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« inserito:: Settembre 02, 2018, 11:00:44 pm »

Il Pd accelera sul congresso, obiettivo chiudere il periodo sabbatico post-voto

Appuntamento a fine ottobre, dopo il forum convocato da Martina. Il dibattito sul cambio di nome

Pubblicato il 31/08/2018 - Ultima modifica il 31/08/2018 alle ore 21:48

ANDREA CARUGATI
ROMA
A sei mesi dalla batosta nelle urne, e una lunga serie di rinvii, il Pd ora accelera sul congresso per ripartire. A Cortona, in occasione della riunione del gruppo Areadem che fa capo a Dario Franceschini e Piero Fassino, tutti i big presenti si sono detti d’accordo: «Prima lo convochiamo meglio è, forse avremmo dovuto farlo prima», ha detto l’ex premier Paolo Gentiloni, in un intervento molto applaudito in cui ha fatto autocritica su questi mesi “sabbatici” che il Pd si è preso dopo le elezioni del 4 marzo.

«Abbiamo coltivato una sorta di revanscismo contro gli elettori: non ci avete votato e beccatevi Salvini. Questa cosa qui deve finire. Litigheremo al congresso? Tanto lo facciamo sempre, ora forse anche sull’ora legale. I congressi si fanno per questo. E non credo occorra cambiare nome al Pd». Una linea che trova d’accordo anche Franceschini, e così Gianni Cuperlo e Andrea Orlando. Tutti presenti all’appuntamento toscano, mentre Renzi si è tenuto fuori, e così anche i suoi fedelissimi. Impegnati ieri in una dura polemica sui social contro Nicola Zingaretti (anche lui invitato nel weekend a Cortona), unico candidato già sceso in campo ufficialmente, a proposito di Emmanuel Macron. 

Il governatore del Lazio, in una intervista a Repubblica, non ha escluso alleanze europee con Macron, ma ha spiegato che «il suo è un modello elitario che rappresenta i piani alti della società francese». «Famose male», la replica di Roberto Giachetti. «I nostri avversari sono i sovranisti, non Macron», la critica di Andrea Marcucci. «Nicola segretario? Non è un tema all’ordine del giorno», il siluro di Ettore Rosato. «Mi attaccano perché capiscono che per la prima volta si sta muovendo qualcosa di competitivo che può cambiare le cose» l’affondo di Zingaretti, mentre Marianna Madia chiede una moratoria degli scontri via social: «Così rischiamo il ridicolo».

Sul fronte (post?) renziano si scalda anche Matteo Richetti, il primo a partire nella scorsa primavera con la sua associazione Harambee. «Non c’è territorio o circolo Pd che oggi non chieda un momento di ripartenza, di confronto e di ridefinizione della linea politica. Dopodiché, una volta fissate le date del congresso, perché non si scende in campo finché non c’è la convocazione, ci sarà un ragionamento molto serio sulle proposte. Non penso che il Pd si possa permettere di tornare indietro». 

I renziani ancora non hanno deciso come presentarsi al congresso. Oltre a Richetti circolano i nomi del governatore emiliano Stefano Bonaccini e della sua vice Elisabetta Gualmini, oltre che dell’ex viceministro Teresa Bellanova. A Cortona, nel corpaccione che pure è stato renziano, si sogna una candidatura di Paolo Gentiloni, che però non è ancora matura. L’altro big di cui è tornato a circolare il nome è Marco Minniti, che si è detto indisponibile mesi fa ma che è oggetto di un pressing da parte dell’area vicina a Veltroni. 

Il congresso partirà ufficialmente a fine ottobre, dopo il forum convocato a Milano dal segretario Maurizio Martina, altro possibile candidato. Sui perché della sconfitta e su come ripartire i dem restano divisi. Se i renziani guardano a un fronte antisovranista con Macron, Gianni Cuperlo avvisa: «Bisogna riconoscere il fallimento politico e storico della moneta unica. Non si deve neppure pensare di uscire dall’euro, ma la riuscita tecnica di quella operazione non nasconde il tracollo politico delle ragioni della sua invenzione. Se difendiamo quell’Europa saremo spazzati via». 

E Zingaretti critica la scelte di Renzi sul lavoro: «Non era dall’articolo 18 che bisognava cominciare, questo pensai di Matteo Renzi quando lo fece». E non esclude un cambio di nome al partito: «A soggetto politico corrisponde un nome politico. Non lo escludo, ma solo alla conclusione di un percorso in cui vedremo cosa siamo diventati. Se questo percorso porterà a una identità diversa, vedremo anche se sarà da cambiare il nome». Luigi Zanda evoca una «rifondazione» del partito, Marina Sereni (che ha aperto i lavori a Cortona) evoca un «pensiero nuovo» e la necessità di «un nuovo Pd, capace di leggere criticamente la storia di questi dieci anni, di ripensare radicalmente la sua struttura organizzata». 

Dai social arrivano le bordate di Carlo Calenda: «Se la linea del Pd è ’l’Euro è fallito’ di Cuperlo e ’Confronto con M5S’ di Zingaretti, mentre stiamo rischiando di uscire dall’euro per colpa anche di quelli con cui vorremmo confrontarci, allora il Pd non è più un partito progressista». Franceschini chiuderà la tre giorni domenica, con un appello alla forze del centrosinistra, (e del resto tra gli invitati c’è anche Roberto Speranza di Leu): «La stagione dell’autosufficienza del Pd è finita». 

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Da - http://www.lastampa.it/2018/08/31/italia/il-pd-accelera-sul-congresso-obiettivo-chiudere-il-periodo-sabbatico-postvoto-Un66o4vdddPQnNlor3V89I/pagina.html
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