Augusta Montaruli) erano tra i 25 condannati e arrestati dalla Corte d’appello di Torino nel processo sull’uso dei fondi pubblici ai gruppi consiliari della Regione Piemonte durante il mandato (2010-2014) in cui il presidente era Roberto Cota, pure lui condannato. Va precisato che il 18 novembre 2019, la Cassazione ha annullato alcune condanne come quella di Molinari, che è stato assolto. Ci sarà invece un appello bis per Cota, Tiramani e Montaruli. È stata confermata invece la condanna più alta a 4 anni e sei mesi inflitta a Michele Giovine.
Il processo riguardava lo scandalo Rimborsopoli: cene, pranzi, spese di rappresentanza, trasferte, alberghi e anche tosaerba, bigiotteria e le celebri ‘mutande’ verdi di Cota.
Veneto: aumenti autostradali e scandalo Mose
Il Veneto è considerato dai leghisti un simbolo di buon governo, ma la realtà, ancora una volta, è ben diversa. Dal primo gennaio 2020, sono scattati gli aumenti dei pedaggi sulla rete autostradale gestita in Veneto dalla Cav. Alcuni esempi: la tratta Mestre-Padova est passa da 2,80 a 3 euro e per i veicoli in Classe 5 (mezzi pesanti) gli aumenti potranno arrivare fino a 60 centesimi sulla Venezia-Padova. Sulla vicenda, la Regione Veneto non ha proferito parola.
Intanto Venezia continua ad affrontare le emergenze periodiche dovute all’acqua alta. Corruzione, frode fiscale e finanziamento illecito dei partiti: sono le accuse formulate dai pubblici ministeri, il 4 giugno 2014, con cui si è aperta una delle inchieste giudiziarie più scioccanti, definita da alcuni “la nuova Tangentopoli d’Italia”, quella sul Mose. Il progetto architettonico, fortemente voluto dagli uomini della Lega da sempre alla guida del Veneto, doveva separare la laguna di Venezia dalle acque del mar Adriatico in vista di possibili allagamenti. Il progetto si è rivelato un costosissimo fallimento e tra gli arrestati c’è anche l’ex presidente della regione Veneto Giancarlo Galan, che guidava una giunta a maggioranza leghista e oggi vive da eremita nella sua villa, sottraendosi ad ogni intervista. Mentre Venezia continua lentamente ad affondare.
Ndr. Per segnalare eventuali inesattezze o errori, contattare la nostra redazione. Pubblicheremo prontamente le correzioni necessarie. Insulti o minacce all’autore o alla redazione di FACE Magazine.it saranno segnalati e denunciati presso le Autorità competenti.
DI MAURO ORRICO
SALENTINO DI ORIGINE, ROMANO DI ADOZIONE, È LAUREATO IN SCIENZE POLITICHE (LA SAPIENZA) CON MASTER IN TUTELA INTERNAZIONALE DEI DIRITTI UMANI. HA LAVORATO PER RAI3 E LA7D. DA 12 ANNI È ANCHE ORGANIZZATORE DI EVENTI DI MUSICA ELETTRONICA E CULTURA INDIPENDENTE. NEL 2014 HA FONDATO FACE MAGAZINE.IT DI CUI È DIRETTORE EDITORIALE.
Diretto da Mauro Orrico | P.Iva 04033130750
Da -
http://www.facemagazine.it/disastro-lega-dalla-sardegna-al-caso-ferrara-il-flop-delle-giunte-leghiste/?fbclid=IwAR3O6PF_eLrAnONo6y5UzKM3PE6UbU5mygqHevW8otOtlktWM9vs2M