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« inserito:: Dicembre 11, 2007, 11:31:38 pm » |
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ESTERI
L'Eros in viaggio sui treni del lusso
di SANDRO VIOLA
I VAGONI letto esistevano da qualche decennio, essendo entrati in funzione nel 1883, e già avevano rappresentato per tutta la belle époque uno degli apici del lusso. Ma la loro fama presso il grande pubblico, quello che viaggiava di notte nei normali scompartimenti di seconda e terza classe, prese a diffondersi assai più tardi, nel 1925. Sino ad allora, erano stati quasi soltanto i contadini e gli addetti delle stazioni a sapere che si potesse viaggiare come in una stanza d'albergo. I contadini, perché al mattino presto, nella pianura lombarda, ai bordi del Lèmano o in Baviera, vedevano scorrere dietro i finestrini dei Wagon lits, alla luce delle abat-jours, signori e signore appena alzati e ancora in pigiama o camicia da notte.
E gli addetti delle stazioni, perché almeno una volta avevano occhieggiato dentro le cabine-letto, stupefatti dall'eleganza della biancheria, delle coperte di cammello, delle porcellane, dei tappeti e dei legni con cui erano foderate.
Ma nel 1925 fu la piccola borghesia ad entrare con la fantasia nel mondo dei vagoni-letto. Quell'anno apparve infatti a Parigi il libro d'uno scrittore sin allora di modesta fortuna, Maurice Dekobra, intitolato La madone des sleeping-cars, la madonna dei vagoni letto. Il successo fu enorme. Il libro descriveva l'ambiente ricco e cosmopolita che si spostava da una capitale all'altra del Vecchio continente nei wagons-lits divenuti nel 1923 ancora più confortevoli e lussuosi grazie alla gestione d'una compagnia anglo-belga, la Cook. Ma la sola descrizione di quell'ambiente non sarebbe bastata all'innesco d'un clamoroso successo editoriale. Il fatto è che Dekobra aveva aggiunto ai materiali del suo libro un ingrediente allora non usato, e assai solleticante: l'eros.
La protagonista del romanzo, la "madone" del titolo, era infatti un'aristocratica inglese, Lady Diana Wynham, di costumi per quel tempo decisamente scandalosi. Una buona parte della sua vita dissoluta, la gentildonna inglese la trascorreva tra le splendenti boiseries d'una o un'altra cabina di vagone-letto. Da qui il favore di massa che accolse il romanzo di Dekobra (di vero nome Maurice Tessier), un bell'uomo ancora quando lo conobbi nel '59, alla soglia dei suoi settanta.
I lettori della Madone des sleeping-cars apprendevano trepidanti che in quelle camere da letto lanciate sulle rotaie, tutto poteva succedere. C'erano donne che viaggiavano sole, e uomini soli. Un incontro in corridoio, qualche occhiata eloquente, e poi - complici il buio della notte e inservienti discreti - l'avventura diveniva quasi inevitabile. Dekobra aveva messo a punto, insomma, un congegno per quel tempo perfetto: viaggi, lusso, eros. Non dimentichiamo che s'era nel 1925, e che la piccola borghesia poteva fremere anche per molto meno delle avventure in treno.
La connessione tra eros e vagoni-letto durò oltre il periodo tra le due guerre. Nei primi Cinquanta, vedevo all'imbarco e allo sbarco del vagone-letto Roma-Milano piccole scene curiose. Alla stazione Termini arrivavano uomini d'una certa età nell'uniforme dei nuovi ricchi d'allora, cappotto di cammello chiaro e lobbia grigia, al braccio di vistose e prosperose ragazze. Prendevano posto in due cabine diverse, sino ad una certa ora restavano a fumare e flirtare nel corridoio, poi sparivano in una delle cabine. Ma all'arrivo a Milano il commendatore scendeva da solo, non un saluto visibile per la compagna della notte, mentre il suo autista raccoglieva le valigie.
L'eccellente livello degli arredi e servizi dei vagoni-letto e vagoni-ristorante, fu mantenuto dalla Cook sino alla metà dei Sessanta. E sin allora anche il pubblico che ne usufruiva restò abbastanza scelto. Alla partenza dei Roma-Milano e Milano-Roma c'era spesso una piacevole animazione. Gli amici che avevano accompagnato Gassman, un paio di principi siciliani di scorta alle soubrettes con cui amoreggiavano, la vociante famiglia del tenore Del Monaco, l'impresario Remigio Paone avvolto in una grande sciarpa bianca.
Ma indimenticabile fu, una sera, la partenza per Roma di Wanda Osiris. La seguiva un corteo di amiche devote e ammiratori, uno con il cane della diva al guinzaglio, un'altra con un fascio di fiori da sistemare nella cabina, gli altri a fare da corona. Sembrava d'essere già al Lirico, all'inizio d'una nuova rivista della Osiris.
(11 dicembre 2007)
da repubblica.it
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