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« inserito:: Giugno 29, 2007, 12:27:40 pm » |
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Chi è l'italiano arrestato per la tentata estorsione ai genitori di Maddie
L'ex miliardario ricercato dalla Francia
L'imprenditore veneto era il «re della ghiaia».
Poi la fuga per amore per una bellissima portoghese
MILANO — Da imprenditore di successo a imputato a tempo indeterminato. Tra vicende processuali, condanne e nuove accuse da brivido. Danilo Chemello, classe 1946, ex re della ghiaia, originario di Sandrigo, (Vicenza) sembra uscito da un film, a metà fra giallo e horror. Un copione già letto. Miliardario, tutto casa e lavoro, incontra Aurora Vaz Pereira, portoghese, bellissima, di sette anni più giovane. È sposata con Alberto Tana, presidente degli agenti di cambio di Roma. Un amore accecante, di quelli che cambiano la vita.
Ma, in poco tempo, quella dell'industriale vicentino si trasforma in una saga da incubo. Abbandonata la quieta provincia veneta, si trasferisce all'estero con la nuova compagna. Un'esistenza di lusso, tra ville, ristoranti alla moda, divertimenti senza pensieri. Ma qualcosa non funziona in quell'amore da copertina. Nel 1996 l'ex marito di Aurora finisce gambizzato davanti al circolo canottieri Aniene di Roma. Secondo la Procura, a ordinare il delitto sono Chemello e signora. Il movente: un tentato omicidio apice di una diatriba legale per l'affidamento della figlia Carolina. Scopo: annientare materialmente e anche moralmente il povero Tana.
La vicenda è preceduta da una faccenda di droga che coinvolge anche un carabiniere: tramite un investigatore, la donna avrebbe incaricato il militare di nascondere due etti di cocaina nell'auto dell'ex coniuge. Il piano fallisce grazie a un intervento dei carabinieri di Como, venuti a conoscenza dello scambio di droga. Rinviati a giudizio come mandanti dell'attentato, i due se la cavano con una condanna per altri reati: dall'istigazione alla corruzione alla detenzione di armi. Nel 2001 arriva anche la sentenza di primo grado per la storia di droga: cinque anni. Ma la vita scorre tranquilla. Sullo sfondo una residenza a Saint Tropez, locali notturni, rendite milionarie. Ma questo non basta.
Nel 2003 la giustizia torna a farsi valere. Questa volta è Carolina, la figlia maggiore di Aurora, a far rompere l'incantesimo. Racconta alla polizia dei maltrattamenti subiti dalla sorellina di cinque anni, che sua madre ha avuto da Chemello. E l'orrore finisce una mattina, quando gli agenti irrompono in casa e trovano la piccola in una stanza buia, seduta sul pavimento, legata con nastro adesivo. Pochi vestiti, nessun gioco. Un'infanzia senza luce nè affetto. Costretta a nutrirsi con cibi liquidi, e a dormire senza pigiama. «Reclusa come un animale» diranno gli investigatori alla fine dell'inchiesta. I genitori, da subito finiti in galera, vengono condannati a un anno e mezzo. Ma i conti con la legge non sono finiti. Su Chemello pesa un mandato di cattura internazionale spiccato dalla Francia, per associazione a delinquere finalizzata alla truffa (l'agenzia Lusa cita anche un complotto per l'uccisione di un giudice). Una spada di Damocle che non basta a fermarlo.
Ieri l'ultimo atto.
E a Sandrigo il figlio di Chemello piange, in un'intervista al Corriere del Veneto, la sorte del padre: «È tutta colpa di quella donna ».
Grazia Maria Mottola 29 giugno 2007
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