Olio, la Ue approva l'import di olio tunisino senza dazi. La protesta della filiera
Il Parlamento Ue si prepara ad accogliere 35mila tonnellate l'anno in più di olio proveniente dal Paese nordafricano.
L'ira della Coldiretti: "Si rischia il moltiplicarsi delle frodi". Agricoltori in piazza contro i falsi del made in Italy
10 marzo 2016
MILANO - La plenaria di Strasburgo ha dato l'ok finale al pacchetto di aiuti d'urgenza alla Tunisia, che comprende il Regolamento che permette l'importazione di 35.000 tonnellate aggiuntive di olio d'oliva senza dazi nell'Unione europea. Il voto era stato sospeso il 25 febbraio, ieri il Coreper (il Comitato dei rappresentanti permanenti) ha recepito gli emendamenti tecnici. L'aula ha approvato con 500 sì, 107 no, 42 astenuti.
Contro il provvedimento, anticipato da Repubblica, si è mobilitato l'intero settore agricolo. "Il Parlamento Europeo approva una norma assolutamente sbagliata. E" impensabile pensare di aumentare di 35 mila tonnellate l'anno, l'ingresso di olio dalla Tunisia a dazio zero", ha detto il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo, a margine della mobilitazione degli agricoltori del Sud Italia in corso a Catania. "Proprio nell'anno in cui - ha aggiunto Moncalvo - c'è stato un record di aumento delle importazioni dalla Tunisia. Questa norma non aiuta i produttori tunisini, fa male a quelli italiani e rischia di aumentare le frodi e i danni per i consumatori".
L'eliminazione di dazi su 35mila tonnellate in più di olio tunisino vale per il 2016 e per il 2017. Lo scorso 25 febbraio, con l'introduzione di alcune modifiche, la palla era passata al Consiglio Ue, accendendo le speranze su nuovi negoziati. Ieri invece c'è stata la 'doccia fredda': una lettera della presidenza di turno olandese dei 28 ha dato il via libera degli Stati membri - inclusa l'Italia - al nuovo testo, ha accelerato a sorpresa i tempi e spinto l'Assemblea di Strasburgo a cambiare l'ordine del giorno per inserire il voto del provvedimento in agenda. Tre le 'migliorie' incassate dagli eurodeputati italiani: l'obbligo di tracciabilità del prodotto tunisino, il divieto di proroga oltre i due anni previsti e una valutazione a medio termine dell'esecutivo Ue, per verificare eventuali danni ai produttori europei. "Con la strategia del Pd abbiamo guadagnato tempo e tre condizioni", ha spiegato Paolo De Castro (Pd), coordinatore per il gruppo dei socialisti e democratici della commissione Agricoltura dell'Europarlamento, che annuncia l'impegno assunto ieri dal capo della diplomazia Ue, Federica Mogherini, "di lavorare per la suddivisione mensile del contingente extra, quando la Commissione europea si occuperà del regolamento attuativo". Anche il M5S ha incontrato Mogherini e ha parlato di un "blitz del Presidente Schulz" per l'accelerazione dei tempi di voto, ha poi attaccato il Pd e il governo Renzi, che non si è opposto alla misura.
L'Italia ha detto sì, ma il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, ha commentato al riguardo: "Rimango fermamente contrario a qualsiasi aumento permanente del contingente di olio tunisino. Come Ministero delle politiche agricole abbiamo posto delle condizioni chiare sull'attuazione e sulle quote mensili dei contingenti e su questi punti non intendiamo cedere. Se non avremo garanzie continueremo a opporci all'adozione del regolamento da parte della commissione". In una nota, si sottolinea che "nel frattempo gli organismi di controllo del Ministero, a partire da Capitanerie di Porto, Corpo forestale e Ispettorato repressione frodi intensificheranno le ispezioni ai porti sul prodotto in arrivo. La filiera dell’olio italiano è tra le più controllate in assoluto e negli ultimi due anni abbiamo alzato il livello della risposta contro possibili frodi come mai accaduto in passato".
Per la Coldiretti, oltre 90mila tonnellate l'anno di olio tunisino senza dazi, sono un "rischio concreto in un anno importante per la ripresa dell'olivicoltura nazionale: si moltiplicheranno le frodi". Quanto alla protesta odierna, si tratta di una mobilitazione che punta il dito contro la contraffazione del made in Italy e per la difesa delle eccellenze italiane. La denuncia va dal caffè "mafiozzo" stile italiano bulgaro agli snack "chilli mafia" della Gran Bretagna, dal vino della Napa valley "il padrino" al sugo piccante rosso sangue "wicked cosa nostra" del Missouri, fino alle spezie "palermo mafia shooting" della Germania, ma a Bruxelles - nella capitale d'Europa - si intingono addirittura le patatine nella "saucemaffia" e si condisce la pasta con la "saucemaffioso" mentre in tutto il mondo spopolano i ristoranti e le pizzerie "cosa nostra" e "mafia" e su internet è possibile acquistare il libro di ricette "the mafia cookbook", comprare caramelle sul portale
www.candymafia.com o ricevere i consigli di mamamafiosa (
www.mamamafiosa.com) con sottofondo musicale a tema. Con questi esempi, migliaia di agricoltori sono scesi in piazza per l'allarme "sos dieta mediterranea" dove sono stati mostrati gli esempi più scandalosi di prodotti agroalimentari, venduti in Italia, in Europa e nel mondo, con nomi che richiamano gli episodi, i personaggi e le forme di criminalità organizzata più dolorose e odiose, che vengono sfruttate per fare business a danno dei veri prodotti agroalimentari made in Italy.
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10 marzo 2016
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