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Autore Discussione: «In piazza per far conoscere il vero Islam» Volantinaggio e banchetti in Veneto  (Letto 3655 volte)
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« inserito:: Gennaio 12, 2015, 10:19:29 pm »

IL CASO

«In piazza per far conoscere il vero Islam» Volantinaggio e banchetti in Veneto
Padova, giovani musulmani riuniti in associazione: «Non siamo l’Isis, sì al dialogo»


PADOVA Si definiscono «il vero «Islam, quello che deriva dalla parola pace, che indica la retta via e vieta di imporre il Corano con la forza». Sono i giovani dell’associazione Psm («Partecipazione e Spiritualità musulmana) che sabato, in occasione dell’anniversario della nascita di Muhammad («non si dice Maometto», precisano), hanno organizzato un banchetto in Prato della Valle, a Padova, e distribuito volantini per «farsi conoscere attraverso la presentazione del Profeta, il Messaggero della Misericordia». A chi ha gridato «no all’islamizzazione della città» questi ragazzi, due soli maggiorenni di 24 e 23 anni e tutti gli altri minorenni cresciuti in Italia, rispondono col sorriso. «Non siamo i barbuti di Al Quaeda e nemmeno i kamikaze dell’Isis — spiega Amin Niam, presidente della sezione Giovani di Psm Padova — non reclutiamo nessuno, non facciamo esplodere niente, andiamo in piazza per far conoscere chi sono i veri musulmani. Un musulmano è come un cristiano, paga le tasse, va a scuola, rispetta le leggi, professa la sua religione. Gli integralisti sono ignoranti, non conoscono nemmeno l’Islam e non è giusto identificare in loro una razza e una religione. I buoni e i cattivi ci sono in tutte le etnie».

La Digos li segue da vicino, anche nella riunione tenuta il giorno dell’Epifania al Centro culturale San Gaetano di Padova per organizzare nuove iniziative. E proprio due poliziotti in borghese hanno dovuto allontanare una 84enne che ha attaccato il gruppo: «Voi parlate tanto di missione di pace, ma io vedo cristiani in tutto il mondo a cui tagliano la testa e chiese incendiate». «Questa è l’immagine dell’Islam che passa in tv — commenta Khaoula Elammari, 17 anni, responsabile donne per la PSM Giovani di Padova —. Così come si dice che le donne sono segregate in casa, non possono studiare, né uscire se non accompagnate dagli uomini di famiglia e nemmeno prendere la patente o vestire all’occidentale. Non è così, io ho la stessa libertà delle mie compagne di classe italiane e come me tante altre musulmane: non siamo oppresse. Chi si comporta così sono gli estremisti, che professano la religione in modo sbagliato e lanciano messaggi sbagliati. A noi non dà alcun fastidio il crocefisso nelle scuole, così come penso che a un cristiano non dia fastidio vedere un musulmano con il Corano in mano. Sono solo strumentalizzazioni per alimentare i contrasti».

«Siamo italiani al 100%, siamo arrivati dal Marocco da bambini, parliamo anche il dialetto veneto, studiamo e lavoriamo qui — prosegue Amin — non vogliamo certo il male della nostra patria adottiva e rispondere alle provocazioni non ha senso. Vogliamo l’incontro e lo scambio con gli altri popoli e le altre religioni, perchè solo così si superano la diffidenza e l’odio, frutto dell’ignoranza. Le moschee? Si ritengono un problema e invece se ci fossero raccoglierebbero tante persone che vanno in giro magari con cattive intenzioni, riportandole alla retta via. Ma ci arriveremo a ottenerle, pian piano e con l’aiuto di Allah». L’associazione sta studiando nuove iniziative. «Vogliamo sentire le ragioni di tutti — dice Oussama Nassim, 23 anni iscritto a Scienze politiche — il Profeta è venuto sulla terra per la pace di tutti, non solo dei musulmani».

07 gennaio 2015
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Michela Nicolussi Moro

Da - http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cronaca/2015/7-gennaio-2015/piazza-far-conoscere-vero-islam-volantinaggio-banchetti-veneto-230815057412.shtml
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« Risposta #1 inserito:: Gennaio 12, 2015, 10:28:47 pm »

DALLA FRANCIA AL VENETO
Charlie, la condanna degli imam
Tra i fedeli qualcuno «giustifica», no delle guide musulmane «Così ci rovinano. Ma la politica non crei clima islamofobico»

VENEZIA Il nervosismo sta nascosto tra le pieghe delle prime parole, pronunciate a bassa voce come un mantra. «Condanniamo in maniera decisa l’attacco», dicono tutti. L’hanno ripetuto ormai decine di volte nelle ultime ore, a chiunque. Sono gli imam e i presidenti delle comunità musulmane del veneto. Poi la tensione trova la strada e sfocia d’un colpo. «Qualsiasi condanna non è sufficiente- dice Mohamed Amin Al Ahdab, presidente della comunità islamica di Venezia, siriano di nascita, italiano di adozione – sono stufo di sentire che ci sono cretini del genere nel nostro mondo. Dovrebbero imparare che fanno del male alla comunità e pure al Profeta. La comunità mondiale deve combattere e prevenire cose di questo tipo, a cosa servono tutti i servizi segreti altrimenti? ».

Su Facebook scrive l’imam del centro islamico di Marghera Hammad Al Mahamed: «L’Europa ha accolto migliaia dei rifugiati musulmani che sono fuggiti dalla guerra offrendo loro sicurezza, alloggio, cura e vita civile. Ci si chiede il perché questi assassini vogliano trasformare la nostra vita in un inferno buio nel nome dell’Islam, la religione della pace e della misericordia». La notizia della strage di Parigi è arrivata anche in Veneto. Lì ci sono i morti, uccisi coi kalashnikov da due attentatori in pieno centro città. Qui sono moltissimi i musulmani che leggono quello che sta accadendo e che sono chiamati a esprimersi, anche ufficialmente. Perché a Parigi le pallottole sono partite all’impazzata all’urlo di «Allah è grande» durante la riunione di redazione del giornale satirico «Charlie Hebdo» che si è spesso occupato anche di Islam. E quindi la religione c’entra, eccome. Sono morti in dodici, compreso il direttore Stéphane Charbonnier.

«Al di la della fede, della nazionalità dell’appartenenza politica, questa è barbarie – dice Kamel Layachi, imam nelle comunità del Triveneto ed ex responsabile nazionale del dialogo interreligioso della Comunità religiosa islamica italiana – è stato fatto un salto di qualità molto grave in questo caso. Qui sono stati uccisi dei giornalisti. È stata colpita la libertà di stampa. Posso non essere d’accordo con la linea editoriale di “Charlie ebdo” ma non è una giustificazione. Tutte le comunità musulmane sono chiamate a condannare questo atto. Il percorso per educare alla cultura della pace è ancora lungo ma siamo noi a doverlo fare per primi». Non tutti i fedeli concordano. Qualcuno si schiera con la rappresaglia, su twitter, su facebook. «Sbagliano – dice Abdallah Kezraji, mediatore culturale e rappresentante delle comunità musulmane di Treviso - c’è un versetto coranico che dice “chi uccide una persona ha ucciso tutta l’umanità”. La condanna non è solo umana, ma anche di fede».

Poi si abbandona allo sconforto. «Vorrei un giorno parlare di bellezza, di cous cous e di deserto, ma continuano a succedere solo episodi così e poi scoppiano i focolai di contro-risposta». Come quello del sindaco di Padova, Massimo Bitonci, che ieri pomeriggio ha detto: «I rappresentanti di tutti i gruppi musulmani della città condannino l’attentato o se ne vadano». «Chiediamo a chi ha responsabilità politica di misurare le proprie parole – dice allora Kamel Layachi – tragedie del genere non possono essere strumentalizzate per creare un clima di islamofobia. Le parole del sindaco gettano benzina sul fuoco». A cambiare sguardo ci hanno provato anche i ragazzi dell’associazione Psm (Partecipazione e spiritualità musulmana) che a Padova sono scesi in strada a volantinare per marcare la differenza tra l’Islam vero e l’integralismo. «Cose così ci rendono più complicata la strada – dice Amin Niam, referente della sezione giovani - vorrà dire che dovremo impegnarci di più, facendo capire chi siamo noi veramente. Lo faremo con un video. Che caricheremo su Facebook. Lo stiamo già preparando».

08 gennaio 2015
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Alice D’Este

Da - http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cronaca/2015/8-gennaio-2015/charlie-condanna-imam-230820164759.shtml
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