Caso Regeni, i pm romani: "Ucciso per le sue ricerche da professionisti della tortura"
Indiscrezioni di fonti interne alla Procura.
Escluse tutte le ricostruzioni offerte dal Cairo.
Chiesta copia della password per accedere agli account del ricercatore26 febbraio 2016
ROMA - Giulio Regeni è stato ucciso da professionisti della tortura, persone esperte in crudeltà. Arriva dalla procura di Roma una pietra tombale sulle ricostruzioni alternative fornite dall'Egitto per la morte del ricercatore italiano. Non un delitto di strada, non un incidente stradale, nemmeno un delitto legato al mondo della droga.
La direzione che sta prendendo l'indagine è rivelata da indiscrezioni interne alla procura, visto che ancora manca una presa di posizione ufficiale. Ma la linea è chiara: il movente dell'omicidio del ventottenne ricercatore friulano, come già emerso, sarebbe da ricercare nell'ambito della sua attività di studio in Egitto.
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Sarebbero da escludere, secondo la procura di Roma, tutte quelle ipotesi circolate filtrate nelle ultime settimane dall'Egitto secondo cui Giulio Regeni sarebbe stato ucciso da criminali di strada o per una questione legata ai rapporti intrattenuti dal giovane nel quartiere del Cairo in cui viveva. Il fatto che sia stato torturato inoltre escluderebbe la pista della criminalità di strada.
In base agli elementi raccolti fino ad ora, spiegano le fonti della procura, è possibile affermare che Regeni facesse una vita piuttosto ritirata al Cairo, non aveva avuto contatti con persone equivoche e che le sue conoscenze e frequentazioni fossero limitate all'ambiente universitario. Inoltre, dai primi esiti degli esami tossicologici sarebbe emerso che Regeni non faceva uso di droghe.
Non emergono poi legami di Giulio Regeni con servizi segreti e tantomeno che i dati raccolti nell'ambito delle sue ricerche siano uscite fuori dall'ambito universitario.
Sul fronte degli accertamenti tecnici, la procura di capitolina ha richiesto le password di alcuni profili di Regeni da parte dei responsabili dei social network, ma è ancora in attesa di ricevere queste informazioni. Attraverso l'accesso a queste piattaforme, gli inquirenti potrebbero infatti acquisire i dati GPS collegati al telefono mai ritrovato di Regeni. La richiesta arriva nei giorni caldi delle polemiche sullo sblocco richiesto dall'Fbi dell'iPhone del killer di San Bernardino e dell'ok di Facebook all'accesso degli inquirenti italiani nell'account della sorella di Matteo Messina Denaro.
Intanto, per la prossima settimana è atteso in procura l'esito completo dell'autopsia effettuata dal professor Vittorio Fineschi.
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26 febbraio 2016
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http://www.repubblica.it/esteri/2016/02/26/news/regeni-134298312/?ref=HREA-1