Processo Cucchi, l'infermiere che lo trovò morto: "Era politraumatizzato"Flauto ha ripercorso gli ultimi giorni del geometra nella struttura protetta del Pertini. Il carabiniere Di Sano intercettato al telefono: "Nell'atto modificato i dolori al costato sono diventati dolori alle ossa"
Di MARIA ELENA VINCENZI
07 novembre 2018
"Quando lo vedo la prima volta, la notte del 17, i colleghi mi dicono che hanno avuto problemi a fare l'elettrocardiogramma perché è così magro che non si riesce, le pinzette si staccavano. Il collega mi ha detto: "Ci ho provato tante volte, ma non riesco". In viso aveva delle ecchimosi sotto orbitali. Io sono entrato nella cella per fargli l'emocromo e gli ho spiegato perché. Era politraumatizzato, era la prassi".
Giuseppe Flauto, assolto in via definitiva nel primo processo per la morte di Stefano Cucchi, in aula nel processo che per la morte di Stefano Cucchi vede imputati cinque carabinieri, tre dei quali per omicidio preterintenzionale, ha ripercorso gli ultimi giorni del 31enne nella struttura protetta dell'ospedale Pertini. Davanti alla corte di Assise, che ieri ha ammesso la testimonianza del capo della mobile romana, Luigi Silipo, l'infermiere ha raccontato di quando ha trovato Stefano Cucchi senza vita.
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"La mattina del 22 sono entrato io nella cella per fare il prelievo e svuotare la diuresi. Stava sul fianco, con la mano tra la faccia e il cuscino. Gli ho detto: "Stefano, Stefano, ti devo fare il prelievo". Non rispondeva, mi sono avvicinato, lo ho girato e ho visto che stava a torace fermo. Io ho fatto il massaggio, il corpo era caldo caldo. Ci ho provato, nel frattempo sono arrivati la dottoressa e il collega col defibrillatore. Siamo stati lì una mezz'ora a cercare di rianimarlo. La dottoressa ha detto che aveva una rigidità mandibolare e che quindi forte era morto da un po'. Era la prima volta che mi moriva un paziente da che stava lì, per cui volevo preparare la salma. Ma la penitenziaria mi ha detto di lasciarlo così che bisognava aspettare il magistrato".
Al pm Giovanni Musarò che gli ha chiesto se, nella sua esperienza professionale, abbia visto gente più magra, Flauto ha risposto secco: sì. Il che confermerebbe che la morte di Cucchi non è stata "naturale" come invece riportato in cartella.
"Stefano si lamentava di continuo per il dolore alla schiena, gli chiesi cosa gli fosse capitato e lui mi disse che era caduto dalle scale. Ma lui non era certo il primo detenuto con segni di percosse a negare di essere stato picchiato", ha detto Flauto. "Quella mattina - ha ricordato Flauto - entrai in cella, lo chiamai, ma lui non mi rispose: era di lato, con una mano sotto la guancia e sembrava dormisse, poi lo girai e mi accorsi che forse era morto. Tentai di fargli un massaggio cardiaco perchè il suo corpo era ancora caldo". Tra i testimoni ascoltati oggi in udienza, anche Amalia Benedetta Cerielli, la volontaria alla quale Cucchi, il giorno prima di morire, chiese di chiamare la famiglia perchè voleva incontrare il cognato. La donna ha ricordato quando vide il 31enne per la prima volta: "Aveva il viso tumefatto e con lividi".
Il carabiniere intercettato: "Dolori al costato sono diventati dolori alle ossa"
Intanto in Procura è stata depositata l'intercettazione di una conversazione telefonica tra Francesco Di Sano, piantone alla caserma di Tor Sapienza, e il cugino, l'avvocato Gabriele Di Sano, entrambi indagati nella nuova inchiesta. "Questi vogliono arrivare ai vertici. Pensano che hanno 'ammucciato' (nascosto, ndr) qualche cosa, ma ci posso entrare io carabinericchio di sette anni di servizio a fare una cosa così grande?".
"Per me era un detenuto come tutti gli altri, io ho fatto più del mio dovere, l'ho fatto in maniera impeccabile...io ho eseguito un ordine in buona fede", dice Di Sano. Nel corso del colloquio telefonico il carabiniere torna sull'annotazione dello stato di salute di Cucchi che sarebbe stato modificato su ordine gerarchico. "Per un motivo 'x' hanno voluto cambiare l'annotazione - aggiunge - io questo non lo posso sapere. Se volevano nascondere qualcosa, o perché era scritta male la mia annotazione o perché l'avevo scritto con i piedi...se un mio superiore, in caso di specie in primis il mio comandante di stazione, perché io non parlo con gli ufficiali, non è che potevo parlare con il colonnello, c'è una scala gerarchica. Io l'ordine l'ho ricevuto dal comandante di stazione, la mail l'ha ricevuta lui". "Loro mi dicevano 'non cambia nella sostanza perché è scomparso questo': i dolori al costato sono diventati dolori alle ossa".
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