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Myrta Merlino
Giornalista di La7
Quirinale, chi butterà giù dalla torre Matteo Renzi?
Pubblicato: 26/01/2015 14:38 CET Aggiornato: 31 minuti fa
Pensate a che livello di bassezza arrivano i detrattori del Premier: dicono che se non fosse per quella benedetta norma secondo cui per fare il presidente della Repubblica bisogna aver spento cinquanta candeline, il famoso articolo 84 della Costituzione, Matteo Renzi al Colle manderebbe Matteo Renzi.
Che poi forse non ha fatto in tempo a cambiarlo, o magari non ci ha pensato, perché altrimenti questo articolo anti rottamazione, anzi salva rottamati, Matteo l'avrebbe certamente cancellato. E allora la scalata da Palazzo Medici a Palazzo Vecchio fino a Palazzo Chigi si sarebbe conclusa con la presa del Quirinale, o magari avrebbe unificato in un sol uomo le due presidenze.
Come ha scritto Aldo Cazzullo, attraverso l'incontro con Angela Merkel tra le meraviglie di Firenze (l'inquadratura dei due, amichevoli e sorridenti, in conferenza stampa sotto il David di Michelangelo è stata più che un'iconografia), Renzi ha voluto lanciare un messaggio molto chiaro: non ho bisogno di numi tutelari, di personalità prestigiose che rappresentino il paese al posto mio. A quelli, politici o pensosi opinionisti, che si stanno chiedendo da giorni chi sarà in grado, dopo l'uscita di scena di Napolitano, di alzare il telefono e chiamare la Cancelliera, il Premier sembra aver risposto: io, solo io!
Ma la Costituzione parla chiaro e quindi, a dispetto dei detrattori e delle malelingue, Renzi dovrà trovare qualcun'altro da mandare sul Colle più alto: ma chi? La scelta non è mai stata facile per nessuno, ma diventa praticamente impossibile per uno come lui. Qual è il suo presidente ideale?
Rispetto al 2013, quando ancora non era segretario del Pd, ma anzi dava l'assalto alla cittadella di Bersani, è cambiato tutto: ora il boccino è nelle sue mani, certo, ma è anche tutta sua l'esigenza di non avere ostacoli e l'ambizione di scegliere qualcuno che non gli faccia ombra.
E allora, che fare? C'è certamente la tentazione di scegliere un signor nessuno, uno che finanche da presidente della Repubblica non toccherebbe palla. Ma il voto è segreto e pure la sua proverbiale sicurezza comincia a vacillare di fronte alla diffidenza nei confronti di deputati e senatori, per i quali vale ancora la vecchia massima della Dc secondo cui nell'urna Dio ti vede e Stalin no, e Renzi neppure. Fino a che punto il Premier può governare il Parlamento in seduta comune (di cui peraltro non fa parte) proponendo un nome di seconda o terza scelta? Se i grandi elettori - e i franchi tiratori - hanno fregato vecchie volpi come Fanfani o Andreotti, anche lui deve stare attento. La faida dei 101 è sempre in agguato.
Vedremo. Certo che con l'aria che tira (scusate l'autocitazione!) è difficile che si possa mandare al Quirinale un oscuro funzionario fiorentino.
Intanto, Renzi sta per prepararsi alla mano più clamorosa del gioco che gli riesce meglio: buttare giù dalla torre avversari ed ex amici. L'abbiamo visto tante volte: da D'Alema in poi sono tantissime le vittime illustri fatte penzolare e poi scaraventate giù senza pietà. Oggi il gioco si fa difficilissimo, i giocatori sono tanti e i bluff si moltiplicano. Il Premier sta facendo salire sulla torre più alta tutti i possibili quirinabili, quelli che sperano, quelli che si ritengono degni e anche quelli che forse non ci avevano pensato ma hanno ceduto (volentieri) alle lusinghe di chi crede in loro. Per il momento la partita si gioca sugli aggettivi: autorevole, super partes, di alto profilo, europeista, di esperienza, non politico... e chi più ne ha più ne metta. In molti lo vogliono amato, chi con la "a" minuscola e chi con la "A" maiuscola. In realtà, per un paese mal messo come il nostro ci vorrebbe semplicemente un presidente utile.
Per il momento lui, presidente del Consiglio e Segretario del partito di maggioranza relativa, non fa nomi e aspetta che dalla torre precipitino un bel po' candidati di tutte le fogge, per tirare fuori dal cilindro il suo e vincere ancora una volta il suo gioco preferito.
Tutto il ragionamento svolto fin qui non potrà però prescindere dalla presenza di almeno un altro esperto giocatore: Silvio Berlusconi e, all'occorrenza, dell'attuale alleato del Premier, Angelino Alfano. Per questo i giochi sono e restano apertissimi... A risentirci alla prossima puntata a partire da giovedì.
DA -
http://www.huffingtonpost.it/myrta-merlino/quirinale-buttera-giu-torre-matteo-renzi_b_6544620.html