IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA BOCCIA
«Da Di Maio parole ingenerose, apriamo un confronto serrato»
«Non solo migranti e pensioni, l’agenda vada avanti su lavoro e giovani»
ROMA
Aprire un confronto serrato su giovani, lavoro, questione industriale, infrastrutture, Mezzogiorno e risorse. Vincenzo Boccia si rivolge al governo, ribadendo che sul decreto dignità Confindustria è d’accordo sui fini e non sugli strumenti, e in particolare al ministro del Lavoro e dello Sviluppo, Luigi Di Maio: «parole ingenerose», è stato il commento di Boccia riguardo alla frase scritta mercoledì su Facebook dal ministro, è cioè che Confindustria fa terrorismo psicologico sul decreto, dopo l’audizione alla Camera.
«È meglio restare sui fatti ed evitare polemiche gratuite - ha continuato Boccia - abbiamo detto che condividiamo i fini del governo di ridurre l’uso dei contratti a termine con alcune proposte che abbiamo indicato chiaramente. Noi critichiamo gli strumenti, non i governi. E ci aspetteremmo dal governo del paese la stessa cosa nei nostri confronti». E se Di Maio scrive “cittadini stateci vicini”, «io - ha detto Boccia - sono un cittadino imprenditore che rappresenta 160mila cittadini imprenditori». Tra l’altro nella proposta di togliere la causale per i contratti a termine fino a 24 mesi sono d’accordo anche Rete Imprese Italia e Confagricoltura, ha sottolineato il presidente di Confindustria: ciò vuol dire che «ci sono 2,5 milioni di cittadini imprenditori che si vogliono confrontare su pezzi di provvedimenti».
Confronto serrato «a tutto campo, affinché l’agenda del paese faccia un passo avanti», ha detto Boccia, parlando alla presentazione del libro di Luca De Biase, “Il lavoro del futuro” al Maxxi, accanto all’ex presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, e alla presidente della Fondazione del museo, Giovanna Melandri. Nei primi tre mesi di governo, ha detto Boccia, si è parlato solo di migranti e pensioni. È il lavoro il tema centrale. La «mission» indicata da Confindustria nelle Assise di Verona e al centro del Patto della fabbrica firmato a inizio marzo con Cgil, Cisl e Uil. «Manca il lavoro: non ce ne usciamo con un decreto dignità che di fatto è incoerente con il contratto di governo perché aumenta il costo dei contratti a termine, se pur nei fini condivisibili, e non va in linea con la flat tax. Evidentemente occorre uno sforzo di risorse diverse, se vuoi aprire una stagione di inclusione dei giovani a partire dal Mezzogiorno», ha detto Boccia, che pensa ad un intervento shock con l’azzeramento del cuneo fiscale per le giovani generazioni. Per l’Italia, secondo paese manifatturiero della Ue, la questione industriale è cruciale, così come le infrastrutture.
«Noi non siamo un partito d’opposizione, rivendico il nostro ruolo di corpo intermedio, criticare per trovare soluzioni è il valore della democrazia. In un’audizione che tendeva la mano ci siamo permessi di fare alcune proposte», ha continuato Boccia, sottolineando che la valutazione di Confindustria «è qualitativa e non quantitativa», nel senso che con il decreto aumenterà il turn over, visti anche i tempi della giustizia, e che «la precarietà non sono i contratti a termine, ma il caporalato e il lavoro sottopagato». Boccia ha commentato anche le nomine su cui il governo sta lavorando: «È normale che ci sia un confronto serrato, l’importante e che siano persone di competenza e qualità». E l’Alitalia: «Dovremmo evitare, al di là dei dogmi, di pubblicizzare le perdite e privatizzare i profitti. A noi serve un’Alitalia competitiva, altrimenti ad ogni passaggio arriva qualche salvatore della patria e poi pagano i cittadini, proprio quelli cui fa riferimento il governo e il ministro Di Maio».
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Nicoletta Picchio
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