Lo scontro sulla legge elettorale
Il Senato approva il «supercanguro» Spazzati via 40 mila emendamenti
Il premier: «Ci sono discussioni, è normale, ma non ci fermiamo».
Bersani esprime i malumori della minoranza: «Renzi avrebbe potuto mediare. Se si insulta è finita»
Di Redazione Online
L’Aula del Senato ha detto sì al cosiddetto «supercanguro», l'emendamento del senatore pd Stefano Esposito che ha di fatto riscritto il testo della nuova legge elettorale, l'Italicum. Sono stati 175 i sì, 110 i no e due gli astenuti. Secondo lo stesso Esposito sono stati 21 i senatori della minoranza del Pd a votare contro il suo emendamento, mentre il giorno precedente in 29 avevano sottoscritto un documento contrario all'impostazione della legge voluta dal governo. Con l’approvazione di questo emendamento decadono di fatto molti altri emendamenti (tra 35mila e 47mila dei circa 48mila presentati ) che andavano in senso opposto. Matteo Renzi ostenta ottimismo: «Andiamo avanti». Ma Forza Italia coglie la palla al balzo dei malumori interni al Pd per far notare che il premier «non ha più una maggioranza al Senato». Nel Mattinale, la newsletter quotidiana del gruppo azzurro di Montecitorio guidato da Renato Brunetta, vengono ricordate le parole dello stesso Renzi che lo scorso 7 novembre aveva detto: «Alcuni frenano? Faremo anche da soli». Invece, sottolinea ora il Mattinale, «ha dovuto constatare che da soli non ce la facevano proprio».
L'ira di Bersani
La tensione resta alta all'interno del Pd. L'ex segretario Pierluigi Bersani interviene sulla vicenda e dice: «Renzi lo sa benissimo: c’era una possibile mediazione sull’Italicum e loro non hanno voluto mediare. Ora spetta a lui dire se si può partire dall’unità del Pd». Bersani, che ha incontrato 140 tra deputati e senatori della minoranza Pd, ha avuto parole dure anche con il senatore Pd Esposito che aveva additato i senatori Pd di minoranza come «parassiti»: «Dare del parassita a Corsi, Mucchetti e Gotor è pericoloso. E’ gente perbene che non chiede niente e va trattata con rispetto. Se viene meno il rispetto è finita». Serafico da Davos, dove ha parlato di Europa e di crescita, interviene ancora il premier: «Quella di una parte della minoranza Pd sull’Italicum è una posizione che non condivido e non credo la condividano neanche i militanti delle feste dell’Unità, anche quelli che non hanno votato per me perché diranno “se uno ha vinto poi deve lavorare”». «Questo è un anno che può essere bello - aggiunge -. Va giù il costo della benzina, l’euro si avvicina al dollaro, le riforme si fanno. Capisco che ci sono quelli che si lamentano soltanto ma a noi ci pagano per far le cose non per lamentarci». In ogni caso, commenta, «ci sono polemiche, discussioni, è normale, ma non si molla di un centimetro».
L'emendamento Gotor
Prima che arrivasse la svolta per Italicum con l’approvazione del «supercanguro» i senatori avevano bocciato l’emendamento a firma di Miguel Gotor (sinistra Pd) che chiedeva di modificare il dl nella parte sui capilista bloccati. Sono stati 170 i no, 116 i sì, 5 gli astenuti. A favore dell’emendamento avevano votato anche i senatori M5s. . L’Aula di Palazzo Madama ha poi respinto anche il secondo emendamento della minoranza Pd, con 168 voti contrari, 108 favorevoli e 3 astenuti.
Il «supercanguro»
Dopo la bocciatura degli emendamenti della minoranza Pd, in aula al Senato è stata come detto la volta del cruciale emendamento presentato da Stefano Esposito, il cosiddetto «supercanguro» - perché di fatto cancella in uno solo balzo gran parte degli altri 48mila emendamenti presentati - che recepisce gli accordi sull’Italicum tra Pd e Forza Italia. L’emendamento, già ribattezzato «Espositum» dal nome del suo firmatario, è il cuore del nuovo Italicum, quello su cui nei prossimi giorni arriverà il voto finale e che poi passerà alla Camera per l'approvazione definitiva. Una volta in vigore, sarà scongiurato il rischio che in caso di scioglimento delle Camere si torni a votare con il cosiddetto «Consultellum», ovvero ciò che è rimasto del vecchio «Porcellum» dopo la depurazione delle parti abolite dalla Consulta perché incostituzionali. Di fatto, venendo meno il premio di maggioranza, sarebbe un proporzionale puro.
La nuova legge
Il maxiemendamento approvato prevede: liste di candidati presentate in 20 circoscrizioni elettorali suddivise nell’insieme in 100 collegi plurinominali. In ciascuna lista i candidati sono presentati in ordine alternato per sesso, i capolista dello stesso sesso non eccedono il sessanta per cento del totale in ogni circoscrizione, nessuno può essere candidato, in più collegi, neppure di altra circoscrizione, salvo i capolista nel limite di dieci collegi. Inoltre, l’elettore può esprimere fino a due preferenze, per candidati di sesso diverso tra quelli che non sono capolista; i seggi sono attribuiti su base nazionale con il metodo dei quozienti interi e dei più alti resti; accedono alla ripartizione dei seggi le liste che ottengono, su base nazionale, almeno il tre per cento dei voti validi; sono attribuiti comunque 340 seggi alla lista che ottiene, su base nazionale, almeno il 40 per cento dei voti validi o, in mancanza, a quella che prevale in un turno di ballottaggio tra le due con il maggior numero di voti, esclusa ogni forma di collegamento tra liste o di apparentamento tra i due turni di votazione. Sono proclamati eletti, fino a concorrenza dei seggi che spettano a ciascuna lista in ogni circoscrizione, dapprima, i capolista nei collegi, quindi i candidati che hanno ottenuto il maggior numero di preferenze; i collegi elettorali sono determinati con decreto legislativo da emanare entro il termine e secondo i principi e i criteri direttivi stabiliti dalla presente legge. C’è, infine, la «clausola di salvaguardia», per cui la Camera dei deputati è eletta secondo le disposizioni della legge in questione a decorrere dal 1º luglio 2016.
21 gennaio 2015 | 09:43
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