POLITICA
14 Luglio 2018 - Il Sole 24 Ore
Lezzi: «Sui fondi europei Bruxelles dia più tempo»
C’è un’ossessione al ministero per il Sud. Non dover restituire i fondi europei in scadenza. Il ministro Barbara Lezzi ha incontrato a Bruxelles Corina Cretu, commissario europeo per la Politica regionale. «Ho parlato con franchezza, ho avanzato alcune richieste ma riconoscendo le criticità accumulate negli anni e promettendo un cambio di passo nella quantità e qualità della spesa. Quando si tratta, è fondamentale essere credibili. I fondi europei non dovranno essere più sostitutivi della spesa ordinaria nazionale e anche per questo intendo estendere ad Anas e Rete ferroviaria italiana (Fs) l’obbligo della quota minima del 34% di investimenti dei ministeri al Sud. Proporrò di inserire la nuova norma già nel decreto dignità all’esame del Parlamento: dai primi conti potrebbe portare a 3-4 miliardi di spesa annua aggiuntiva».
Con il commissario avete quantificato le risorse che rischiamo di perdere a fine anno?
Il quadro che ho ereditato è di 3 miliardi rendicontati sui 9 prefissati al 31 dicembre 2018, ma va considerato che i pagamenti reali delle regioni sono decisamente superiori perché una parte non è stata ancora censita nella banca dati. Ho comunque chiesto al commissario Cretu di ottenere una deroga alla regola “N+3” per una parte di questi progetti, quelli che possono essere rendicontati con certezza dalle Regioni in tempi brevi, comunque nei primi mesi del 2019. Anas e Fs a loro volta dovrebbero fornire elementi puntuali alle Regioni e al Dipartimento circa l’avvio e l’avanzamento delle opere. Ci rivedremo a settembre e affronteremo la questione nel dettaglio.
Ma le Regioni sono in grado di accelerare?
Faccio una premessa. La politica di coesione non è riuscita a ridurre i divari del Mezzogiorno, infrastrutturali, sociali, ed economici. Per questo si deve cambiare registro. Ho avviato una cooperazione rafforzata con la Sicilia, ora procederò con l’Abruzzo e un’altra regione, poi le altre. I governatori non devono viverlo come un commissariamento, ma devono sapere che alcune cose cambieranno. Non accetteremo più i cosiddetti “progetti sponda” che vanificano l’addizionalità dei fondi Ue. So anche che c’è un problema di capacità progettuale delle amministrazioni, ne ho parlato con la Cretu. Su questo, in chiave nazionale però, il governo studia premialità e penalità per i dipendenti pubblici che rispettano o sforano i tempi.
A Bruxelles ha discusso del budget post 2020?
Anche in questo caso ho fatto una richiesta chiara al commissario, di rivedere i coefficienti della nuova politica di coesione che rischiano di penalizzarci: con il vecchio metodo avremmo 10 miliardi in più rispetto al 2014-2020, con i nuovi calcoli solo 2,5.
Sui fondi Ue continueranno a lavorare sia l'Agenza sia il Dipartimento per le politiche di coesione?
Per molti aspetti fanno le stesse cose e non ha molto senso. Per ora lavoriamo a dividere le competenze chiedendo all’Agenzia interventi fattivi sui territori. Poi valuteremo la situazione ed eventualmente se tornare al vecchio assetto che non prevedeva l’Agenzia.
Oltre alla norma sul 34%, ha ereditato dal precedente governo diverse misure da implementare. Le confermerà o cancellerà?
Ogni misura ha una storia a sé. Procediamo con le zone economiche speciali, soprattutto sulle semplificazioni per le quali tra poco vareremo il decreto attuativo: sta coordinando il tavolo direttamente il premier Conte. I finanziamenti agevolati di “Resto al Sud” potrebbero essere estesi ai professionisti innalzando l’età di chi può fare richiesta. Sul credito di imposta per gli investimenti ho chiesto alla Ue di ridiscutere il vincolo di destinazione previsto sulla quota dei fondi Pon, quasi 1 miliardo. L’obiettivo è aumentare il tiraggio: mi confronterò anche con Confindustria per estendere in modo condiviso il raggio d’azione oltre la “Strategia di specializzazione intelligente”. Intendiamo poi rivedere la norma che finanzia con 240mila euro ciascuno l’attivazione di cluster tecnologici: per avere le risorse dovranno essere già in rete con università, Cnr e distretti tecnologici.
Nel contratto di governo il Mezzogiorno è appena citato. La Lega ha dubbi sul 34%. E, dopo i referendum sull’autonomia, sul tavolo ci sono anche le possibili richieste di Lombardia, Veneto ed Emilia sul surplus fiscale.
Fa fede il contratto di governo: tutte le scelte politiche saranno orientate a uno sviluppo omogeneo per il Paese e il 34% risponde perfettamente a questa a logica. Anche la Lega capirà. In generale però devo dirle che non ho riscontrato ostilità, c’è collaborazione. Sull’altra questione le Regioni possono rivendicare competenze ma ricordo che il tema dei residui fiscali non è compreso nel contratto.
La stretta per chi riduce il lavoro riguarda in particolare chi ha ricevuto incentivi al Sud, ad esempio con il contratto di sviluppo. Non si scoraggiano gli investitori?
Perché? Una volta realizzato il nostro programma di sviluppo e infrastrutture troveranno un contesto più favorevole e alla fine chi ha business plan solidi, che non si basano sulla precarietà del lavoro, continuerà a investire.
La preannunciata Banca pubblica degli investimenti interverrà in modo diretto al Sud?
Avrà un’attenzione particolare per il Mezzogiorno, perché utilizzando il Fondo di garanzia favorirà linee di credito agevolate. Non è tollerabile che imprese con lo stesso rating di bilancio abbiano tassi diversi solo perché situate al Sud. È un tema che affronterò anche con l’Abi.
Intendete ancora finanziare parte del reddito di cittadinanza con i fondi Ue? Potreste utilizzarli per non più di qualche centinaio di milioni...
La ricognizione spetta al ministro del Lavoro, competente per l’Fse. Ma siamo pronti anche in questo caso ad andare a Bruxelles a chiedere di cambiare le regole se necessario.
Un’inchiesta del Sole 24 Ore ha documentato l’ampliamento dei divari nelle prestazioni sociali e infrastrutturali al Sud. Come si recupera?
Conosco bene questo disagio. Il 4 marzo in alcune zone del Mezzogiorno il nostro Movimento ha superato il 50% e quei voti non erano per richiedere il reddito di cittadinanza. C’è un lungo lavoro da fare, intanto partiremo approvando finalmente i Lep con il fondo di perequazione, i livelli essenziali delle prestazioni da erogare su tutto il territorio nazionale. Un percorso che, nel rispetto del dettato costituzionale, precede quello sulle autonomie.
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Carmine Fotina
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