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Autore Discussione: American Berlusconi - (abbiamo esportato discredito)  (Letto 2047 volte)
Arlecchino
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« inserito:: Ottobre 10, 2016, 12:12:05 pm »

8 ottobre 2016
American Berlusconi
 
Se non avessimo già visto tutto - se non avessimo visto un milionario arricchito con speculazioni immobiliari e acrobazie debitorie, con capelli grottescamente acconciati e dipinti per nascondere la calvizie, ossessionato dall’esibizionismo virile, raccontatore di avventure e storielle sessuali da ginnasiale, sprezzante verso le donne giocattolo da vestire obbligatoriamente in minigonna, proprietario di una squadra di football professionistico, i New York Generals, fallita, abilissimo dribblatore di imposte, creato dalla televisione e alla fine consumato dall’ambizione politica che lo avrebbe distrutto – se non avessimo mai visto Silvio Berlusconi oggi potremmo scandalizzarci davanti a Donald Trump e al video che una mano sapiente, forse la stessa che ha spedito la dichiarazione dei redditi ai giornali, ha ripescato dal suo passato.
Ma per una volta, forse la prima da quando un certo navigatore genovese era sbarcato nelle Americhe, il rapporto fra Italia e Stati Uniti si è rovesciato. La teoria secondo la quale tutto ciò che accade oltre oceano arriva da noi si è capovolta e poco più di vent’anni la “discesa in campo” di Silvio, l’America è alle prese con l’American Berlusconi. Anche oltre gli evidenti parallelismi fisici e anagrafici fra i due uomini, nonostante i venti centimetri di differenza in altezza, è la dinamica culturale e politica che li ha fatti emergere a impressionare.
Anche senza l’eruzione vulcanica di Mani Pulite, il discredito della classe dirigente politica presso l’opinione pubblica americana è ai livelli di quella italiana nel 1994 e in questo sta il concime del “caudillismo”. La piccola classe media impiegatizia si sente inesorabilmente risucchiata verso il basso e annaspa alla ricerca di una zattera. La certezza della corruzione, o della pigra inettitudine della città capitale e del governo centrale, è diffusa e a essa sono attribuite tutte le difficoltà sociali o individuali. L’odio per l’establishment, in tutte le sue manifestazioni, culturali economiche, finanziarie, politiche, è rabbioso.
In questo panorama di rovine fumanti, minacciate oggi dai barbari invasori come vent’anni or sono in Italia dai “comunisti”, i Berlusconi e i Trump si alzano come i salvatori, come l’imprenditore, l’uomo d’affari, il nuovo che farà dell’Italia una squadra vincente come il Milan d’allora e dell’America una “winner”. Anche nella fissazione per il “vincente “i due fenomeni sono assimilabili.
La completa, evidente irrazionalità di questa promessa mai sostanziata in programmi, ma soltanto nell’individuo che la incarna, li rende impermeabili alla realtà. Non importa quante menzogne, quanti scandali, quante gaffe, quanta improntitudine li assalgano. Chi crede in loro e nella promessa del “cambiamento “qualsiasi cosa significhi non si farà dissuadere da storie di prostitute, false nipoti, elusioni fiscali o vanterie di poter “afferrare” impunemente le parti intime di ogni donna. Anzi, il rischio - lo ricordiamo bene – è l’accusa di moralismo o quella di invidia maschile.
Dei sondaggi è bene non fidarsi, perchè Trump, come Berlusconi, è colui per il quale si vota in privato, negandolo in pubblico. L’indignazione degli editorialisti e le condanne- unanimi – di tutti i media tradizionali contano ormai poco, meno di uno stormo di quei tweer ai quali infatti The Donald ricorre a ogni ora del giorno e della notte. Ma il candidato che si vanta di palpare a piacimento ogni donna ha distrutto anche la possibilità di attaccare Hillary per le porcherie del marito Bill.
Nella loro protervia narcisistica, nella loro smisurata egolatria, anche le scuse rischiano di essere controproducenti e insincere, rovinando i personaggi senza salvare le persone. Solo Trump avrebbe potuto distruggere Trump e ci sta riuscendo.
Anche le sue finte scuse, contenute in un breve, arrogante video diffuso dopo la mezzanotte di New York, suonavano ridicolmente offensive, con la pretesa di dire "non sono davvero quello che diceva quelle cose" e comunque Bill Clinton "ha fatto di peggio". Scuse da vecchissimi bambini bugiardi sorpresi con le mani nella marmellata. Ha promesso che non lo farà più, mamma.

Da - http://lalungastradabianca.blogautore.repubblica.it/2016/10/08/american-berlusconi/?ref=fbpr
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