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Autore Discussione: Prima di parlare di “futuro” è sempre utile fare un salto nel passato.  (Letto 2169 volte)
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« inserito:: Febbraio 03, 2019, 10:31:24 am »

I satelliti nel commercio: Big Oil e Big Data ieri e domani

 Scritto da Raffaele Perfetto il 14 Gennaio 2019

Prima di parlare di “futuro” è sempre utile fare un salto nel passato.

A metà settecento un carro a ruota larga guidato da due uomini e trainato da otto cavalli trasportava, tra Londra ed Edimburgo, quattro tonnellate di merci impiegando circa sei settimane. Nello stesso tempo una nave con sei-otto uomini trasportava un carico di circa duecento tonnellate tra Londra e Leith (porto vicino ad Edimburgo). Si deduce quindi che via mare sarebbe stato possibile portare nello stesso tempo, l’equivalente di cinquanta carri a ruota larga condotti da cento uomini e quattrocento cavalli. Questo scriveva Adam Smith nell’opera che l’ha consegnato all’eternità.

La storia del commercio è legata a quella dell’energia e viceversa. Per commerciare devi muovere e per muovere hai bisogno di energia: le galere (energia umana), i velieri (energia del vento), le navi a vapore (energia termomeccanica dal carbone). Qualcuno pensa anche che, in un futuro non lontanissimo, l’energia verrà direttamente dallo spazio. Su questo ultimo punto è disponibile un approfondimento su Econopoly.

Le prime miniere di carbone valevano di più se erano vicine all’acqua. Piccolo problema: si allagavano più facilmente. Furono i primi motori a vapore a risolvere la questione. Più o meno gli stessi motori poi usati poi nel trasporto via mare.

Nella figura sotto, un dipinto di Claude Monet, esposto al Museo d’Orsay di Parigi, vediamo come venivano scaricati i sacchi di carbone dalle barche. L’uomo cercò di riprodurre le vie d’acqua. Cosa sono le rotaie se non delle vie di ferro fatte proprio per ridurre il più possibile l’attrito e risparmiare l’energia?
...
Anche la guerra ci mise il suo. A inizio ‘800 l’Inghilterra era impegnata con la Francia imperiale di Napoleone, servirono tanti uomini ma soprattutto milioni (sì milioni!) di cavalli. Questo spinse ancora di più gli inglesi verso le rotaie, guidati dai motori a vapore. Più o meno nello stesso periodo, sulle altre sponde dell’Atlantico in America, unionisti e confederati se le davano di santa ragione. Gli unionisti bloccarono i porti del sud non permettendo il commercio della trementina (usata per l’illuminazione). La trementina era fonte di reddito per i proprietari terrieri del sud che veniva poi raffinata nelle distillerie settentrionali. Ma i confederati non furono da meno: con la caccia alle baleniere diedero un duro colpo al commercio dell’olio di balena concentrato principalmente nei porti del nord.

Risultato? Il cherosene derivato dal petrolio si diffuse sempre più. Nella figura sotto un’immagine dell’epoca che rappresenta un party di capodogli in frac con striscioni di ringraziamento ai pozzi di petrolio.

Concludiamo la parentesi storica non prima di raccontare questo ultimo aneddoto. Siamo nel 1912 la classe Queen Elizabeth della Royal Navy inglese si muoveva non più con il carbone ma grazie al petrolio! Era la prima volta, (le navi a petrolio erano più veloci). Fu determinante in questa svolta Winston Churchill, allora Primo Lord dell’Ammiragliato. Tutto cambiò.

Adesso veniamo ai giorni nostri. Qualche tempo fa ho parlato qui su Econopoly di come i dati satellitari sono sempre più utilizzati da diverse industrie e in particolare in quella petrolifera e di materie prime. Infatti a seguito dell’implementazione sulle navi del sistema AIS (Automatic Identification System), obbligatorio da qualche anno, tante info sono oggi disponibili: identificazione, tipo unità, posizione.

Un piccolo problema: l’uso della tecnologia non è obbligatorio, l’attivano le navi che vogliono farsi identificare. Esistono infatti navi che mandano informazioni false per depistare. Volete un esempio? Ne parla un recente articolo del Wall Street Journal che riporta dello “smuggling” (contrabbando) della Nord Corea di carbone e petrolio.

È il caso della nave Yuan Bao (bandiera panamense) che lascia il porto in Taiwan e spegne il suo sistema AIS. Ha in programma un rendez vou marittimo con la nordcoreana Paek Ma. L’incontro avviene al largo del mar cinese orientale: le navi si avvicinano e avviene il trasferimento di petrolio boat to boat. In figura le due navi “paparazzate” nel momento clou dello scambio di fluidi. La foto è stata resa disponibile dal Dipartimento di Stato americano della Sicurezza Internazionale.

Piccoli sulla terra, grandi nei cieli, il futuro. L’industria dei lanci e dei satelliti sta crescendo, come abbiamo già detto qui su Econopoly: tra le prime dieci aziende al mondo che lanciano nello spazio abbiamo anche l’italiana AVIO. Per quanto riguarda le immagini ad alta risoluzione è necessario che il satellite sia in un’orbita bassa dalla terra. Dal momento che il satellite non rimane su un unico punto della terra in questa orbita, c’è bisogno di una costellazione di satelliti per coprire la stessa area più frequentemente. Altro problema è che un satellite SAR tradizionale pesa oltre 1200 kg e costa circa $ 500M. Quindi, una costellazione di satelliti SAR sarebbe un po’ costosa.

Quale la possibile soluzione? Ci ha pensato questa startup: Capella Space, sede a San Francisco, pioniera nel campo di microsat e nanosat. Sono riusciti a miniaturizzare dimensioni e costi. In figura possiamo osservare che dai circa 5 metri iniziali siamo arrivati a 60 cm e, da più di una tonnellata, a meno di 40 kg circa.

Capella Space ha in programma di lanciare una costellazione di 36 satelliti, fornendo immagini con risoluzione 0.5m da ogni angolo del pianeta. Il tutto con aggiornamenti orari e a costi accessibili. Uno dei principali clienti della startup di San Francisco è l’industria della difesa americana: la compagnia sarà infatti l’unica a fornire le immagini SAR a livello nazionale. Nel venture funding la società in precedenza ha vinto un contratto di $ 11 milioni dal Pentagono.

Commercio di materie prime ma anche sviluppo urbano, infrastrutture critiche, spedizione e sicurezza: le aziende chiedono sempre più dati e con più frequenza per alimentare i loro algoritmi e crearne di nuovi. Sempre aggiornati per un’economia che si muove: flussi di soldi, materia e uomini o anche informazione che oggi, sic et simpliciter, non esiste. Avere un aggiornamento orario permetterà di correlare le immagini SAR con il sistema AIS, analizzare i movimenti delle imbarcazioni senza AIS o che lo hanno spento.

Vedremo come va a finire, ma sembra che saranno tempi duri per gli smugglers (contrabbandieri) non solo di materie prime e petrolio ma anche per la pesca illegale, traffico di droga e tratta di esseri umani.

Twitter @Raff_Perf
Si ringrazia F. Gattei per gli spunti storici
“Energy: A Human History (English Edition)”di Richard Rhodes.

Da - http://www.econopoly.ilsole24ore.com/2019/01/14/satelliti-commercio-petrolio-big-data/?uuid=96_yJHMTa8X
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