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Autore Discussione: Studiosi da tutto il mondo a Trieste per Saba  (Letto 3308 volte)
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« inserito:: Ottobre 18, 2007, 12:01:53 pm »

LETTERATURA.

La modernità del poeta in due giornate di approfondimento al Revoltella e alla facoltà di Lettere

Studiosi da tutto il mondo a Trieste per Saba

Renzo Sanson


E al convegno del 25 ottobre seguirà quello alla Cattolica di Milano a novembre TRIESTE. Molti italiani si sono innamorati di Trieste leggendo il «Canzoniere» di Umberto Saba. Qualcuno sfogliando le varie edizioni delle sue opere, altri, i più giovani, incontrandolo sui libri di scuola, dove è tra gli autori più frequentati, pur essendo un «marginale» e tra gli ultimi studiati nel frettoloso programma dell’ultimo anno delle superiori. Ma oggi che posto ha Saba nella costellazione poetica italiana e mondiale? Nel cinquantenario della sua scomparsa, il 25 agosto 1957 a Gorizia, se ne parlerà il 25 e 26 ottobre in un convegno internazionale di studi a Trieste.
Il convegno renderà omaggio anche a un altro grande scrittore triestino del Novecento, Virgilio Giotti, morto in quello stesso anno, il 21 settembre.
Non sarà una mera celebrazione, bensì un momento di dibattito e di confronto tra «vecchi» e giovani studiosi. Lo si capisce fin dal titolo del convegno, «Si pesa dopo morto», da un verso ironico dello stesso Saba («Il poeta è come il porco,/ si pesa dopo morto»), che ha richiamato a Trieste ben sessanta studiosi provenienti da undici Paesi di tutto il mondo. E all’appuntamento di Trieste - al quale si affiancano le altre iniziative commemorative, già presentate, proposte dal Comune di Trieste (tra cui un volume di saggi e il nuovo «itinerario culturale» sabiano, che si affianca ai percorsi dedicati a Svevo e a Joyce) farà seguito, dal 14 al 16 novembre, all’Università Cattolica di Milano, un altro convegno, ancora più affollato (90 interventi, tra cui quelli di Giorgio Bàrberi Squarotti, Elvio Guagnini, Silvio Ramat, Maurizio Cucchi e studiosi da New York, Pechino, Zurigo, Barcellona), su «Saba extravagante», in cui si analizzeranno i periodi trascorsi dal poeta triestino a Milano e in altre città italiane.
Un successo da «tutto esaurito» che ha felicemente meravigliato i coordinatori scientifici dei due convegni, i docenti di Letteratura italiana contemporanea Cristina Benussi dell’Università di Trieste e Giorgio Baroni della Cattolica di Milano. Perchè Saba gode di una fortuna discreta in Italia, ma non di una «fortuna» davvero mondiale.
«Però negli ultimi tempi sono emerse su Saba cose abbastanza interessanti, epistolari sommersi, carte ritrovate e soprattutto la volontà di misurarsi con la modernità della lirica del ’900 - dice la Benussi. - E si comincia a riconoscere che, rispetto al filone lirico dell’avanguardia dissacratoria, il suo stile ”semplice”, la sua anti-avanguardia formale, è stata alla fin fine vincente». Come dire che Saba è tra i poeti che si stanno rivalutando alla grande, come dimostra il numero di persone che parteciperà ai due convegni di Trieste e Milano.
«Milano - nota la Benussi - attira perchè offre anche moltre altre occasioni di incontro e di visite. Trieste è una città che incuriosisce sempre, anche per la presenza di rappresentanti dell’area delle regioni di confine. Arriveranno studiosi dalle Americhe e da tutt’Europa, da Spagna, Germania, Croazia, Austria, Slovenia, Belgio... E quindi sarà anche un modo per ridare Trieste quel che oggi le appartiene: non se ne parla più come stereotipa città di frontiera, bensì come città-cuore, centrale, di una macroregione con cui tutti vogliono fare i conti. Perchè, tra l’altro, partecipare a un convegno non significa solo ricordare un autore, ma anche intraprendere un proficuo ”commercio” di idee, destinato a fruttificare».
Il fittissimo programma del convegno triestino - che sarà illustrato oggi al Caffè Tommaseo dall’assessore regionale alla Cultura, Roberto Antonaz, dalla curatrice Cristina Benussi e da Luigi Nacci, presidente dell’associazione «TriesteDistrettoCulturale», che organizza il convegno - sarà aperto giovedì 25 ottobre all’Auditorium del Museo Revoltella dal poeta e critico letterario Elio Pecora e vedrà avvicendarsi relatori italiani e stranieri, tra cui figurano prestigiosi docenti universitari, critici letterari di diverse scuole e generazioni (fra gli altri Pietro Gibellini Giancarlo Alfano, Anna Modena, Franco Musarra, Paolo Febbraio, Franco Brevini, Zeljko Djuric dell’Università di Belgrado, Pietro Frassica della Princeton University, Bart Van Den Bosche dell’Università di Lovanio, Maria Belen Hernandes Gonzales dell’Università spagnola di Murcia, Fulvio Senardi dell’ateneo ungherese di Pécs) in un confronto serrato - tanto che venerdì 26 ottobre si svolgeranno due sessioni parallele in due aule della facoltà di Lettere in Androna campo Marzio - nel corso del quale si parlerà della figura e dell’opera di Umberto Saba da un ricco ventaglio di prospettive tematiche, critiche e storiche.
Un caleodoscopio di ottiche spesso inedite, da cui l’immagine del poeta riemergerà ulteriormente modificata e che forse aiuterà a vedere che cosa c’è al di là del rassegnato, lamentoso pessimismo esistenziale («Un lungo navigar controcorrente,/ ch’altro fu la mia vita?») di un personaggio per il quale, dal punto di vista della cultura, nascere a Trieste nel 1883 fu come nascere altrove nel 1850.
«Non è stato uno scrittore di culto, ha agito piuttosto in maniera sotterranea - sottolinea la Benussi. - La sua poesia non ha ”rivoluzionato” la mappa letteraria del suo tempo. Anche perchè era un poeta con i piedi nell’800 e la testa nel ’900. Ma nel convegno si cercherà anche di capire quanto Saba sia stato in qualche modo considerato un ”maestro” dai poeti delle generazioni successive».
Quanto alle «novità» che solleticano i massmedia a Trieste si parlerà degli epistolari con Vittorio Sereni (che si sta stampando da Rosellina Archinto), con Ezra Pound, con Sandro Penna e soprattutto con Aldo Fortuna, il giovane studente di giurisprudenza fiorentino che Saba conobbe a Bologna e il cui «diario» è molto importante perchè contiene pagine abbastanza «sconvolgenti» in cui Saba si confessa, porta alla luce la sua omosessualità latente, quindi il suo rapporto con la cultura ebraica, la scoperta delle teorie sull’attrazione sessuale di Otto Weininger.
Saba sarà messo a confronto con Baudelaire e Proust (sui temi della città e quello della memoria) e saranno analizzati i suoi rapporti con Slataper (pessimi) e con l’ambiente della «Voce» («Non piacqui. Ero fra lor di un’altra specie»), con Angelo Barile e in particolare con Virgilio Giotti, co-protagonista del convegno triestino, di cui parleranno tra gli altri Franco Brevini, Anna Modena, Giorgio Baroni, Silvia Assenza, Claudio Grisancich, Cecilia Gibellini, nel tentativo di ridare alla poesia dialettale quella dignità che la confusione di un certo vernacolo ha di fatto appiattito. «Il legame tra Giotti e Saba - ricorda Cristina Benussi - era molto stretto: appartenevano entrambi al cotê ebraico, avevano amici comuni, anche se di solito vengono letti in maniera molto separata. Giotti ha un dialetto preziosissimo, inventato, un linguaggio di soglia fra l’intimo e il filosofico, che rappresenta bene il suo essere sul ”limine”, il trauma della famiglia distrutta, il suo guardare il mondo dalla finestra, dallo spiraglio di una porta socchiusa, mai essendoci dentro. Mentre Saba non era un poeta degli amori domestici, della famiglia».
Queste due anime di Trieste saranno artisticamente rappresentate da bei ritratti realizzati per l’anniversario da Paolo Cervi Kervischer e da Ugo Pierri (che ne accosta i profili) e che saranno esposti dal 24 ottobre al 24 novembre nella sala Riunioni del Comune di Trieste, mentre, tra le altre iniziative di contorno, da segnalare, giovedì 25 ottobre, alle 21.30, al Caffè Tommaseo, la serata dedicata alla poesia di Saba e Giotti di cui saranno protagonisti sette giovani poeti e performer (da Italia, Islanda, Gran Bretagna, Slovenia, Croazia, Austria e Portogallo), che interpreteranno nella loro lingua madre alcune liriche dei due poeti triestini.
Peccato soltanto che il lungo «ponte» convegnistico tra Trieste e Milano per il cinquantenario di Saba (e Giotti) abbia perso per strada la «bretella» di Gorizia. C’è stato un intoppo amministrativo: il nuovo assessore alla Cultura del Comune di Gorizia ha cambiato parere rispetto al predecessore, cosicchè la città dove l’autore del «Canzoniere» morì in solitudine nell’agosto del ’57 non condividerà con Trieste il convegno. Peccato, anche se, visto il gran numero di partecipanti, la «defezione» di Gorizia eviterà i problemi logistici che sarebbero insorti.
Dunque, il poeta «si pesa dopo morto». C’è molta carne al fuoco. Umberto Saba sarebbe contento di esser fatto amorevolmente a pezzi.

(17 ottobre 2007)

da espresso.repubblica.it
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